Ubicata nel vallone di S. Michele in località Capo di Ciesco a circa 2 km dal centro abitato di Avella, la chiesa rupestre domina il corso del fiume Clanio, dal cui letto dista circa 50 m 84. Nel 1975 per agevolare la salita dalla strada alla grotta (quota 335 m s.l.m.) venne realizzata una scala in muratura. Attualmente la folta vegetazione lascia intravedere, sulla parte alta della parete rocciosa in cui si apre l’ingresso alla grotta, il paramento murario e la nicchia. In passato l’introduzione del culto micaelico nella grotta avellana è stata ricondotta alla presenza dei Longobardi che, com’è noto, nutrivano una sentita venerazione per l’Arcangelo.
Ad Avella gli affreschi indicano che nella grotta il culto micaelico si sviluppò nella prima età normanna .Mancano dati che possano confermare l’impiego della grotta avellana sin dall’età paleocristiana come sepolcreto o luogo di culto nonché l’ipotesi che la chiesa rupestre costituisca un esempio di cristianizzazione di un preesistente luogo di culto pagano delle acque. Se non esistono prove che il Clanio fosse venerato come una divinità locale , è certo, invece, che nel territorio a nord di Avella, in località Campopiano, presso alcune fonti che vanno a confluire nel fiume, sorgeva un santuario fontanile frequentato dalla metà del V secolo a.C. sino al II-I a.C., dove pare si venerasse Ercole protettore delle sorgenti oltre che dei pastori. L’acqua che stilla dalla formazione stalattitica , nella parte più interna della spelonca dovette risultare strettamente funzionale al culto dell’Arcangelo che è anche considerato patrono delle acque fluviali;
La grotta oggi è chiusa poiché dichiarata inagibile e nulla si fa per prevedere un piano di ristrutturazione o messa in sicurezza per donare al paese e alla comunità in generale un bene di alto livello storico.