PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B – al Vangelo secondo Marco 13,33-37.
Oggi celebriamo la prima domenica di Avvento. Con l’inizio dell’Avvento, inizia anche il nuovo anno liturgico. Questo tempo ci prepara a celebrare bene il Santo Natale. Ogni anno ritorna questo periodo forte perché, evidentemente, non abbiamo ancora imparato bene la ‘’lezione di Betlemme’’.
Infatti la prima lettura è un invito a prendere coscienza del nostro peccato.
Dice il profeta: ‘’Siamo diventati tutti come foglie avvizzite e le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento’’ (Is 64,5).
All’inizio dell’Avvento, queste parole sono un invito a considerare seriamente il nostro essere peccatori e, quindi, a celebrare una confessione sincera.
Il Natale non deve lasciarci ‘’uguali’’, ma deve trasformarci. Se non avviene questo cambiamento sarà il solito rito senza anima che non produrrà niente di buono nella nostra vita.
Per questo il profeta si rivolge a Dio ed esclama: ‘’Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti’’ (Is 63,18). E’ una delle preghiere più belle della Bibbia, una supplica che è stata veramente esaudita. I cieli, in effetti, si sono aperti: Dio ha mandato il suo Figlio Gesù, superando tutte le distanze e iniziando a creare il futuro promesso.
Il Vangelo di oggi ci parla proprio di questo. Ci propone un discorso escatologico di Gesù, cioè un discorso sul ‘’futuro’’, sugli ultimi eventi che caratterizzeranno il nostro tempo.
Il Vangelo non fornisce chissà quale notizia sulle scadenze o sulle modalità, ma invita a valorizzare il presente, invita ad approfittare del presente, perché diventi lo strumento, a partire dal quale, noi conquisteremo il futuro.
Gesù parla in quel modo perché contempla Gerusalemme che sta per essere distrutta a causa del suo peccato. Chiunque si comporta come Gerusalemme, farà la fine di Gerusalemme.
Allora il credente è chiamato a vegliare, a rimanere sveglio, a fare attenzione perché tutta la sua esistenza sia conforme alla volontà del Padre.
L’Avvento ritorna, dunque, perché noi prendiamo finalmente sul serio la lezione di Betlemme e ci mettiamo in cammino verso una autentica conversione del cuore.
Don Giuseppe Parisi