Riceviamo e pubblichiamo. Al Direttore della Bassairpinia , della vicenda in questione, di cui appresso esplicito la natura, due elementi cognitivi sorreggono la mia volontà partecipativa :
• I° contribuire a far chiarezza ;
• II° sottolineare la funzione di governo
In ordine al primo degli elementi affermo che, sono stato testimone della vicenda, partecipata al sindaco, domenica 16 marzo u.s., in Piazza Municipio, davanti al “Pasquino”, da parte di alcuni cittadini e dallo stesso sig. Antonio Rocco che lamentava, quest’ultimo, l’assoluta indigenza e la mancanza di ogni conoscenza che potesse indirizzarlo verso la soluzione amministrativa della sua questione che, come ormai è noto, si materializza nel posizionamento della roulette, luogo di abitazione, in uno spazio di sua proprietà. De visu ho assistito al fatto e ho potuto costatare l’assunzione di responsabilità del Sindaco esplicitata nell’invitare il sig. Antonio Rocco a provvedere ai necessari adempimenti del caso, ché trovasse soluzione il suo problema. A tal uopo chiamava un tecnico (pare fosse un geometra ma non né assumo la validità, né la identità ) presente in piazza, alla presenza del Sig Rocco, e lo invitava a presentare all’ufficio tecnico del Comune, all’indomani, la relativa e obbligatoria documentazione, concludendo, pubblicamente, che ogni spesa di ordine amministrativo fosse rimasta a suo carico. Un vero atto di malleveria politica da parte del Sindaco. Tanto dovevo alla vicenda, che da giorni riempie le pagine dei giornali, che sta assorbendo le legittime doglianze delle opposizioni politiche in Consiglio Comunale, in ordine ad un fatto che, secondo la mia personale lettura, pur legittimato nella sua sfera fattuale, rivela tutta l’arroganza, l’insensibilità, lo strapotere di un esercizio di governo, influenzato dalla cecità dell’organo tecnico. Indubbiamente l’intervento fiscale dell’autorità sul caso di specie risulta ineccepibile, soprattutto se sorretto da una denunzia di parte a sostegno di presunti diritti lesi. Ma si poteva anche, nel rispetto delle regole, consentire all’indigente cittadino di sanare la “gravissima e pericolosissima irregolarità”, di poi soddisfare anche le doglianze del presunto danneggiato. Mi viene in mente il vecchio brocardo: maxima iura maxima iniuria. Si punisce il debole perché il forte fa paura, da fastidio, influenza. E i casi di specie non si contano sul territorio avellano. Nel passato davanti ai vari protezionismi che hanno segnato tutti i governi , di centro sinistra o di centro destra, la regola, in materia edilizia, restava la seguente : la legge, per gli amici, s’interpreta e per i nemici si applica. D’altronde basta guardare lo sviluppo (si fa per dire) urbano del paese, per accorgerci in quale serraglio si sono mossi, rispettivamente, la utenza, la professionalità, l’imprenditorialità di quanti, per necessità, si sono mossi in questo ambiente, sostanzialmente, refrattario ad ogni regola votato al puro egoismo. In un ganglio dell’economia tanto vitale per i destini del paese, a prevalere è stato sempre l’appartenenza a questo o a quel personaggio del governo cittadino che, pesantemente, interveniva poi sugli organi dell’amministrazione per indirizzare nel senso dovuto il proprio tornaconto. Pur tuttavia davanti a tali sfaceli, abusi e illegalità, stratificati, ormai , dal sentire e dall’agire degli associati, fa specie assistere, in occasione di rari eventi assembleari, di questa o quella organizzazione partitica, alla esibizione di vecchie cariatidi che, da veri sepolcri imbiancati, paventano la giustezza della loro attività amministrativa, per il semplice fatto di aver redatto e approvato un Piano Regolatore, rivelatosi tardivo nella programmazione, inutile nell’applicazione , funzionale solo agli equilibri di potere locale. E richiamo il II punto, in tutta umiltà di giudizio: la funzione di governo passa attraverso la programmazione e il possibile riferimento ad essa; l’esercizio del potere e il controllo dello stesso se non indirizzati al bene comune si traducono sempre in un abuso; non avvertire le domande di cambiamento che vengono dal basso, spesso, di quella funzione di governo si combina solo il fallimento. Sarei però ingiusto se facessi ricadere tutta la mia critica sulle spalle di questo governo che, pur alimentato nelle sue vitali funzioni da quelle spinte, irrituali, appena accennate, si sta distinguendo dall’azione del fare e del fare positivo. E qui mi fermo non avendo contezza completa dell ‘esercizio del suo agire di governo. Né voglio risultare uomo di parte , come facilmente accade nelle situazioni politico amministrative, quando si cerca di assumere una posizione super partes e si da un giudizio sulle cose osservate. D’altronde il mancato intervento da parte mia sulla vicenda, che mi ha visto come testimone, avrebbe avuto il sapore e il colore dell’ignavia, dalla quale ho sempre rifuggito. Ringrazio la Direzione della Bassa per l’attenzione prestatami.