La suggestiva atmosfera del monumentale complesso archeologico e la straordinaria performance di Mariarosaria Omaggio per la ri-visitazione dell’opera di una delle piu’ significative scrittrici del panorama letterario mondiale contemporaneo e coraggiosa giornalista, celebre per i memorabili reportage sulle guerre in Vietnam e in Libano e per l’impegno nelle lotte della civile emancipazione umana, ispirata dal retaggio etico del movimento di giustizia e libertà, che fu animato dal pensiero e dagli scritti dei fratelli Carlo e Nello Rosselli.
i ritmi intensi e coinvolgenti della performance arricchiti e resi incalzanti dal fine accompagnamento musicale di Cristiana Pegoraro al pianoforte e dalle selezione di immagini multimediali, curata da Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva.
L’evento, inserito nella programmazione di Clanio in arte , promosso ed organizzato dal ministero per i beni e le attivita’ culturali e il turismo, in collaborazione con la civica amministrazione e la comunita’ montana vallo di lauro e partenio, la soprintendenza della campania, in coincidenza con il 70.mo anniversario della fondazione dell’ Unicef.
di Gianni Amodeo
Il cambio di passo non poteva essere migliore, per segnare al top l’apertura di manifestazioni ed eventi, da cui sarà scandita l’estate2016 nella città archeologica. Un cambio di passo,la cui “leggibilità” si manifesta solo nella dinamica di accelerazione affidata in modo esclusivo ed essenziale a quei fattori le cui organiche interazioni sono in grado di costituire e suscitare il cosiddetto“valore aggiunto” che apre orizzonti diversi e finora inesplorati nella realtà del territorio. E’ il valore aggiunto, con cui la carica innovativa e la pregnanza di contenuti concorrono a promuovere la circolazione delle idee e ad elevare nella conoscenza i livelli di vita sociale delle comunità.
La performance de “le parole di Oriana” si colloca in pieno in questo contesto, per la ventata di stimolanti interessi suscitata. Una scelta di alto profilo culturale, che dischiude un itinerario da seguire con grande cura, costanza e continuità, con iniziative di pari ed analoga valenza attrattiva nella promozione del territorio e della sua civile vivibilità. E ci sono tutte le condizioni e potenzialità, per procedere nel cammino intrapreso, sia per la sensibilità che è venuta maturando in città e nel ceto politico-amministrativo che la rappresenta verso il patrimonio storico-artistico ed archeologico dell’area, sia per le politiche dell’amministrazione regionale della Campania sulla scia dell’attività e dei programmi della pregressa legislatura, e del governo nazionale, per la valorizzazione della risorsa dei beni culturali per lo sviluppo delle molteplici filiere del turismo, leva che genera economia e lavoro, se azionata con l’efficienza dei servizi e l’eccellenza delle competenze degli operatori di settore.
La profezia di Oriana Fallaci, i pericoli dei fanatismi ideologizzati e dei fondamentalismi religiosi, la miscela dei terrorismi, lo jiadismo e dintorni
“Vi sono momenti nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.
E’ l’espressione, che spiega, ri-capitola e sintetizza il codice etico, che fa da matrice e linfa della letteratura e del giornalismo d’impegno civile, con cui s’identifica la storia umana di Oriana Fallaci, testimone autentica e veridica – come ben pochi- del tempo, che corre dal secondo dopo-guerra mondiale all’alba del terzo millennio, senza nulla concedere alla forza del potere e soprattutto alla giostra dei conformismi interessati, propagandati- come sempre- dall’illimitata schiera dei mercenari intellettuali che ne formano la…corona e che si nutrono dei privilegi che garantisce; mercenari intellettuali, capillarmente e per lo più…. Dislocati nei circuiti mediatici.
E’ la calda ed appassionata espressione che si legge ne “la rabbia e l’orgoglio”, uno dei volumi della ben notatrilogia- gli altri s’intitolano “la forza della ragione” e “intervista a sestessa. L’apocalisse – pubblicata tra il 2001 e il 2004, con ventotto edizioni, tradotta in oltre venti lingue straniere e milioni di lettori e lettrici, soprattutto nel mondo occidentale;trilogia ispirata dall’attentato alle torri gemelle, a New York, l’11 settembre del 2001. E’ la trilogia, in cui la scrittrice focalizza e ri-afferma i valori della civiltà occidentale e le radici della cristianità, quali fattori basilari dei processi del più generale umano incivilimento. E pone sotto severa condanna i fondamentalismi ideologizzati e i fondamentalismi religiosi, la cui miscela fanatica e fanatizzante innesca il terrorismo. E’ la condanna che nella contemporaneità s’appunta sull’Jihadismo, considerato dalla scrittrice particolarmente invasivo e pieno d’insidie per l’Europa della cultura laica e dello spirito repubblicano, oltre che delle radici cristiane, secondo la chiave di lettura del pensiero di Benedetto Croce; un’invasività, ch’è ormai in fase tanto avanzata che le fa teorizzare- e temere- l’avvento dell’Eurabia in un processo di contaminazione, in grado di scalfire ed alterare l’identità dell’Europa e del suo patrimonio di valori e idee; processo, indotto dall’escalation della violenza terroristica e non certo dalla pacifica convivenza, che afferma e valorizza il rispetto di tutte le culture e identità civilizzanti.
La personalità, gli amori e le passioni civili, i profili della laicità.
Al di là di queste note preliminari,l’impronta forte alla ri-visitazione alla ri-scoperta di Oriana Fallaci, – a dieci anni dalla morte- era data dalla lettura dei brani più intensi delle sue opere di lucida e penetrante scrittura, che la rendono una delle più interessanti autrici del panorama letterario mondiale del nostro tempo; brani, letti con fine dizione fiorentineggiante dalla versatile Mariarosaria Omaggio interprete teatrale,attrice cinematografica e scrittrice di eccellente caratura. Un percorso, il suo, per tratteggiare la personalità, gli amori, le passioni, le lotte civili e di libertà vissute apertamente da Oriana Fallaci, un percorso che si è arricchito e potenziato negli effetti comunicativi con l’accompagnamento delle musiche eseguite al pianoforte dalla straordinaria Cristiana Pegoraro.
Erano le musiche che gradiva particolarmente Oriana Fallaci, : un raffinato contrappunto per l’acutezza d’ingegno e la sensibilità della scrittrice così come aleggiavano nella percezione immaginaria degli ascoltatori dei brani che Mariarosario Omaggio veniva leggendo con il suo incisivo e coinvolgente timbro vocale, con cadenze calde e di vivida partecipazione emotiva, prima che mentale. E il collante tra la lettura e la musica, erano fornito da immagini, foto, filmati, documenti parlanti di Oriana Fallaci e che scorrevano sullo sfondo del palco rischiarati dai guizzanti e stilizzati fasci di luci, che squarciavano il buio della sera inoltrata. Un montaggio di eccellente qualità compositiva, curato da Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva per un racconto plurale e multimediale di forte ed esauriente espressività, nella suggestiva atmosfera dell’anfiteatro romano- risalente al primo secolo a.c. E realizzato in pietra tufacea- che si distende ai piedi dell’arco dei monti Avella.
Un incontro a tutto campo, per conoscere non solo la scrittrice, ma anche l’autrice di reportage, pubblicati su “epoca” e soprattutto sul mitico “l’europeo”; reportage che fanno testo nel giornalismo mondiale sulle nefandezze americane nelle guerre in vietnam, in libano, sul genocidio di due milioni e mezzo di cambogiani attuato dai km errossi. Un incontro vissuto da oltre mille spettatori nel profondo silenzio di quella religiosità laica, ch’è impressa nelle idealità di Oriana Fallaci, , la giovanissima staffetta partigiana Emilia, che maturò la sua formazione culturale e civile a contatto con uomini che si riconoscevano nei valori e nei principi del movimento anti-fascista giustizia e libertà, fondato da Carlo e Nello Rosselli, assassinati il 9 giugno del 1937 a parigi, dove erano esuli- da un gruppo di miliziani della Cagoule, la formazione eversiva della destra transalpina.
“Lettera a un bambino mai nato”, “un uomo”, insciallah”.
Sono le opere di più diretta e fervida passionalità, in cui si atteggia in pieno la personalità di Oriana Fallaci rispecchiata in quella fitta, intensa e incontenibile scrittura visiva, che le è peculiare e che le deriva dall’utilizzo del registro del linguaggio giornalistico, ma reso cristallino e penetrante nella valenza letteraria, affrancandolo dall’effimero e dall’occasionalità dell’iterazione dei luoghi comuni e delle correnti frasi fatte, che costituiscono l’essenza del registro dell’immediatezza giornalistica, spesso banale. Sono opere, che si fanno leggere di getto per l’autenticità di vita vissuta, di cui sono pregne e pervase. E proprio dalla loro tessitura Mariarosaria Omaggio estraeva “le parole di Oriana” meglio rappresentative del mondo e della visione di vita della Fallaci.
E nelle tre opere, scritte a cavallo degli anni ’70 e 80 del secolo scorso, si svolge il filo narrante, che salda l’angoscia e il tormento dell’aborto con il grande amore vissuto dalla scrittrice per Alekos Panagulis nella Grecia sottoposta alla tirannide di Georgio Spapadopoulos e con la guerra civile in Libano, nelle cui dolenti vicende spicca il personaggio di angelo, il “paracadutista incursore” del contingente italiano, guidato dal generale Angioni, per la missione internazionale di pace nella terra dei cedri. E nella figura di angelo –che presenta affinità di temperamento e carattere con Aalekos Panagulis– s’identifica verosimilmente Paolo Angelo Nespoli, la cui imponenza sembra porre in soggezione la scrittrice di piccola corporatura com’ era. E’ il Paolo Angelo Nespoli che negli anni ’90 è diventato astronauta, tra le personalità scientifiche più importanti della nasa.
Una “lettera”d’impattoforteecrudo -con 27 edizioni- edueromanzi, in cui lo strettamente personale e la cronaca diventata storia politica, sociale e bellica si mescolano con viscerale trasporto, rendendo Oriana Fallaci testimone sensibile e documentata del nostro tempo, che sembra vivere di incertezze e aridità di idee.