Anche Antonio Tulino, Presidente della Fondazione Avella Città d’Arte, ci tiene a dire la sua sul dibattito che si sta creando circa il nome da dare all’Unione dei Comuni. Lo fa tramite un comunicato che quì vi riportiamo: “E nelle cose avellane la confusione, la partigianeria, la divisione, non sapendo cogliere l’essenza delle cose. Riguarda, il fenomeno, tutti, nessuno escluso. Gira sulle pagine del Web il nuovo mantra da assegnare alla futura Unione dei Comuni, tra i sei del Mandamento di Baiano, che, sarebbe utile precisare, non costituisce affatto la negazione delle municipalità esistenti, che continuano ad esistere e operare, ovvero, la iniziativa ” comunitaria “, non è di per se costitutiva di una nuova espressione localistica o campanilistica, volendosi, solamente, cogliere gli aspetti utili per il governo del territorio in una concezione di economia di scala e di sopo che esalti, appunto, il risparmio e tenga conto gli interessi diffusi della gente in una diversa dimensione di efficienza ed equità. Ma la questione del nome, purtuttavia, non è priva di significato e di effetto, se è vero che i processi sociali e politici, hanno una loro antropologia e che il tempo, opera stratificazioni negli uomini, nelle istituzioni e nella cultura in genere, il cui risultato è imprevedibile e imponderabile, ragione per cui massima è l’attenzione da prestare alla operazione segnata da caratteri inediti e speciali. Una raccomandazione: il fiume Clanio è il progenitore delle terre, degli animali e delle genti che nel tempo si sono sviluppate, moltiplicate ed espanse intorno al suo corso d’acqua. Voler tacere questa verità confondendo il Clanio con un qualsiasi altro ” corso “… d’acqua è pura distrazione. Il ” corso ” della storia è inarrestabile e tutto, prima o poi, ritorna alla sua origine. Unione di che? … Ricordarlo è stato un mio ” inutile ” suggerimento?”