Antonio Tulino, membro della Fondazione “Avella Città d’Arte”, torna sulla vicenda del cittadino avellano costretto a vivere una roulotte, che ormai tutti conoscerete. Tulino scrive in una nota: “Aie acciaccat e ammerecat. Mi si perdoni il pessimo napoletano trascritto, dopo l’indirizzo rivoltomi dal Sindaco, nei termini espressi, a seguito della mia rappresentazione dei fatti di cronaca, a suo dire, anche, affetta da molta fantasia, legati alla vicenda del sig. Rocco Antonio, non posso non intervenire e per l’ultima volta. Con l’espressione gergale napoletana, che a me non dice nulla, circa i fatti rappresentati, il Sindaco ha inteso dare sintesi alla esposizione dei medesimi enunciati, invitandomi alla correzione di quelli segnati da irregolarità. In primis , ribadisce il Sindaco, non di una roulette si tratta, ma di un container da allocare nella proprietà del Sig Rocco, su di una struttura fissa, realizzata su di un piattaforma in cemento armato, senza alcuna autorizzazione; in secundis, alcuna richiesta da parte del sig. Rocco è pervenuta al Comune esplicitativa dei lavori da compiere; terzius, l’intervento del controllore, Comune, resta un atto dovuto, se non si vuole incorrere nei rigori della legge, attesa, anche, l’azione di un cittadino, confinante con il sig. Rocco, sollecitante, addirittura, l’intervento dei carabinieri, per il rispetto delle norme violate e dei suoi presunti diritti lesi. Assorbendo le doglianze del Sindaco, circa la esatta natura dell’ intervento privato, su di un luogo di sua proprietà ( non una roulette, ma un container), quello che a me pare venga distolto dalla considerazione sindacale è che se da un lato, facevo chiarezza, circa l’assunzione di responsabilità del Sindaco, che si accollava l’onere finanziario burocratico, facilitando, quindi, l’azione di una persona disagiata, dall’altro non potevo tacere circa i rigori fiscali promossi e indirizzati, immantinente, nei confronti del debole, indigente cittadino, reo di aver realizzato una piattaforma di cemento e due file di blocchi. Concordo con il sig. Sindaco circa l’atto dovuto dall’Organo di controllo, Comune, finalizzato alla interruzione di un palese abuso, costituente, probabilmente, anche lesione di diritti altrui, ma, mi chiedo (e non per mera fantasia): ci siamo resi conto della esatta dimensione del fatto? Del suo impatto ambientale? Di quale equilibrio avrebbe compromessa la funzione? Del manufatto (sic ) che avrebbe realizzato? Della cubatura impegnata? Delle economie sostenute? Delle maestranze utilizzate? Dei progettisti e architetti nominati? Insomma tutte le considerazioni espresse dai molteplici abusi realizzati sul territorio avellano e dei quali, nessuno ha parlato e tutti hanno tenuto gli occhi chiusi, le orecchie otturate e i cervelli spenti, non ti pare caro Sindaco, che potevasi ben custodire la faccenda nella dovuta discrezionalità e provvedere, di poi, alla sua regolarità? La tua espressione gergale “acciaccat e ammerecat” potrebbe valere per i moti cerchiobottisti presenti intorno al Palazzo, non per me, privato cittadino che ha avuto una sola presunzione : dire la verità dei fatti di cui è stato testimone e stigmatizzare il ruolo e la funzione del potere costituito Punto. Tra l’altro riconoscerti il merito, in ordine ad un fatto di solidarietà umana, espressa pubblicamente, non significa adularti, né è possibile attribuire ai fatti da me descritti il carattere fantastico, ovvero, imputarmi la non conoscenza di fatti di specie, dei quali non avevo e non ho obbligatorietà alcuna di conoscenza. Posso tranquillamente affermare, alla luce dei fatti che: mentre a Roma si discute Sagunto muore. Sono a tua disposizione perché si dia una mano al sig. Rocco e sono sinceramente convinto della bontà della tua azione amministrativa ché il caso trovi soluzione, ma non posso tacere circa le condizioni urbanistico ambientali e i rituali che accompagnano gli addetti ai lavori , che segnano pesantemente il paese. Non replicherò a nessun ulteriore intervento . Spero che si dia la possibilità al Sig Rocco di avere un luogo dove ripararsi e difendersi dalle intemperie. Con tutto il rispetto alla figura istituzionale del Sindaco, tanto dovevo alla mia azione civile”.