Si è conclusa lo scorso fine settimana la quarta edizione della Biennale dello spazio pubblico, e con essa un percorso iniziato nel dicembre scorso con la promozione della call “Fare spazi pubblici”. E’ ragione di orgoglio per i promotori dell’evento il riconoscimento di una Medaglia da parte della Presidenza della Repubblica.
Alla Facoltà di Architettura di Roma Tre all’ex Mattatoio di Testaccio si sono svolti nelle tre giornate 26 workshop, tre sessioni plenarie, un evento di proiezione e premiazione dei vincitori delle 4 sezioni del concorso “Filmare la città”.
Hanno partecipato complessivamente circa 1500 persone, tra le quali figuravano rappresentanti di piccoli e medi Comuni, di Università, di comitati di cittadini, di associazioni culturali, delle sezioni regionali dell’Inu e degli Ordini provinciali degli architetti.
A rappresentare l’Università Federico II° di Napoli e Avella la Prof. Marichela Sepe (Corso di Analisi e progettazione) e la sua allieva, futura dottoressa in architettura, Carla Esposito, originaria di Napoli ma residente a Sperone che è rimasta particolarmente affascinata dalla cittadina archeologica tanto da sceglierla come contenuto della mostra dal titolo “Il paese che vorrei” presentata in un padiglione della Biennale dello Spazio pubblico. L’analisi e la progettazione del paesaggio è stata effettuata con il metodo Placemaker costituito da diverse fasi tra cui: individuazione dell’identità del luogo tramite rilievo grafico, fase percettiva e fotografica delle aree di studio, questionari,mappa delle individuazioni delle risorse identitarie e mappa delle proposte progettuali. Queste ultime consistono nel miglioramento dell’attrattiva urbana, disegno di nuovi caratteri urbani,realizzazione della continuità urbana, miglioramento del verde urbano, ripristino delle attività commerciali tradizionali e restauro e recupero di edifici o zone a carattere storico-artistico. Davvero tutto molto interessante. Di seguito vi mostriamo il pannello con tutto il lavoro svolto dalle due esperte. (Michele Amato)