di Gianni Amodeo
Conoscenza storica e territorio, è la correlazione, che, articolandosi e arricchendosi negli sviluppi della ricerca pluri-disciplinare con i correlati riferimenti istituzionali, eventi e fenomeni sociali posti in luce, si rende duttile e aperta a recepire gli elementi innovativi che genera, sollecitando riflessioni e approfondimenti di ricognizione sulle variegate connotazioni di cultura immateriale e di cultura materiale, da cui sono identificate compiutamente.
E’ la correlazione di metodo e contenuto, che, legando e integrando tra loro temi ancorati alle vicende della generosa e laboriosa Campania italica, attraversata dai profondi e marcati influssi risalenti all’età osco–sannita, ha conferito una ben caratterizzata impronta di coinvolgente e proficua portata divulgativa al Forum, incentrato sulla presentazione de Il Cippo abellano. Una nuova interpretazione e scritti a corredo, il saggio con cui Domenico Caiazza – avvocato penalista e cultore di studi storici, affidati a importanti testi e atti dedicati ai territori campani, con rilievo specifico per l’area dell’Alto casertano– rivisita la ben nota iscrizione lapidea, documento fondamentale per la lettura e la comprensione della lingua degli osci, attestando in pubblica rappresentazione i legami intercorrenti tra Abella e Nola formalmente definiti con vincoli sanciti – oltre due mila anni fa- dalle assemblee e magistrature istituzionali delle due città che nel nostro tempo si saldano in un continuum territoriale, sulla distanza di una decina di chilometri lungo gli assi ferroviari, stradali e autostradali, in un contesto pressoché pianeggiante. Un percorso, coordinato da Luigi Sorrentino – ingegnere di professione e tra le più stimate figure del volontariato civico impegnato nella ricerca archeologica, segnatamente nell’area nolana e vesuviana, con particolare risalto per la sua, Palma Campania– svoltosi nell’Auditorium del Museo storico–archeologico, promosso ed organizzato dal Comitato regionale dei Gruppi archeologici della Campania e dai Gruppi archeologici d’Italia, in stretta collaborazione con il Ministero della Cultura, e con il Patrocinio morale sia delle amministrazioni comunali di Nola e Avella, sia della Diocesi paolinina.
E proprio la comunanza di visione territoriale era evocata da Carlo Buonauro, sindaco di Nola, nell’indirizzo di saluto rivolto all’attento uditorio. Un approccio efficace ed incisivo, con cui il Primo cittadino focalizzava l’ influsso esercitato ieri – va ribadito, oltre due mila anni fa – dallo spirito di comunanza di visione territoriale che permeava le relazioni, i costumi civili e le tradizioni religiose degli osci delle due città. Ed è la comunanza di visione larga verso i territori, che, in concreto, trova riscontri d’attualità, se si proietta, com’è opportuno che avvenga, nel Terzo Millennio, per coordinarsi allo quadro geo-politico disegnato dal’Unione europea, nel quadro degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finalizzati allo sviluppo socio – culturale ed economico – produttivo delle comunità e dei territori nella loro visione d’insieme. Un dato di riflessione opportuno e pertinente per ampiezza di respiro politico e amministrativo, quello che pre-figurava Buonauro, magistrato del Tribunale amministrativo regionale dell’Emilia–Romagna, docente universitario di Diritto amministrativo e tributario, autore di importanti testi e saggi giuridico- legali. Una testimonianza, radicata nella storia, fatta di cognizione di causa e conoscenze, con visione lunga e pragmatica, appunto. E che interpella e sollecita in modo diretto la politica, i ceti amministrativi, le articolazioni della pubblica amministrazione dei territori, ad operare con responsabile spirito di servizio nella solidarietà.
Il Cippo abellano, libro aperto e regole trasparenti
La storia del Cippo abellano è nota per la casualità del rinvenimento, avvenuto ad Avella nel 1745, per opera di alcuni sacerdoti. Come insignificante materiale di risulta o reperto senza alcun pregio, da comune Cippo di calcare era diventato la soglia del portone d’ingresso di un palazzo della città. E si deve a coloro che lo rinvennero, segnatamente all’abate Gianstefano Remondini – affidandone, con la doverosa cura e immediatezza imposte dalle circostanze, la custodia al Seminario vescovile di Nola, dove, tuttora, è conservato nella Sala della Meridiana– il merito di averne compreso la rilevanza culturale per l’eccezionale testo che vi è inciso in alfabeto osco su due fronti, in forma di simmetrica impaginazione; e la congrua lunghezza, con cui si connota, rende il testo leggibile per linearità, favorendone la più fedele interpretazione lessicale possibile.
Su questa traccia erano di particolare interesse gli aspetti linguistici ed epigrafici che distinguono il Cippo abellano, proposti da Aniello Parma, docente di Diritto romano nell’Università telematica Giustino Fortunato, di Benevento. Un intervento, per inquadrare al meglio l’attenzione e l’interesse di studio che archeologi, linguisti, storici hanno dedicato- e dedicano- al Cippo abellano, quale autorevole indicatore e attendibile testimone del mondo degli osci e, più in generale, della cultura degli osci–sanniti, con i loro sistemi di comunanze etniche e alleanze, senza tralasciare le leghe sacrali – le anfizionie – di ascendenza greca che si istituivano per il culto riservato a questa o a quella divinità.
E’ lo scenario, su cui il saggio di Domenico Caiazza fissa i punti fermi acquisiti dalla conoscenza storica, che circoscrivono il perimetro e i significati testuali del Cippo abellano, la cui localizzazione, tuttavia, non ha ancora superato le orbite delle tante ipotesi di studio finora formulate. Sono i punti fermi della conoscenza che richiamano gli studi e e pubblicazioni di Adriano La Regina, Maria Pia Marchese, Rosalba Antonini, Paolo Pocetti, Teresa Cinquantquattro, Domenico Capolongo e Pietro Luciano. E’ l’itinerario, in virtù del quale risulta di evidenza certa che il Cippo abellano non rappresenta affatto, come per lungo tempo si è ritenuto, l’esclusivo elemento indicativo di confine tra le città di Abella e Nola, quasi fosse un semplice cartello segnaletico. In realtà, l’ iscrizione che vi è incisa, letta e interpretata compiutamente- e in proposito sono basilari gli esiti delle ricerche di Adriano La Regina, il perspicace e acuto conoscitore della straordinaria vicenda dei Sanniti– racconta, invece, ben altro.
E’ il racconto, per il quale l’iscrizione definisce le condizioni e le clausole del riparto delle rendite procurate dal compendio dei beni sacri, che Abella e Nola, gestivano in comunione. E’ il compendio, di cui il Templum \ Fanum, dedicato al culto di Ercole, la venerata divinità protettrice delle sorgenti e delle acque, costituiva il fulcro catalizzante. E sul tema-acque, merita rilievo la parola slage che figura nel testo del Cippo, interpretata da Caiazza con il significato di lacus, arca, castellum aquae, una specie di serbatoio, con fontana o mostra dell’ acqua, di cui il il testo del Cippo è simbolo. Un’interpretazione, che, in sostanza, nulla aggiunge di nuovo ad Abella, nel riconoscimento di città delle acque, all’insegna delle sorgenti dei Monti Avella, includendo l’area del Fusaro e il Clanio.
Al di là di questi profili, sommariamente esposti, il saggio di Domenico Caiazza ha il pregio di aprire altri tracciati di ricerca storico-archeologica, dal sistema delle centuriazioni per la ripartizione dei suoli agrari alla gestione delle acque sui territori. Un campo aperto che potrebbe fornire anche utili insegnamenti per il presente. Così come sono degni di interesse, gli scritti dedicati alle istituzioni, ordinamenti, norme, leggi, magistrature, i cui prototipi hanno una propria e peculiare matrice osco-sannita.
Ma è un discorso da …. riprendere, alla pari di quello sviluppato da Claude Albore Livadie, nel disegnare l’ingegnosa e affascinante ipotesi, secondo la quale l’ Abella delle origini, che sorgeva più a monte, sarebbe scomparsa per una catastrofe naturale, e sarebbe stata ricostruita più a valle dagli stessi abellani\ avellani, in pianura. E così Abella sarebbe la Terra madre generatrice di Nola.
In sostanza, è netta la sensazione, per la quale il Forum sul Cippo abellano abbia dischiuso nuovi orizzonti di ricerca storica, proprio per le modalità, con cui è stato indetto ed organizzato. Sono gli orizzonti, che fanno riferimento, per di più, alle importanti strutture museali, istituite di recente sia a Nola che ad Avella, con un bel salto di qualità nelle attività e nelle iniziative. Poli di attrazione culturale, fino a qualche decennio fa, soltanto immaginati, che ora sono realtà, catalizzatrici di visitatrici e visitatori. E Scuole. C’è davvero tanto da conoscere e scoprire. Una prospettiva fatta emergere con chiarezza dagli interventi della dott.ssa Anna Alaia, vice-sindaco di Avella, della dott.ssa Tonia Solpietro, direttrice dell’Ufficio dei beni culturali della Diocesi di Nola, dell’architetto Giacomo Franzese, direttore del Museo storico-archeologico di Nola, e del dottor Mario Cesarano, funzionario della Soprintendenza archeologica dell’area metropolitana di Napoli.