Ad Avella, secondo indiscrezioni, ci sarebbero altre 22 sentenze esecutive di demolizione, se non molte di più, di fabbricati finiti sotto le scure della giustizia penale con tanto di sentenza passata in giudicato. I proprietari degli stessi da quando si è amplificato la questione della famiglia Abate, non dormono sogni tranquilli. L’abbattimento dell’edificio dei coniugi Abate potrebbe scatenare a catena un altra serie di demolizioni in paese. Quella degli edifici costruiti senza il rispetto delle norme in vigore in materia urbanistica è un problema che attanaglia particolarmente il paese avellano e nonostante ciò si continua ad edificare. Di chi le responsabilità? Sentire poi, che molti fabbricati nonostante abbiano regolarizzato la loro posizione con condoni rilasciati dal Comune, ma che la Procura non prende in considerazione, allora qualcosa non quadra.
Il sistema attuale della repressione degli illeciti urbanistici è disciplinato dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 6 giugno 2001 e successive modificazioni.
Dal 2000 al 2011, secondo una ricerca realizzata da Legambiente su 72 comuni capoluogo di provincia, sono state emesse 46.760 ordinanze, mentre ne sono state eseguite solo 4.956 (il 10,6%): dati allarmanti che indicano come il fenomeno continui a prosperare in tutto il Paese, devastando il paesaggio e alimentando una filiera del cemento illegale, intorno alla quale ruotano interessi non indifferenti.
In Campania, regione ad alto tasso di abusivismo e in prima fascia per il consumo del territorio, gli alloggi abusivi sono 140.000: gli ordini di demolizione definitivi sono 70.000 e 200.000 i casi sub iudice.