Enza Luciano, avvocato penalista, consigliere comunale di opposizione, nel 2011 ha capeggiato la lista “Avella Nuova” che ottenne 1905 voti, il suo silenzio sulla vicenda Abate ha lasciato perplesso la comunità Avellana. La sua assenza all’ultimo Consiglio Comunale in cui sia la maggioranza che l’opposizione votava all’unanimità l’acquisizione del fabbricato della famiglia Abate nella disponibilità del Comune, ha lasciato stupiti molti cittadini e suoi votanti. Ecco che ormai a giochi fatti decide di intervenire e raccontare la sua verità su una vicenda destinata a scatenare ulteriori polemiche. Lo fa con una lettera indirizzata ai coniugi Abate dal contenuto sconvolgente.
“Carissimi Pasquale e Raffaela, oggi è un giorno molto triste, per me e per tutti gli avellani. Con la morte nel cuore ho appreso dell’abbattimento della vostra casa. Deve essere terrificante ciò che state provando. Io sto a letto, nelle stesse condizioni di 9 mesi fa. Con le lacrime agli occhi e senza forze. Proprio come avvenne 9 mesi fa, quando voi bussaste alla mia porta per cercare una soluzione giuridicamente valida alla vostra intricata vicenda. Ricordo quella sera che tu Pasquale venisti a casa mia: avevi gli occhi lucidi ed eri già un uomo disperato e spaventato, accompagnato dall’Ing. Ponticelli, Presidente del Consiglio Comunale. Mi lasciaste tutta la documentazione e chiesi 3 giorni di tempo per studiarmi gli atti.
Ricordo che passai tre giorni a leggermi continuamente quelle carte, nonostante si trattasse del fine settimana. Poi mi incontrai la domenica sera sul tardi con l’Ing. Ponticelli e gli iniziai a dire che, a mio modesto parere, non vedevo i presupposti per proporre un altro “incidente di esecuzione”; che volevo capire esattamente su quale base giuridica il collega – che allora vi difendeva, illustre penalista napoletano – volesse procedere e che a mali estremi si doveva allora (cioè 9 mesi fa) tentare la strada dell’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale. Mi incontrai, due giorni dopo, con il collega di Napoli e iniziammo a stendere la strategia difensiva da seguire… neanche il tempo di tornare da Napoli ed il Presidente del Consiglio Comunale mi comunicò che per volere del Sindaco io dovevo essere fatta fuori dal caso, che c’era lui che in qualità di Sindaco ed Avvocato avrebbe tutelato i vostri interessi.
Un’umiliazione del genere in vita mia io non l’ho mai subita. Rimasi a letto per tre giorni, in lacrime. Nulla, tuttavia, a confronto di come mi sento oggi. Sapete perché? Perché non riesco a farmi scivolare addosso – non la cattiveria fatta nei miei confronti da parte del Sindaco 9 mesi fa – ma il danno che lui e Ponticelli vi hanno arrecato, convocando un Consiglio Comunale assolutamente fuori termine, istruito, per di più, in modo incompleto. Ecco perché non sono venuta al Consiglio: PER NON DANNEGGIARVI ULTERIORMENTE. Secondo il mio umile giudizio, infatti, con questa delibera VOI perdevate la proprietà dell’immobile e la vostra abitazione andava comunque a terra. Perché da una parte mi era chiaro che l’atteggiamento assunto dal Sindaco con le Forze dell’Ordine e la Magistratura era sbagliato, avendo platealmente offeso i valori fondamentali di democrazia e libertà tutelati proprio dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine, che stanno alla base della nostra civile convivenza. E dall’altra mi era pur chiaro che avevano convocato un Consiglio Comunale per deliberare una proposta a firma del Sindaco, non supportata da alcuna “reale e valida” relazione tecnica proveniente dall’area Urbanistica e dall’area Contabile del Comune, che specificasse in concreto quale fosse il prevalente interesse pubblico da tutelare nella fattispecie rispetto ad un immobile che portava con sé già i segni di un evidente inizio di (auto)demolizione! La giurisprudenza penale è chiara e rigorosa sul punto. Ho cercato fino a poche ore prima del Consiglio, parlando con il Segretario Comunale, di far capire l’errore grave presente all’interno della proposta di delibera, ma non c’è stato verso. E allora, invece di aiutarvi, il Sindaco non ha fatto altro che danneggiarvi.
La casa è andata giù, voi ne avete perso il diritto di proprietà (orizzonte) e con lei una parte della vostra vita, perché siete stati troppo buoni e vi siete fidati di persone che non hanno agito per il vostro bene: non si può acquisire al patrimonio del Comune un immobile oggetto di una demolizione già in corso. Non si può. Ecco perché non ho partecipato al Consiglio Comunale, non per mancanza di coraggio come qualcuno maldestramente ha cercato di dire per gettare discredito sulla sottoscritta: MA PERCHE’ SAPEVO BENE CHE ERA TUTTO INUTILE ED INFATTI QUANDO, TU PASQUALE MI HAI TELEFONATO – POCO PRIMA DEL CONSIGLIO – TI HO DETTO QUESTE PAROLE “FORSE MI ODIERAI PER QUELLO CHE STO PER DIRTI MA È TROPPO TARDI. LA DELIBERA NON SERVE A NULLA“. Ho sperato di sbagliarmi fino alla fine, invece oggi sono qui sola con me stessa, amareggiata e triste perché hanno giocato con la vostra vita e con la vostra dignità. La verità è che ci sono tanti tipi di coraggio: quello “urlato” dalla folla, aizzata ad arte, e quello bisbigliato dalla maggioranza silenziosa”.
“Questa triste storia, allora, ci impone ancora una volta di dire NO ai “Jenny ‘a Carogna” della situazione, neanche se indossano la fascia tricolore. Voglio ricordare una sola cosa: nel processo a Gesù, tra Barabba e il figlio di Dio, la folla scelse il ladrone. Questo 2000 anni fa … ma la storia purtroppo si ripete sempre. Prendo le distanze, allora, dall’atteggiamento del Sindaco di Avella che ha oltraggiato l’Arma dei Carabinieri, la Magistratura ed il Prefetto dinnanzi a molteplici persone, così come documentato da tante telecamere. Non esiste che un primo cittadino possa letteralmente “fregarsene” di coloro che sono i garanti delle regole, che consentono a tutti noi di vivere in un contesto civile. Questo il pensiero di tantissimi avellani, rimasti indignati rispetto ai fatti oramai noti. Chiedo, allora, a tutti di essere più cauti nell’esprimere giudizi su scelte ed atteggiamenti utilizzati, perché la realtà spesso è ben diversa da quella che appare. Il tempo darà molte risposte. Assolutamente inadeguate le scuse del Sindaco, poi, rispetto all’oltraggio a pubblico ufficiale – consumato platealmente l’altro giorno – e fatte solo per evitare, a mio giudizio, una condanna certa”.
“Non si può, allora, essere rappresentati da chi non è padrone delle proprie azioni e troppo facilmente non è in grado di controllare la propria emotività, facendosi prendere la mano, forse perché in preda ad un forte crisi di panico, in quanto corresponsabile del drammatico epilogo in cui è sfociata la vicenda che vi ha visti, caro Pasquale e cara Raffaela, solo VITTIME di un sistema politico senza scrupoli. Ma le mie conclusioni non vanno a voi ma al Sindaco e al Presidente del Consiglio a cui rivolgo questa domanda: “perché il consiglio comunale è stato convocato in modo tardivo cioè a demolizione già avviata?” Addirittura la convocazione del Consiglio è stata notificata il 21 maggio, a noi consiglieri comunali, per essere riuniti il 5 giugno: CIOE’ DOPO 15 GIORNI! 15 GIORNI … ANCORA SI SONO VOLUTI PERDERE 15 GIORNI. Eppure, PRESIDENTE PONTICELLI, LEI SAPEVA BENE CHE IL 5 GIUGNO ERA UNA DATA COINCIDENTE con gli inizi della demolizione già ben ordinata e che non si poteva più rimandare per nessun motivo!”
“A voi, Pasquale e Raffaela, voglio solo farvi sentire il calore umano di un intero paese che avverte il peso di una sconfitta di fronte alle “macerie” della vostra abitazione che rimarranno per sempre dentro ciascuno di noi”.
Enza Luciano