Tra le mostre che abbiamo potuto ammirare nella festa dei libri e dei fumetti di Avella quella di Virginia Imbimbo artista avellinese è stata il tocco di colori e materia che ha arricchito il visual della location. Enrico Prampolini affermava che: “La materia contiene in sé tutto il potenziale espressivo che l’artista ricerca“. “L’arte polimaterica non è una tecnica ma – come la pittura e la scultura – un mezzo di espressione artistica…” ( Enrico Prampolini, “Arte Polimaterica” , Roma 1944).
Per capire cosa si intende per pittura polimaterica è utile riferirsi alla definizione che ne dà Enrico Prampolini: L’introduzione di materiali anomali nell’opera pittorica, in grado di amplificarne le possibilità espressive con l’apporto di caratteristiche normalmente incompatibili con la pittura (effetti tridimensionali, tattili, volumetrici ecc.), è infatti indicativa di un nuovo modo di intendere l’opera pittorica, che diviene una costruzione oggettuale autonoma, slegata da ogni esigenza di rappresentazione non solo figurativa ma anche materica. Il quadro non cerca più di riprodurre lo spazio della rappresentazione, lo costruisce in termini reali e concreti, ne fa il luogo deputato ad accogliere interazioni eterogenee tra materiali non omogenei, vetro, pietre, oggetti d’uso comune, legno, sabbia, elementi riciclo di materiali destinati allo smaltimento, gli elementi più disparati ed incongrui, strumentali a suggerire l’idea di una spazialità intrinseca all’opera, di uno spazio nel quadro e non di un quadro nello spazio: e proprio in virtù delle sue potenzialità innovative e della sua duttilità espressiva, l’arte polimaterica è diventata uno dei filoni privilegiati della moderna arte visiva, soprattutto nella versione astratta ed informale (ricordiamo Burri, Tapiés, Fautrier, Duchamp, Arman, Manzoni).
La materia per Virginia Imbimbo costituisce l’essenza della sua arte, arricchita da folgoranti colori acrilici che rendono le opere brillanti e penetranti all’occhio dello spettatore.
Opere che assumono una solidità tridimensionale e la trama ed il colore della materia, svincolati dall’immagine rappresentata, diventano mezzi di una ricerca esistenziale della vera essenza del reale. Nella straordinaria e innovativa visione della materia, per la prima volta captata nella sua essenza autonoma e assoluta dai Futuristi traccia così una via rivoluzionaria che dai primi decenni del ‘900 arriva fino ai giorni nostri, segnando indelebilmente il futuro svolgimento dell’arte moderna.
Saverio Bellofatto