Quella di stamattina è stata l’ultima celebrazione di una messa da parte di un francescano, fra Giacinto, ad Avella nel convento della SS Annunziata. Dal 1589 era sempre stato un frate francescano a celebrare. Da domenica 4 settembre il passaggio ufficiale delle consegne dai francescani alla curia di Nola, che quest’ultima, provvederà alla sua gestione.
La Santa Messa mattutina di domenica 4 settembre verrà celebrata dal padre provinciale Antonio Tremigliozzi e dal vicario generale della diocesi Mons. Pasquale D’Onofrio. Da questo momento in poi il Convento passerà nella gestione della curia nolana che con molta probabilità nominerà don Giuseppe Parisi responsabile. La messa domenicale continuerà a esserci ma forse ne cambierà l’orario, come pure le attività che si svolgono nel suo interno: scout, ecc.
Il convento che è situato al centro dell’abitato e, al tempo della sua fondazione, segnava il limite tra il Casale Piazza e quello di San Pietro. Fu costruito per interessamento di un frate avellano, il P.Girolamo Guerriero, che lo intitolò alla vergine degli Angeli. Il suolo fu offerto da Carlo Spinelli duca di Seminara, che lo aveva comprato da Mons. Antonio Scarampi, Vescovo di Nola, cui apparteneva come apparteneva dall’atto notarile del Notaio Marino Bruno di Avella.
La costruzione della chiesa iniziò il 1580 e fu portata a termine nel 1589, come appare dall’iscrizione posta sulla facciata d’ingresso; la fabbrica del convento, invece, fu ultimata, anche se in maniera incompleta, nel 1598, essendo principe di Avella Don Ottaviano Cattaneo, e fu assegnato alla Provincia Osservante di Terra di Lavoro.
Nel 1613 l’allora Provinciale di Terra di Lavoro, P. Cristanto Cosciuto da Nola, realizzò nel convento di Avella, un disegno che accarezzava da diverso tempo: la creazione, nella sua Provincia, di un lanificio che facesse risparmiare spese per la vestizione dei frati.
Il secolo XIX, invece, fu fatale anche per il convento di Avella perché anche se riusci a sfuggire alla soppressione napoleonica del 1809, incappò in quella più severa del 1861 susseguita all’unione del Napoletano al resto d’Italia. Il 17 febbraio 1861 venivano sciolte tutte le corporazioni religiose, eccettuate quelle che si dedicassero all’insegnamento ed istruzione della gioventù ed alla cura e assistenza degli ammalati.
La Provincia Osservante di Terra di Lavoro ancora una volta cercò di parare il colpo chiedendo di poter aprire, in alcuni suoi conventi, tra cui Avella, scuole pubbliche gratuite. Il Settembrini, allora ispettore generale degli studi della Luogotenenza, accetto la profferta dei frati a patto, però, che le scuole si uniformassero alle Leggi vigenti nel Regno D’Italia sulle scuole secondarie, così per altri cinque anni rimase in possesso dei frati, ma nel 1866, con la legge n.3036 del 7 Luglio, i frati furono cacciati dai loro conventi e rimandati a casa con una pensione annua (lire 250 per i sacerdoti e 144 per i laici ultrasessantenni , e 69 per quelli al di sotto).
Il convento di Avella passò al Comune che vi impiantò le scuole elementari e rimase di sua proprietà per un trentennio circa, fino al 12 luglio 1894, anno in cui l’allora Provinciale P. Cherubino Caruso, grazie soprattutto al fattivo interessamento di un altro celebre figlio di Avella, quel P. Antonio Albanese, prima Delegato Provinciale e poi Delegato Generale, riuscì a riscattarlo con un contratto compera stipulato con il Municipio di Avella e ratificato con atto notarile del 13 ottobre 1895 del notaio Francesco Napolitano, versando la somma di lire 10.000.
Fu riscattato, però, solo di una parte di ciò di cui lo Stato si era impossessato: la fabbrica, un pezzetto di orto e il cortile interno, il restante, cioè tutto l’orto, all’interno del quale era già stato costruito l’attuale edificio scolastico, sino all’attuale Via Card. D’Avanzo rimase del proprietà del Comune.
E non poco dovette lottare il P. Silverio Sgambati di Avella con detto Comune per avere quella fetta di orto a settentrione parallela alla facciata.
Purtroppo durante il trentennio di soppressione la fabbrica aveva subito gravi danni e non poco dovette penare lo stesso P. Silverio per riportarla agli antichi splendori. Nel 1942, nel nuovo assetto delle Province Francescane, il Convento di Avella fu aggiudicato alla provincia Sannito-Irpina di S.Maria delle Grazie.
Oggi l’intera struttura è stata donata alla curia nolana, grazie in particolare all’opera di Don Giuseppe Parisi, il parroco avellano, che ha molto insistito negli ambienti vescovili affinché lo stesso venisse acquisito al patrimonio ecclesiastico della curia, tenuto conto che in un primo momento non c’era la volontà di accettare la donazione e lo stesso poteva passare nelle mani di enti pubblici o chissà chi, senza sapere poi che fine avrebbe fatto.