La fine delle speranze per la famiglia Abate inizia in un pomeriggio caldo di inizio estate, dove la temperatura sfiora i 32 gradi. Temperatura che diventa incandescente alle 12,30 circa quanto il mezzo meccanico, parcheggiato da due giorni nel cortile antistante il fabbricato, viene messo in moto. Tutte le forze dell’ordine prendono i loro posti, bloccano strade e non permettono a nessuno di avvicinarsi all’edificio in questione. Si intuisce che purtroppo tutto quello posto in essere nei giorni scorsi dai cittadini, comitati vari e politica, nulla ha sortito. Il sindaco Biancardi si è battuto negli ultimi giorni con tutte le sue forze per scongiurare quello che poi oggi si sta consumando: la demolizione dell’edificio di proprietà della famiglia Abate. Purtroppo, troppo tardi secondo alcuni. L’uso delle ruspe rappresenta una sconfitta per il primo cittadino, per la sua maggioranza e non solo, per Avella tutta. Chi lo conosce ci ha detto che in queste ore medita addirittura un atto estremo. Dimettersi. Ma forse la sua rivincita potrebbe essere un’altra, impiegare gli ultimi due anni del suo mandato a fare pulizia una volta per tutte laddove esiste il marcio. Nella storia avellana, ma forse anche per la bassa Irpinia tutta, è la prima volta che la giustizia che ha dichiarato “abusivo” un manufatto lo fa buttare giù. Eppure ad Avella quello degli Abate non è l’unico caso, il tribunale di Avellino ne è pieno di procedimenti in materia di edilizia non conforme alle norme urbanistiche. Di chi la colpa? Di tutti, nessuno escluso, di chi ha permesso che ad Avella non si sia mai affrontato sul serio un discorso su un nuovo piano regolatore, che mettesse fine ai sotterfugi per poter edificare. I responsabili? Tutti li sanno ma nessuno fa nomi.