Il gruppo che aveva conquistato la promozione rimaneva dalla trequarti in giù quasi intatto. Dei nuovi innesti, oltre a Peppe Massa dal Napoli e Vincenzo Romano dal Rimini ma di passaporto Duosiciliano, giunsero alle soglie di Montevergine, il fiorentino Gianluca De Ponti, “il figlio delle stelle”, un personaggio bizzarro, che forse era in anticipo di tempo, oggi uno così sarebbe e farebbe la fortuna a di rotocalchi e riviste, per i suoi atteggiamenti anticonformisti e la dialettica di cui era padrone.
Si vociferava che girasse per il centro irpino con una papera al guinzaglio, personalmente non l’ho mai visto, ricordo però un intervista televisiva negli spogliatoi dell’Avellino, dopo una gara, De Ponti con una sigaretta in bocca, per noi giovani sportivi di allora, un poco bacchettoni, veder fumare un atleta, parve una cosa fuori dal mondo, altri tempi, altra storia e altra gente.
L’altro punteros veniva dal Milan, da una stagione anonima, Ugo Tosetto da Cittadella , il “Keegan della Brianza”, così la stampa presentava qualche anno prima questo calciatore, memori delle sue gesta nella squadra del Monza, dove mise in mostra numeri di alta scuola, un furetto imprendibile.
Ma ad Avellino, mentre Gil De Ponti, nonostante le “mattane”, si fece onore, risultando il cannoniere della nostra compagine, realizzando 8 reti, Tosetto alla fine della stagione rimase a bocca asciutta, un oggetto non identificato.
L’esordio dei lupi biancoverdi in massima a serie, cominciò a S. Siro, contro il Milan dell’avellinese Novellino, squadra che vinse poi il campionato.
Paradossale, paragonato ai giorni d’oggi, la querelle che vide il nostro capitano Lombardi impossibilitato a giocare la gara, perché sprovvisto di documenti di riconoscimento , incredibile ma vero, pensando agli estremi etici superati a giorni nostri, fra Moggiopoli, Passaportopoli e sozzerie varie, sembra la storia di un altro pianeta, però le regole esistevano e venivano rispettate.
La stagione cominciò in malo modo, tre sconfitte consecutive, col Milan, 1- 0, al S.Paolo di Napoli, contro la Lazio perdemmo 3- 1, giocammo la prima partita in A, allo stadio S.Paolo perché il “Partenio” era ancora in fase di strutturazione, la terza sconfitta la subimm o al “Comunale” di Torino, 1- 0 contro i granata di Paolino Pulici.
Buona la quarta, sempre a Napoli, vincemmo secco 2- 0 contro il Verona degli ex Logozzo Massa, la nostra prima vittoria sei giorni Pontefice, sei come le vittorie che ottenemmo la nostra prima partita di serie A, un e Trevisanello, segnarono De Ponti e dopo la nomina di Karol Wojtyla a in totale in quell’anno.
L’anno dicevamo dell’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II, l’anno del premio Nobel per la pace assegnato a Sadat e Begin.
Un anno, la stagione 1978- 79, che ci riporta a casi ancor a irrisolti, come l’uccisione del giornalista Mino Pecorelli, casi irrisolti o malamente gestiti come quello del giovane Dirk Hamer, morto in una clinica tedesca sei mesi dopo che venne ferito da Vittorio Emanuele di Savoia, all’isola di Cavallo, in Corsica, ucciso per futili motivi.
L’anno ’78 fu l’anno dei tre Papa, Paolo IV muore il 6 di agosto, Monsignor Albino Luciani viene eletto il 26 di agosto e prende il nome di Giovanni Paolo I, appena 33 giorni dopo la sua elezione, muore in Vaticano per infarto miocardio, il 16 ottobre, i cento undici cardinali in conclave eleggono al soglio pontificio l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, che sceglie il nome di Giovanni Paolo II, il primo Papa polacco e il primo non italiano dopo 455, si apre, per la chiesa cristiana romana, una nuova splendida stagione della religione cattolica.
La stagione sportiva si apre con due dramma, il pugile Angelo Jacopucci, muore dopo due giorni di coma, causati dalle dodici durissime riprese con l’inglese Alan Minter, a Monza, il pilota svedese Ronnie Paterson 34 anni, muore dopo sette ore di intervento chirurgico, causato dallo scontro di dieci auto di Formula Uno alla partenza del Gran Premio d’Italia.
Nota da ricordare, il 18 ottobre 1978, dopo 93 giorni si conclude a Bangio, nelle Filippine, la sfida mondiale di scacchi fra Anatoly Karpov e Victor Korcnoj, vince il primo alla trentaduesima partita.
Tornando al nostro tema principale, ci salvammo all’ultima giornata, a Torino, contro la Juventus, con un “amichevole” 3-3, il pareggio ci consentì di raggiungere quota 26, due punti sopra il Vicenza di Paolo Rossi. La X fu il risultato più frequente per noi, nella prima stagione in massima serie, ben 14 volte, solo sei le vittorie, mentre dieci furono le sconfitte.
Il bomber risultò De Ponti, il reparto migliore fu senza dubbio la difesa, catalogandosi nella classifica specifica , al sesto posto, avendo subito solo 26 reti.
La squadra che abitualmente mister Rino Marchesi schierava era un 4-4-2 a trazione posteriore, tipo linea Maginot.
In difesa, oltre al portiere Piotti, c’erano i confermatissimi Reali, Cattaneo e Di Somma, con l’apporto di Vincenzo Romano, prodotto campano, scuola salernitana, come rincalzi in difesa si susseguirono i vari La Palma, l’ex nazionale Moreno Roggi e il giovane Beruatto, prelevato dal Monza.
Il baricentro della squadra, si affidava alla forza di Lombardi e Montesi, lateralmente operavano Massa e Boscolo, sostituiti di tanto in tanto da Pasquale Casale, avellinese di Cervinara, Mario Piga che risultò un elemento di forte quantità e Galasso con una sola presenza.
Le punte titolari già presentate, cioè, De Ponti e Tosetto avevano come riserve, Giancarlo Tacchi e Marco Piga.
Oltre agli otto goal di De Ponti, andarono a segno, quattro volte Peppeniello Massa, due volte marcò il cartellino dei bomber Mario Piga, e Gianfilippo Reali, Marco Piga e Vincenzo Romano con una marcatura a testa.
Cominciava per noi lupi la storia decennale della permanenza in serie A, dieci lunghi, fantastici ed entusiasmanti anni di orgoglio calcistico… ci risentiamo …