Sperone era ancora un casale di Avella quando nel 1782 Ignazio D’Anna, speronese, dava alle stampe, in due volumi, la sua opera Avella Illustrata, seconda opera storica in tutto l’Agro Nolano. Cominciò Ambrogio Leone nel 1514 con il De Nola e nel 1890 vide la luce l’opera di Gaetano Caporale Memorie storico-diplomatiche della città di Acerra, terza opera sulle città preromane dell’hinterland napoletano. Inutile dire che questo trittico monumentale sta a cuore a tutti i cultori di storia patria dell’Agro Nolano, perché si tratta delle fondamenta della ricerca storica seria, prodotta successivamente da ogni altro ricercatore locale. Inoltre, il loro valore prescinde dallo stesso contenuto, spesso ovviamente carente per le opere più antiche, perché l’importanza di essi è essenzialmente morale, come spetta ad ogni opera prima di tal genere, che entra di diritto nella storia di ogni contesto abitato, d’Italia come di qualsiasi altro paese sulla terra. Questo preambolo per segnalare e sottolineare l’assoluto oblio nel quale è caduta da un tempo ingiustamente lungo solo l’Avella Illustrata di Ignazio D’Anna, la quale è diventata in questo momento una assoluta rarità bibliografica. In giro per l’Italia azzarderei che ne restano meno di una decina di esemplari (Biblioteca Nazionale di Napoli, Biblioteca del Senato della Repubblica, Biblioteca dell’Istituto Storico Germanico di Roma, forse qualche biblioteca o bibliofilo nolano). Ben diversa è la situazione delle altre due opere prime, essendosene fatte varie riedizioni e basta andare nelle biblioteche locali per poterle consultare comodamente. Vorrei pertanto, a nome degli studiosi di storia locale nolana, e direi degli stessi abitanti di Avella e Sperone, chiedere ai sindaci di questi due comuni di far ristampare cortesemente in anastatica i due volumi del D’Anna, di cui si avverte sempre più la mancanza. Non voglio scendere in dettagli economici ma posso assicurare che la ristampa dei due volumi (che potrebbero essere comodamente uniti in volume unico), dovrebbe impegnare le casse di ciascun comune per qualche modesto migliaio di euro. Domenico Capolongo