«Non è possibile morire in questo modo, bisogna accertare le responsabilità di chi non ha messo in sicurezza quel luogo». Le parole di Bruno Cuomo, zio di Sonia, rompono il silenzio che circonda la casa dove la 19enne viveva a Ponticelli e dove ieri si sono avvicendati, fino a tarda notte, parenti e amici. Lacrime e incredulità segnavano i volti di chi attendeva per entrare nell’abitazione di Rosalia e Pasquale, genitori della ragazza, e abbracciarli condividendo dolore e disperazione per una morte assurda. Ancora più assurda al pensiero che ‘si poteva evitare’ come sostiene Bruno che punta il dito sulla totale assenza di misure a tutela dell’incolumità dei ragazzi che erano in quel luogo.
«Si tratta di un parco pubblico, allestito appositamente per i pic-nic con aree ricreative e non c’è alcun tipo di cartello o segnaletica o messa in sicurezza nell’area dove si trova il dirupo- spiega sconvolto lo zio – Sonia non ha scavalcato nessun muro o cancello, anzi è semplicemente entrata attraverso un cancelletto che era socchiuso e bastava spingerlo per aprirlo».
Alcuni amici della 19enne già avevano utilizzato quella porzione di verde per i loro bisogni fisiologici durante la gita, una soluzione di fortuna dal momento che «non erano utilizzabili i bagni chimici del parco perché tutti chiusi» sottolinea ancora Bruno.
«Quando è stato il turno di Sonia un’amica si era trattenuta a pochi metri da lei per controllare che non arrivasse nessuno – continua lo zio – ha sentito Sonia rivestirsi e in quell’attimo è scivolata, si trovava di spalle al dirupo e non poteva certo immaginare che ci fosse, per questo è gravissimo che quell’area sia così facilmente accessibile». Tra i tanti amici e parenti riuniti davanti casa di Sonia, solo pochi avevano la forza di parlare. La sofferenza spezzava le parole ma non quelle di Valeria, sorella maggiore della 19enne, che ha trovato la lucidità e la forza di raccontare il mondo di una ragazza studiosa, volenterosa, animalista e dall’animo nobile qual’era Sonia. «Era iscritta a Biotecnologie all’Università Federico II di Napoli e da poco aveva preso 30 e lode ad un esame- ricorda la 22enne – non amava solo studiare le materie scientifiche era anche appassionata di letteratura, scriveva racconti ed aveva pensato di fare la giornalista anche se la scelta universitaria l’aveva intrapresa con l’ambizione di lavorare in corpi speciali delle forze dell’ordine come i Ris».
Nel futuro di Sonia c’erano tanti progetti, tutti da conquistare con l’impegno che da sempre aveva caratterizzato il suo percorso di vita ma c’era anche il grande amore per le cose semplici e genuine dell’esistenza come ritrovarsi con gli amici più cari per una passeggiata sul lungomare e il suo immenso amore per gli animali. «Era morto il suo cagnolino, uno Yorkshire, e da poco aveva adottato un meticcio chiamandolo Freddy – raccontano gli amici – amava molto gli animali e cercava di fare il possibile per aiutarli, anche adottandoli dai canili».
Difficile per tutti credere che Sonia, dai grandi occhi nocciola ed un sorriso disarmante che le faceva risplendere il volto, non ci sia più. «Quella mattina, l’avevano chiamata più volte per cercare di organizzare qualcosa visto che era festa – torna a raccontare Bruno- l’ultima telefonata l’aveva ricevuta alle 2 del pomeriggio e verso le 16 erano venuti a prenderla per fare questa scampagnata». Doveva essere un giorno gioioso, una pausa dalle giornate trascorse sui libri a studiare.
«Sonia usciva poco, era una ragazza tranquilla- dicono gli amici – amava stare in compagnia ed aveva un carattere solare come il suo sorriso». Tra le sue amicizie più strette c’erano i compagni di Università con i quali condivideva il tempo libero e, altro suo amore, il rapporto con Valeria, la sorella maggiore nonché confidente e amica fin da quando piccoline si ritrovavano a giocare insieme. E forse è proprio l’amore, la costante di Sonia e del suo carattere. Non ultimo l’amore per la musica, per Ligabue e Marco Mengoni. Ed è con una canzone che gli amici vogliono salutarla per l’ultima volta, dedicandole la sua preferita: «Non passerà» di Marco Mengoni. (Fonte il Messaggero)