Ill.mo Sindaco del Comune di Avellino, sono costretto a disturbala per la questione delle strutture sportive e la sua gestione. Premessa che conoscendo la sua persona e quello che nel passato è riuscito a rappresentare nella mondo dello sport Regionale e in particolare nella pallavolo sono rimasto molto deluso per quello che invece sta dando allo sport in città. Mi sarei aspettato che nella sua giunta ci sarebbe stato un’ assessorato che rappresentava lo sport, ma invece non c’è nemmeno l’ombra di tutto ciò. Ma tutto questo già mi era apparso molto chiaro all’indomani della sua elezione, quando la mia società che rappresento, l’AVELLINO VOLLEY veniva premiata a Nola al Gran Galà della Pallavolo per aver vinto il campionato Regionale di serie D femminile e in quell’occasione Le chiesi se avrei potuto portare le ragazze al Comune, dal neo-sindaco della città per un saluto e Lei mi rispose che aveva ben altro cose più importanti da fare. Ill.mo Sindaco Le voglio ricordare che in questo momento l’Avellino Volley rappresenta la prima squadra dilettantistica in provincia nel volley femminile e porta il nome della città che Lei oggi è Sindaco. Tornando al motivo per cui La sto scrivendo, l’Avellino Volley, nonostante dovrà affrontare un campionato di serie C, dopo tante difficoltà, certamente non volute dall’ufficio sport ma da un regolamento obsoleto e poco funzionale, ci siamo ritagliati uno spazio, anche se limitatissimo per gli allenamenti appena sei ore settimanali, nella tendostruttura del Campo Coni. Nella giornata di venerdì 27 settembre, secondo me è successo una cosa gravissima che sicuramente il sottoscritto non può né tacere né far finta di niente. Mentre concludevamo gli allenamenti un collaboratore dell’ACS con una certa arroganza e senza sapere cosa faceva, ma con la giustificazione che era finito l’orario degli allenamenti, chiudeva le luci dell’impianto della tendostruttura con le atlete ancora in campo e con il grande rischio che qualcuno si poteva far male. Mi chiedo e Le chiedo umilmente se queste ragazze o chi fa sport sano, senza nessuna retribuzione e solo con lo scopo di far vincere i colori della propria città che rappresentano possano essere trattati in questo squallido modo da chi, forse, del proprio lavoro non conosce neppure il significato e i valori che dovrebbe rappresentare. Avellino, 28 settembre ’13 Fausto SACCO