di Gianni Amodeo
E’ tra le più interessanti aree d’interesse naturalistico della Campania per i tratti della diffusa bio-diversità, con cui si connota ed ancorati sia alla ricchezza del patrimonio boschivo e delle specie floreali rare, sia all’avifauna che ancora vi trova spazi di habitat praticabili, sopravvivendo all’aggressività esercitata sulle matrici ambientali dall’inquinamento e dalle velenifere contaminazioni in “libera” circolazione, determinate da erbicidi, pesticidi e via seguendo. E’ il Parco del Partenio, istituito formalmente, insieme con altre sei tra Parchi ed aree protette, secondo l’assetto definito dall’amministrazione regionale negli anni ’70 del secolo scorso, ma non ancora valorizzato nella pienezza delle sue risorse e potenzialità di attrattiva.
A segnare il cuore del Parco, è la dorsale dei Monti Avella, che, per un verso s’affaccia sulla Valle caudina e, per l’altro verso sulla Valle, attraversata dal Clanio, che prende origine e alimento dalla piovosità e dalla Bocca dell’Acqua maggiore, la scrigno prezioso dell’arco montano, che prende nome proprio da Abella, la città fondata dal popolo italico degli osci. Una dorsale, che, quasi in forma di quinta da teatro si estende e sviluppa in direzione dell’area casertana e del Parco del Matese, fungendo a latere da “Grande protettrice” di quella Pianura nolana che si slarga verso l’area vesuviana ed un tempo rigogliosa per la varietà dell’orticoltura e della frutticoltura, in grado di assicurare fino a quattro raccolti nel ciclo annuale di produzione.
Nel rincorrersi di pendii, rientranze, scoscendimenti e costoni rocciosi, la dorsale dei Monti Avella si riveste di ondulati panneggi sempreverdi, che si fanno ammirare per compattezza e gradevolezza. E proprio in questo scenario si scopre quello che può apparire uno spicchio di Svizzera, ma ch’è l’anima di Quadrelle, il più piccolo Comune per popolazione dell’Unione del Baianese e dell’Alto Clanio con poco meno di due mila abitanti. E’ l’anima che vive nei boschi, nelle forre e nelle sorgenti di limpide e cristalline acque. E’ l’anima che vive attraverso lungo il torrente Rio secco, che si può “osservare” nella discesa dalla quota degli oltre 1300 metri di Montevergine alla quota dei 350 metri della località Carcara. Un lungo e rettilineo tracciato che corre tra boschi misti di castagni, ontani napoletani, aceri, carpini; ed è il tracciato in cui fanno mostra di sé integre e solide parti del Mulino realizzato completamente in pietra calcarea, probabilmente coevo con i mulini ad acqua a ruota orizzontale, operanti lungo il Clanio a pieno regime, proprio ad Avella nel ‘700, come accreditano varie fonti storiografiche locali. E’ l’anima, che pulsa nella testimonianza architettonica, considerata d’epoca tardo-romana e messa in sicurezza con un eccellente lavoro della Comunità montana d’intesa con la civica amministrazione oltre dieci anni fa, qual ‘ quella del Ponte di Acquaserta; e Serta sta ad indicare l’incrocio e la naturale convergenza di acque sorgive nel sito. La stessa anima si trova ad Acqua Palumbo, con la sua caratteristica polla sorgiva, ai piedi di Toppola grande, per non dire del respiro che la stessa anima fa percepire e vivere a Valle fredda, ammantata da faggete, a protezione della fonte sorgiva che regala acqua leggerissima, di gusto e…super-fredda, anche quando ferve la calura agostana. E siamo sulle quote dei mille metri, da cui lo sguardo, risalendo dalla Valle per raggiungere il pianoro, dov’è la “Casermetta-rifugio” del Corpo della Guardia forestale di Stato, si proietta verso Napoli e il suo Golfo.
Una pluralità di anime, quella di Quadrelle, angolo di Svizzera tra i Monti Avella. Ed è semplicemente e soltanto Quadrelle. Un’ anima multiforme che racconta Stefano Lanziello– geologo di professione ed escursionista amatoriale – autore, tra l’altro, dell’impareggiabile e magnifico docu-film a colori sul Parco del Partenio- con la sequenza degli scatti fotografici che si propongono. Siti da vedere e visitare…pedibus calcantibus. S’è possibile. I sentieri montani si percorrono sempre a piedi, se si vuole conoscere e vivere l’autentico spirito dei Monti; spirito di cui l’auto procura una conoscenza surrogata e modesta.