Prima, il convegno nei locali de L’Incontro, a Baiano, poi quello nel palazzo comunale, a Sperone. Si è chiuso il dittico di analisi e riflessione sul folclore del territorio, di cui è simbolo il maio, il cui ciclo di manifestazioni si apre con le celebrazioni del “Natale piccirillo”, il 30 novembre, a Sirignano, per dipanarsi negli eventi del 25 dicembre, a Baiano, e a Mugnano del Cardinale, Avella, Quadrelle, nelle cadenze di gennaio, per concludersi giovedì prossimo, 20 febbraio, appunto a Sperone. Quattro mesi, scanditi dall’”omaggio” reso al maio, quale passaggio dal vecchio al nuovo anno, con spiccate variazioni rituali, ma univoche nella dimensione del culto arboreo in sé, correlato e giustapposto alla religiosità popolare di matrice cattolica ed intrecciandosi con la venerazione devozionale verso i Patroni delle comunità locali, da Sant’Andrea a Santo Stefano, il Levita primo martire della cristianità, da Santa Filomena a San Sebastiano, da San Giovanni Battista a Sant’Elia profeta.
Due “momenti” di scoperta e ri-scoperta del vero senso del ciclo folcloristico del territorio, ispirati, anzi imposti, quale indifferibile esigenza di “presa di coscienza” pubblica, dai noti episodi, vissuti drammaticamente da Giuseppe Lippiello e Luciano Corbisiero nel corso delle manifestazioni di Baiano e Mugnano del Cardinale; “momenti”, con cui il sodalizio di via Napolitano e le associazioni “Festa del maio” e Zigo-Zago hanno inteso fornire un contributo di conoscenza, per rimuovere i rischi di… deriva, a cui le celebrazioni sono esposte, se non vengono recuperate nella loro essenzialità e ricondotte nei giusti alvei sia della tradizione che della congrua e coerente innovazione. “Passaggi” coordinati tra loro, per affermare la vivibilità, la sicurezza e la valorizzazione degli eventi, con le significative novità prospettate nel convegno di Sperone, coordinato con incisiva spigliatezza dalla dott.ssa Giusy Avverato, assessore per i beni e le attività culturali; novità, sia per gli approfondimenti sui temi del sincretismo religioso, a cui il maio si rapporta, sia per il progetto del Marchio d’area, di cui proprio la Via dei mai è un elemento di simbolica caratterizzazione nel segno della dimensione storico-archeologica e paesaggistica del territorio, protetto dai Monti Avella e dal Partenio.
La memoria. Il valore delle tradizioni è un bene culturale, da tutelare e salvaguardare, ha affermato il sindaco Marco Santo Alaia. E’ il valore che identifica la storia delle comunità, con cui se ne salvaguarda il presente e il futuro. L’amministrazione, nella sua piena configurazione e quale espressione dell’intera comunità cittadina, è moralmente impegnata alla promozione e alla conservazione della Festa del maio, per tutto ciò che rappresenta ed é. Un impegno, la cui svolta del 2014 avrà adeguata conferma nel futuro, anche e soprattutto alla luce della sensibilità delle associazioni coinvolte nell’organizzazione della manifestazione, con l’attiva partecipazione delle scuole cittadine. E’ un forte segnale,per dare continuità alla Festa.
Folclore e cultura. Piena consonanza nelle riflessioni, dettate dal presidente dell’associazione la “Festa del maio Sant’Elia profeta”, Nicola Parente, e dal presidente dell’associazione Zigo-Zago, Carmine Festa; consonanza, per ribadire la portata comunitaria, di cui si carica la simbologia del maio, coniugando tradizione e cultura.
Il maio baianese. La rappresentazione del folclore del territorio, proposta da Antonio Vecchione, autore di uno specifico saggio monografico di recente pubblicazione, era calibrata sulla storia del maio nel costume della comunità baianese. Una ri-visitazione, per far risaltare la socialità e la popolarità dell’evento, il cui spirito va conservato ed efficacemente valorizzato nel susseguirsi delle generazioni.
L’albero e la cultura del paesaggio. La simbologia del maio si collega certamente con la cultura materiale del territorio e del sistema economico, di cui da sempre il patrimonio dei boschi dei Monti Avella e del Partenio è stato l’alfa e l’omega fino agli anni ’50 del secolo scorso. Un’autentica filiera produttiva e industriale, con efficienti siti di stoccaggio, fino alla lavorazione del legno di faggi, abeti, pini e ciliegi, con un artigianato di qualità, per non dire delle “compagnie” dei mannesi\boscaioli, lavoratori non solo dei boschi nostrani, ma anche in quelli della Grande Sila, in Calabria, o in terra di Sardegna, dove l’attività dei “tagli” si protraeva fino a sei mesi all’anno. E’ la simbologia, spiegava Gianni Amodeo, la cui attualizzazione va tradotta nella pratica della cultura dell’ambiente e della tutela del paesaggio naturale, troppo spesso e frequentemente aggredito dalla mano dell’uomo. Di questa prospettiva, il maio può e deve essere un significativo messaggero, senza mummificare la tradizione, considerando l’albero, espressione di vita e di quella verticalità valoriale, che unisce la terra al cielo. Un recupero del senso più profondo dei valori della naturalità e del rapporto dell’uomo con la terra, mentre le aree montane, con borghi, villaggi e paesini, fino a qualche decennio fa sentinelle delle culture e della tutela dei territori, si spopolano e desertificano. Un processo irreversibile, che va dalle aree alpine alla dorsale appenninica e sub-appenninica.
Il sacro rivelato dal profano. Le manifestazioni e le tradizioni popolari, evidenziava Nicola Montanile, anche quando sono connotate da marcate matrici laiche, lontane da concezioni religiose, quali ne siano i profili dottrinari, generalmente, assumono la funzione di veicolare elementi di religiosità. E’ la concezione della ierofania, che così emerge. La stessa Chiesa le recepisce per i valori di aggregazione comunitaria che costituiscono. E su questa traccia Montanile con la solita verve sciorinava una serie di aneddoti, che segnano i legami tra Santi, miti, leggende ed il vissuto delle comunità del territorio.
Maio e territorio per il marchio d’area. La valorizzazione del maio e del connesso ciclo di Feste, con cui vive e si caratterizza il territorio, passa attraverso iniziative mirate. E tra queste spicca il progetto della Via dei mai, presentato lo scorso novembre alla Borsa internazionale del turismo etnico e archeologico, a Paestum, con importanti riconoscimenti e consensi degli operatori presenti, per lo più asiatici, statunitensi e tedeschi; progetto, illustrato da Pietro Luiano, direttore del Gruppo archeologico “Amedeo Maiuri”. Nelle coordinate del progetto, chiariva Luciano, si saldano i potenziali e notevoli attrattori del territorio, il cui asse portante è costituito dal patrimonio archeologico di Avella e dall’intero assetto paesaggistico dei sei Comuni dell’istituenda Unione del Baianese e dell’Alto Clanis. Un asse robusto, come dimostra l’inserimento di Avella e dell’area di riferimento negli itinerari del “Grand tour”, che rientra nei progetti di valorizzazione territoriale, messi a punto e finanziati dalla Regione–Campania; itinerari, già presentati a Londra e che avranno la loro “vetrina” ad Expò 2015, a Milano.
L’illustrazione del progetto, attraverso una scelta sequenza di slides, era presentata dalla dott.ssa Carmen Loiola, specializzata in Marketing turistico. Una bella e variegata rappresentazione delle eccellenze paesaggistiche e delle tipicità colturali del territorio; eccellenze, destinate ad essere parte integrante, evidenziava la dottoressa Loiola, del Distretto turistico irpino-sannita, la cui istituzione è in itinere. Eccellenze di naturalità e bellezza. Uno scenario, per il quale Maio diventa parte centrale del logo del Marchio d’area, per il cui riconoscimento il carico d’impegno e di responsabilità spetta alle istituzioni locali e all’asset delle associazioni operanti sul territorio con le insegne dell’impegno civico.