Forse siamo tutti d’accordo nel ritenere il Calcio, il gioco più bello del mondo. Ed io aggiungo il più crudele. Si, spesso chi vince una partita,in questo sport, non è quello più forte. Una partita,e lo sostengo da sempre,è metafora di vita. Ne ho viste e raccontate tante per non esserne convinto. Un episodio ti pregiudica una settimana di lavoro,un mese di sacrificio ,un girone e talvolta una stagione intera. L’Avellino ha perso rotondamente in quel di Siena. E questo è un fatto. Ma lo è anche la bugia del risultato, alla fine della contesa. Non sono affatto un dietrologo, ossia non vedo arcani e reconditi motivi dietro una scarsa prestazione arbitrale. Se uno è scarso, lo è. Se un direttore di gara, nell’arco di pochi minuti, non ti concede un rigore e poi un’espulsione a favore,è abbastanza pacifico che il match ne viene condizionato. Ora io mi chiedo si può perseverare? Mi spiego. Oramai negli spogliatoi, alla fine dei primi tempi,tutti gli arbitri vengono ragguagliati della loro parziale prestazione. Un tempo erano i commissari arbitrali, adesso, pensate, bastano i parenti da casa. Essì! Tutte le partite cadette sono riprese da SKY. Comprese di replay d’azioni salienti e fasi sospette. Pertanto un eventuale errore viene comunicato al diretto interessato a stretto giro, nei canonici quindici minuti di riposo. Con nella sinistra un bicchiere di thè e nella destra il cellulare dovresti rinsavire e capire! O no? E se non lo fai, anzi, nei secondi 45 minuti di gioco, ne neghi un altro di penality, e sempre alla stessa squadra,che vuol dire? Perseverare nella incapacità o metodo scientifico? Ripeto, e concludo, non mi piacciono ne interessano i vittimismi,di nessuna sorta. Le scusanti sono sempre le parenti povere della ragione. I risultati,di qualsiasi tipo, si accettano, si digeriscono ed infine si archiviano. Ma si può e si deve analizzare. Oltre che volerlo. Altrimenti è tutto inutile.
Enzo Pecorelli