Con il cuore spezzato e una profonda commozione, Don Giuseppe condivide il suo addio a Benito, un giovane di Nola suicidatosi in carcere che, dietro alla sua vivacità e alle risate contagiose, nascondeva un cuore sensibile e un’anima alla costante ricerca di serenità.
“Benito non ce l’ha fatta.” Queste parole hanno trafitto il cuore del parroco, che per mesi aveva accompagnato Benito, ascoltandolo, incoraggiandolo e cercando di donargli speranza e conforto. “Ricordo i dialoghi intensi, le lacrime che bagnavano il suo volto, il suo amore immenso per la madre, una figura che lui considerava superiore a tutto e che adesso ha scelto di raggiungere.”
Don Giuseppe racconta momenti di grande tenerezza vissuti insieme: le confidenze, le risate e i piccoli gesti che rivelavano l’animo gentile e affettuoso di Benito. “Era un artista nel cantare, esperto di informatica, e aveva una passione straordinaria per la musica. Ma era anche un ragazzo generoso, che pensava alle sue sorelline e alla sua nonnina con un affetto puro e sincero.”
Un episodio significativo è rimasto nel cuore del parroco: quella notte di Pasqua, quando Benito, dopo la Santa Messa, lo raggiunse per un abbraccio e per augurargli buona Pasqua. “Grazie di tutto, mi disse. Era il suo modo di dirmi che apprezzava la nostra amicizia, il nostro legame. Quella fu l’ultima volta che lo vidi.”
Il silenzio che seguì e il terribile annuncio della sua morte hanno lasciato Don Giuseppe in un vortice di tristezza. “È come un macigno posato sul cuore. Ma voglio ricordarlo per ciò che di bello c’era in lui: il sorriso che mi riservava ogni volta che mi affacciavo alla sua finestra, il suo spirito arguto, la sua capacità di commuoversi e di far commuovere.”
Nel suo commiato, Don Giuseppe rivolge a Benito un pensiero carico di amore e speranza: “Riposa nella pace che hai sempre cercato e che finalmente hai trovato. Io prego per te e ti affido a Dio, certo che un giorno ci rivedremo. Guardami con quei tuoi occhi da ‘ruffianone’ e donami il tuo sorriso, …da lassù.”
Un addio struggente, quello del parroco, che testimonia non solo l’affetto profondo per Benito, ma anche il desiderio di far emergere il lato più bello e umano di un giovane che, nonostante le sue fragilità, ha saputo lasciare un segno indelebile nei cuori di chi gli è stato vicino. Poi il rammarico del parroco avellano: “Avrei potuto fare di più? Chissà”.