Da Djion a Santenay, in Borgogna, Francia, corre la celebre Côte d’Or, divisa in Côtes de Beaune e Côtes de Nuits: un nastro di territorio particolarmente vocato lungo circa 60 km su un’importante faglia geologica risalente al periodo giurassico, con sedimenti rocciosi calcarei misti a conchiglie, che costituiscono la straordinaria stratificazione del terroir dei Climat e motivo della qualità unica dei suoi vini.
Un patrimonio culturale di 2000 anni che costituisce ancora oggi un modello mondiale di viticoltura, in un territorio straordinario, unicum di suoli e di microclimi differenti con un mosaico di 1247 Climats de Bourgogne, appezzamenti coltivati a vite, dal 2015 inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Non può parlarsi di Borgogna senza omaggiare il ricordo della battaglia romana più gloriosa, quella di Caio Giulio Cesare del 52 a.C. ad Alesia, non lontano dall’odierna Digione, contro le tribù galliche di Vercingetorige, capo degli Arverni. Gli antichi popoli dei Galli erano definiti “barbari” perchè, a differenza dei Romani bevevano il vino “puro”, ovvero non diluito con acqua.
Nel tempo, l’influenza di stili e di cultura romana determinò, progressivamente il cambio di abitudini, facendo aumentare il consumo del vino in luogo di quello tradizionale della birra. Infatti, a partire dal I d.C. furono piantate molte viti che, nel corso dei secoli, rimodellarono il paesaggio della Borgogna. Da parte gallica, la botte sostituì le anfore romane nel processo di affinamento del vino.
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(In copertina, Chateau Marsannay, credit@2022C.Guerriero-TWM)
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A. Cascone