Originario di Sirignano (AV), e sposato con un avellana (Castaldo), Stingone si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Napoli, specializzandosi in seguito in Criminologia Clinica presso la facoltà di Medicina dell’Università di Modena. Dal 1976 funzionario della Polizia di Stato, assegnato alla Questura di Modena, dapprima alla Squadra Mobile e poi presso l’Ufficio Politico (Digos), successivamente ha lavorato nell’Ufficio Immigrazione, nella Divisione Polizia Amministrativa e nella Divisione Anticrimine, sempre presso la Questura di Modena: “Mi sento adottato dall’Emilia, i miei figli sono nati qui e a Bologna sarei voluto venire sin da quando sono entrato in polizia, ma non ci riuscii”.
Un percorso lungo, quasi 40 anni: “Ieri sera – ha raccontato – mi hanno organizzato una cena a sorpresa e ho ritrovato tanti colleghi provenienti da tutta Italia. In questi giorni ho fatto una scorpacciata di emozioni e stupore, i poliziotti vengono spesso descritti come uomini con la corteccia, sono appagato dal punto di vista professionale, ma al di là del lavoro hanno contato i rapporti umani, la squadra e la città”.
Nel 1998 è stato trasferito alla Questura di Treviso, dove è stato nominato Vice Questore Vicario, nel 2001, sempre con l’incarico di Vice Questore Vicario, è stato trasferito alla questura di Verona, nel 2002, promosso Dirigente Superiore della Polizia di Stato, è stato nominato Questore della Provincia di Pordenone, durante il caso “Unabomber“, nel 2005 è stato nominato Questore della Provincia di Parma: “Ho seguito il caso del rapimento dell’omicidio del piccolo Tommy, ho visto i poliziotti piangere: la nostra professione ha una dicotomia, il successo dell’investigazione e il dolore del caso umano. Com’è accaduto a Bologna per l’omicidio di Silvia Caramazza”.
Nell’aprile 2008 Stingone è nominato Questore della Provincia di Verona per poi arrivare in Piazza Galileo Galilei il 1° Marzo 2011, quando, alla prima intervista disse appunto: “Scusate il ritardo” citando il film di Massimo Troisi “ci sono arrivato alla fine del mio percorso, la potrei definire una ciliegina del destino”. Bologna è una città difficile, ma non più di tante altre. Ho avvertito a pelle il bel rapporto con i cittadini, le istituzioni e i comitati, città tenuta in grande considerazione dal dipartimento, ma non ci sono ricette infallibili, abbiamo cercato di fare il nostro meglio per andare incontro all’ansia di sicurezza dei cittadini, posso dire di non aver permesso mai nè alla stanchezza nè alle difficoltà di offuscare il mio entusiasmo, che è rimasto lo stesso, sin dal 1976″. E lo ha scritto anche in una lettera alla città.
Microcriminalità “che come ho sempre detto micro non è”, infiltrazioni, terrorismo, allarme sociale “che spesso diventa problema di ordine pubblico, e in quel caso abbiamo perso tutti, non bisogna mai abbassare la guardia, è un momento critico per il paese, il faro deve essere la legge, ma al di là delle parole, tenere l’equilibrio di una piazza non è facile“. Sempre e comunque il diritto al dissenso per il Questore “ma mai alla violenza, solidarietà assoluta che deve far rima con la legalità”. Stingone lascia anche alcune considerazioni sulla “sanzione che deve essere giusta e immediata, può essere anche lieve, ma deve essere certa: non vorremmo avere la sensazione di espiare la pena di Sisifo, costretto a un lavoro pensante e inutile”. Sisifo, punito per aver sfidato gli dei, era costretto a spingere un macigno su una montagna, ma quando superava la cima, una forza lo rimandava indietro.
“Ora mi prenderò qualche giorno di relax e mi concederò qualche passeggiata in più nel Cilento, che amo tanto, poi si vedrà. (f. BolognaToday)