Chi è della mia generazione, quelli nati negli anni ’60 e tifano biancoverde, non possono non sapere del rito dei “tre giri intorno alla bandierina”, oppure del Puntero Triste o del “Patrulla”, e magari del tiro con le “tre dita” che faceva impazzire i portieri per le strane traiettorie a curva. Gesti indelebili fatti dai “sudaca”, los latinoamercanos che hanno calcato il campo del Partenio con la gloriosa maglia dell’Avellino.
Presentiamoli ai più giovani ed a chi non li ha conosciuti. Jorge dos Santos noto come Juary (Saò Joao do Menti, Brasile, 16 giugno 1959) Brasile
Acquistato dall’Avellino all’apertura delle frontiere nella stagione 1980-81, dopo un’iniziale diffidenza dovuta al suo corpo mingherlino, divenne il preferito della torcida avellinese e convinse appieno mostrando di essere un centrattacco dalle caratteristiche ideali per una squadra come quella irpina in lotta per la salvezza.
Riscosse immediatamente affetto non solo per il suo carattere aperto e solare ma soprattutto per la caratteristica “danza della bandierina”, il suo modo folkloristico di esultare dopo aver segnato un gol, facendo tre giri intorno alla bandierina del calcio d’angolo, che lo portò all’attenzione generale. Lasciò l’Irpinia dopo due positivi anni di militanza in maglia biancoverde , ruolino 34 presenze con 13 reti, alcuni anni dopo vinse una coppa dei campioni nelle file del Porto squadra lusitana tra le più prestigiose. Ramón Angel Díaz (La Rioja , 29 agosto 1959). Argentina El puntero triste.
Vincitore al fianco di Maradona nel 1979 del Campionato mondiale di Calcio Juniores, svoltosi a Tokio. Ha giocato in Irpinia 2 anni all’Avellino, ruolino 51 presenze con 12 reti. Termina la sua carriera italiana conquistando lo scudetto con l’Inter dei record.
Ad Avellino giocò nelle stagioni 1983/1984 con 24 presenze e 7 realizzazioni, nel 1984/1985 con 27 gettoni di presenza e 5 goal, chiudendo la sua esperienza nel 1985/1986, giocando 27 gare realizzando 10 reti, forse il migliore attaccante della nostra illustre storia calcistica. Una vera punta, capace di fare reparto da solo, silenzioso e dall’espressioni tristi sia nel parlar e che nello sguardo ha dato comunque gioia per le sue straordinarie realizzazioni.
Geronimo Barbadillo Detto: “Patrulla” (Lima il 24.9.1954) Perù Geronimo, un nome da battaglia! “Patrulla” cioè sorvegliante, in lingua ispanica era la sua caratteristica di calciatore, sorvegliava la “pelota” senza mai perderla, Barbadillo, l’unico uomo al mondo che dormiva fronte a muro per tener ben ferma la sua strabiliante capigliatura. Veramente un mito, figlio di quel calcio di una volta che non esiste più.
Ma più che il capo degli Apache sembrava la trasposizione nella realtà di un cartone giapponese ambientato sulle Ande. Ad Avellino ha lasciato un ottimo ricordo. Geronimo tiene sempre fede alle sue origini, Geronimo è il capo degli Apache, Geronimo Barbadillo dal barbiere ha sempre pagato il supplemento miscela per permettere al barbiere di girare in motorino intorno al suo “cabezon!” il suo curriculum in biancoverde 1982-83 Avellino 30 presenze – 6 reti, 1983-84 gettoni 27-3 goal, 1984-85, partite 24 – realizzazioni 1.
Joao Batista Da Silva Porto Alegre (8.3.1955) 1996-97 14 presenze, 1 goal). Brasile. Nazionale
Una meteora passata sul Partendo, eppure la sua storia calcistica era stata di spessore grosso, due mondiali con la casacca verde oro dei carioca, ma ad Avellino non ha lasciato ricordi eccezionali, ho annoverato il mediano brasiliano fra le nostre stelle sud americane più per il mio amore verso il calcio samba che per le peculiarità del giocatore che in terra irpina non ha dimostrato.
José Guimarães Dirceu , (Curitiba, 15 giugno 1952 – 15 settembre 1995), Brasile
Ha collezionato 44 presenze con la Nazionale brasiliana partecipando a tre mondiali (1974, 1978 e 1982).
Morì a 43 anni in un incidente stradale. Ha giocato nell’Avellino nel campionato 1986-87 contando 23 presenze e realizzando 6 reti. Dirceu è stato sicuramente un grande cam pione , ma soprattutto un grande uomo, a mio som messo avviso il migliore dei calciatori stranieri in maglia biancoverde . Il brasiliano Josè Dirceu, giramondo che già aveva portato i suoi tocchi fantasiosi e la sua classe in Spagna e in Messico oltre ad aver partecipato ai mondiali del 1982, fantastico e bellissimo un servizio della rai che riprese il nostro in compagnia di Socrtates mentre palleggiavano e celiavano con la “pelota” nel ritiro dei carioca anche se era un brasiliano per molti versi atipico. Evitava accuratamente il dribbling, e correva senza sosta con i capelli al vento nelle vicinanze della palla. Una volta ricevuta, subito la smistava rigorosamente di prima con tocchi mirabili. Sapeva inoltre inventare lanci lunghissimi, e, quando capitava l’occasione, esplodeva superbi tiri da lontano: la sua battuta fondava violentemente la palla verso l’obiettivo, nei pressi del quale essa pareva improvvisa mente rallentare per poi scendere – diceva lui- con un ”giro di samba”. In allenamento sorrideva sempre. Regolarmente accerchiato da drappelli di tifosi, a tutti regalava un festoso ”ciao amigo”.
Rispondeva con gentilezza a chiunque . Dirceu faceva tutto ciò per una scelta meditata, ma anche, certamente per reale cordialità. Quando Josè arrivò dal Napoli ne fui immensamente felice sapevo che ci avrebbe donato la sua voglia saggia di affrontare il calcio come un gioco da vivere spensieratamente e con innocente allegria. “Se dove ora riposa si gioca a pallone, non v’è dubbio che sia riuscito a strappare un ingaggio anche in Paradiso” La nostra benamata squadra ha avuto altri calciatori stranieri nell’arco della storia come Soren Skov, Valter Schachner, ed altri ma personalmente ho sempre amato il calcio sudamericano e questo ricordo con maggiore affetto questi nostri “eroi” d’oltreoceano elencati con brevi loro biografie, per qualche momento questi splendidi atleti ci hanno regalato dei momenti emozionanti ed incancellabili , auguriamoci di vederne altrettanti in un futuro prossimo.
Poi c’è stato Bosman e la sua legge e la fine del sogno dei calciatori stranieri, oramai a stento trovi nell’Avellino calciatori autoctoni, il mondo alla rovescia.