Non palazzo ducale ma palazzo baronale, una precisazione più volte sottolineata dagli storici locali che spesso ricordano che Avella divenne Baronia dopo svariati secoli di dominazione romana e appunto normanna.
La dinastia dei baroni avellani ebbe inizio con Arnaldo, nipote di Riccardo, conte di Avella e principe di Capua e si sviluppò, per pura discendenza di Casato, attraverso Rinaldo III, cavaliere di Carlo D’Angiò, e la famiglia Orsini e, per vendita, attraverso Filiberta di Chalou, principe di Orange, Girolamo Colonna, Caterina Saracino e i conti Spinelli che abbellirono Avella con vie ed edifici pubblici e riportarono all’antica gloria il Castello e il palazzo baronale che fu arricchito, tra l’altro, da un “magnifico boschetto”.
La cittadina di Avella per circa 25 anni, dal 1578 al 1604, potè giovarsi della magnanimità del genovese, Ottavvio Cutaneo, che, oltre a far rifiorire le arti, le scienze e l’agricoltura, ricostruì a proprie spese le case dei poveri e fece lastricare nuove strade.
Il baronato di Avella continuò successivamente con l’avvento prima dei Doria di Genova, casato del più illustre Andrea, e poi dei Del Carretto i quali ressero il baronato fino alla sua andata in disgrazia avvenuta agli inizi del diciottesimo secolo quando, con la perdita di valore dei diritti baronali, furono aboliti i feudi e le giurisdizioni e i territori divennero di uso pubblico.
Oggi il palazzo baronale è stato per la seconda volta ristrutturato e gli operai stanno ultimando l’installazione dell’impianto di illuminazione della facciata esterna. Un’ala del palazzo ospita gli uffici comunali, un’altra ala invece ospiterà il museo archeologico, uno dei più importanti del sud Europa per il numero e l’importanza dei reperti archeologici.
(Michele Amato)