10 ufficiali ed un soldato semplice del reggimento d’artiglieria Taro, furono fucilati dalle truppe della divisione Goering, in ritirata sotto l’incalzare delle truppe anglo-americane, sbarcate a Salerno. Fu la prima rappresaglia nazista contro l’Esercito italiano dopo l’ 8 settembre del ’43 e si consumò davanti al prospetto della caserma del ‘48, dov’era alloggiato il contingente militare, comandato dal colonnello Ruberto. La commemorazione della tragedia, fissata per l’ 11 settembre prossimo nel Salone di rappresentanza del Museo storico-archeologico dell’area nolana, con la partecipazione del vescovo Beniamino Depalma , Ferdinando Imposimato, Aldo Masullo e Guido D‘ Agostino. Per la circostanza sarà presentato il romanzo-verità di Alberto Liguoro, figlio di una delle vittime della strage. La spirito di abnegazione del sottotenente Enrico Forzati, immolatosi davanti al plotone d’esecuzione al posto di un giovane sottotenente. La tomba di Forzati, Medaglia d’oro al valore militare, nell’abbandono e nell’incuria dell’antico Cimitero di Poggioreale.
8 settembre 1943. La guerra è finita.
Era finita la guerra, in ragione dell’armistizio, ch’era già stato firmato il 3 settembre a Cassibile, in Sicilia, dal capo del governo, Pietro Badoglio e dal generale Eisenhower, comandante dell’alleanza anglo-americana, le cui truppe, dopo lo sbarco in Sicilia e a Salerno avevano sfondato la linea più meridionale del bastione dell’Europa mediterranea. E, dieci mesi dopo, la tenaglia anglo-americana si sarebbe chiusa a doppia mandata, con il travolgente sbarco in massa dei marines, in Normandia. Per l’esercito tedesco, lo scacco era ormai scontato, sulla scia della disfatta nella steppa russa, vissuta insieme con le divisioni italiane dell’Armata italiana in Russia.
8 settembre 1943. Il proclama di concessione dell’armistizio, sulla base della richiesta di resa incondizionata, fu diffuso – prima delle ore 18,00- da Radio Algeri e letto da Eisenhower, mentre Badoglio ne diede lettura- alle ore 19,30- attraverso le antenne dell’Ente italiane audizioni radiofoniche, meglio noto come Eiar. Il proclama, in particolare, evidenziava il pieno riconoscimento della preponderanza schiacciante della forza militare anglo-americana, delineando lo scenario politico-militare, per il quale gli anglo-americani sono alleati dell’Italia, mentre sono annullati i vincoli dell’ alleanza e dello stato di co-belligeranza con la Germania nazista. E non va dimenticato che Badoglio aveva assunto la guida del governo, per volontà del re Vittorio Emanuele III, dopo il voto del 25 luglio dello stesso anno, con cui il Gran Consiglio del fascismo riunito nella Rocca delle Camminate, a Verona, aveva “sfiduciato” Mussolini, approvando l’ordine del giorno, proposto dal ministro Dino Grandi, che, di fatto, con il ripristino dei poteri del re in capo alle Forze armate, mirava proprio alla destituzione- come avvenne, con l’arresto- – di Mussolini dalla guida del governo. Una linea di prospettiva, che prefigurava, in tempi più o meno brevi, la rottura dell’alleanza dell’Italia con la Germania, per la scelta della neutralità verso le sorti del conflitto, il cui esito di sconfitta per l’asse Germania Italia Giappone era già leggibile su tutti i fronti di guerra. Un voto, quello del 25 luglio, che sgretolò ed abbatté il binomio monarchia–fascismo, incardinato nella diarchia composta dal re e dal duce, del cui autoritarismo Mussolini, nel segno del partito unico e della “ militarizzazione” delle giovani generazioni attraverso la scuola, era stato la massima espressione, avendo retto ininterrottamente la presidenza del Consiglio dei Ministri dal 31 ottobre del 1922 fino all’approvazione appunto dell’ordine del giorno-Grandi, che ne determinerà- come accennato- l’arresto e la successiva liberazione per opera dei tedeschi. Una liberazione, per la quale sarà definitivamente asservito alla politica hitleriana, che lo sosterrà nella formazione della Repubblica sociale italiana, a Salò, Stato satellite funzionale agli interessi della logistica militare e geo-politici della Germania.
L’Italia si spaccherà in due, nel biennio 1944\1945, con il Centro-Sud liberato dall’occupazione tedesca ed il Nord, in cui la bruta violenza della guerra proseguirà con le tremende atrocità della guerra civile, fino al definitivo tracollo nazi-fascista e alla vittoria della Resistenza, nella primavera del 1945, mentre la Germania e le sue città erano ridotte in cenere e , sul versante dell’Oceano Pacifico, il Giappone – già piegato nella sconfitta dalla super concentrata forza d’urto militare degli Usa, di cui i marines furono la testimonianza più compiuta- sarà drasticamente e definitivamente debellato nella tragedia, innescata dalle bombe atomiche, sganciate dall’Aeronautica statunitense il 6 ed il 9 agosto del 1945 su Hiroshima e Nagasaki, annientandone le popolazioni, nel viluppo della radioattività nucleare. Era la resa incondizionata del Giappone, voluta dagli States, che seguiva, a tre mesi di distanza, quella della Germania. Sul secondo conflitto mondiale calava il sipario, per aprire gli scenari del sistema bi-polare- per il controllo politico del sistema mondo- rappresentato dagli Stati Uniti d’America e dall’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, cancellato con l’implosione di quest’ultima nel 1989, il cui processo era stato innescato nel 1985 dalla glasnost ,in particolare, dalla pereistroika, di cui si rese promotore ed artefice il segretario generale del Pcus, Gorbaciov, destrutturando il totalitarismo di Mosca..
Ritornando in Italia, le traversie da incubo, generate dalle vicende belliche, che sembravano non finire mai, erano giunte all’epilogo liberatorio; traversie, sopportate e vinte dal popolo, che divennero – avvalorando, se fosse stato necessario, il pensiero di Giambattista Vico – il seme delle opportunità, per affrancarsene ed intraprendere nuove strade, che, nella fattispecie, resero concreto e praticabile un ordine sociale e politico più giusto, plurale, rispettoso dei diritti umani e della dignità della persona, calato e dispiegato in un contesto istituzionale di ampio respiro civile.
Si afferma, quella che viene definita, a giusta ragione, la Nuova Italia, dopo la proclamazione dell’Unità nazionale del 1861. E’ l’ Italia dello Stato delle libertà democratiche e repubblicane, generato dal patto costituzionale del 1948 ed innervato nei sistemi dei valori del cattolicesimo e del solidarismo cristiano, del socialismo e delle idealità liberali, con la fondamentale scelta di campo nell’assetto occidentale, di piena integrazione nel quadro delle democrazie parlamentari, sull’asse che corre tra l’Europa e l’America anglosassone. Una scelta, che costituisce il merito storico della Democrazia cristiana e dei partiti centristi, con il supporto della Chiesa, e della linearità d’azione politica di Alcide De Gasperi, statista di forti convenzioni liberal-democratiche e laiche, che sarà tra i “padri fondatori” dell’Europa comunitaria, sponda essenziale per favorire e promuovere le democrazie occidentali nel Vecchio continente.
IERI, OGGI
E’ atto dovuto l’esercizio della memoria, sia sul piano etico e morale che su quello sociale, per disporre di una bussola d’orientamento verso il presente, ma soprattutto verso il futuro. E’ l’esercizio, che scava nel passato, per leggere le pieghe più profonde di fatti e vicende – nelle cause e nella genesi- per far decantare mistificazioni e falsificazioni, miti e luoghi comuni, riscoprendo il senso del bene, ch’é l’amore per la vita e la pace attiva tra uomini e popoli, ma anche la dimensione del male, in cui gli uomini troppo spesso si avvitano a spirale, lasciandosi consumare dalle loro superbie, per incrudelire sui propri simili, inseguendo miraggi di dominio e potere, facendo ricorso alla forza e alla violenza, fino a praticare le “logiche” delle guerre, combattute con i sistemi d’arma convenzionali e di sofisticata “intelligenza” elettronica, con droni e laser; guerre, i cui effetti distruttivi corrono in parallelo con quelli delle guerre economiche e finanziarie, in grado di devastare e sovvertire gli equilibri sociali d’interi popoli, specie nei tempi dell’ internazionalizzazione dei mercati e degli assetti bancari, quali sono quelli della globalizzazione, che viviamo.
E, ad oltre mezzo secolo dai trattati di Yalta, gli stessi orrori della prima come della seconda guerra mondiale – purtroppo- non sono restati isolati e relegati in se stessi, quale essenza totale ed assoluta del male, da non ripetere e rinnovare. E si proiettano sullo schermo della contemporaneità con le permanenti conflittualità in Medio Oriente, , le feroci dittature latino-americane d’impronta militare e nazista, il Vietnam aggredito dagli Usa e le atrocità da genocidio consumate dai viet-cong sui connazionali per la cooperazione data agli States, la Corea del Nord, i sistemi integralisti e fondamentalisti dell’area del Golfo persico, la negazione dei diritti umani e civili della Cina del turbo-capitalismo comunista, le missioni di guerra e di conquista dell’Urss e dei Paesi occidentali arenatesi in terra afgana, le frequenti guerre tribali d’Africa, depredata per secoli dalle colonizzazioni europee, le “pulizie etniche” nell’ex Jugoslavia, e, proprio in questi giorni, le torbide situazioni d’Egitto e della Siria di Assad, con l’utilizzo delle armi chimiche sono soltanto alcuni grani di un lungo rosario delle sofferenze, che hanno scandito gli ultimi decenni. Sono le sofferenze, che hanno afflitto- ed affliggono- le parti deboli dei popoli e dell’umanità.
LA PERVERSIONE DEL POTERE DELLA FORZA
La banalità del male, a voler evocare la nitida lezione di vita tormentata e vissuta dalla fine intelligenza di quella scrittrice e pensatrice qual è Hannah Arendt, pare calzare sullo scenario, scoprendo e rivelando le infinite miserie umane. E’ la banalità, con cui l’ Arendt focalizza la facilità operativa e la brutalità della macchina di morte, allestita scientificamente dalla Germania nazista, per annientare gli ebrei e le minoranze etniche, ritenute inferiori alla razza ariana, per inseguire il progetto della volontà di dominio sui popoli e sull’Europa. Una macchina di morte allestita ed attivata con vari passaggi: dalle leggi razziali all’utilizzo delle sofisticate “armi” della psicologia di massa e della propaganda dei mezzi di comunicazione, e non c’era ancora la televisione con la sua forza invasiva e sub-liminale di condizionamento, per la demonizzazione totalizzante dell’ebreo, come singolo e come popolo, e delle minoranze che gli erano assimilate, soprattutto i rom, per approdare alla soluzione finale della shoah.
E’ la banalità del male, variamente imputabile alle degenerazioni delle ideologie del ‘900 – definito secolo breve, ma anche secolo dei massacri- che nullifica l’esistenza degli altri, in nome del potere, che, come si consegue così si dissipa e disperde d’improvviso. Il potere, che si risolve nel niente.
RICORDO, MA SENZA RETORICA
L’ 11 settembre prossimo per Nola e le comunità del territorio sarà un’importante occasione d’esercizio di memoria, la cui fonte ispiratrice é data dall’eccidio, che si consumò nello stesso giorno – settanta anni fa – davanti al prospetto della seicentesca e monumentale caserma “Principe Amedeo”, meglio conosciuta come il ‘48. Fu la prima rappresaglia- di una lunga serie di stragi, soprattutto verso le popolazioni inermi- che le truppe tedesche attuarono nei confronti dell’Esercito italiano, dopo le convulse vicende che segnarono l’armistizio dell’ 8 settembre del ‘43, rendendo l’esercito tedesco nemico ed occupante del territorio nazionale. Erano le truppe della divisione Hermann Goering, in pieno ripiegamento, incalzate dalle truppe anglo-americane, da poco sbarcate a Salerno.
Le truppe del reggimento d’artiglieria Taro, alloggiate proprio nel presidio del ‘48, con inganno, furono disarmate e fatte schierare, per la decimazione, la crudele conta da uno a dieci, per “estrarre” dallo schieramento il decimo da destinare alla morte. Era l’applicazione del duro codice di guerra nazista, per bilanciare l’uccisione di un ufficiale tedesco, avvenuta il giorno precedente, in piazza d’Armi. Dieci ufficiali ed un soldato comune furono passati per le armi. Ed i loro cadaveri, in segno di estremo oltraggio furono gettati nei pressi delle latrine del presidio di piazza d’Armi. Ad esecuzione compiuta, i soldati ed i sottufficiali del presidio furono lasciati in libertà, mentre gli ufficiali- sessanta- furono deportati in provincia di Benevento, in ostaggio dei tedeschi per tre giorni. Furono rimessi in libertà, con l’ingiunzione di non rientrare nel presidio di piazza d’Armi. Caserme e presidi dell’Esercito italiano, ormai allo sbando, erano,intanto, sottoposti dalle truppe tedesche – come racconta nella relazione di testimone diretto ed oculare, il maggiore Camillo Nicoletti – alla “ nefasta opera di distruzione e saccheggio, col fuoco e con la dinamite”.
E’ la sorte, che ha segnato anche il ’48, per il quale oltre dieci anni fa, è stato avviato un importante programma di recupero strutturale e funzionale, con progetto della Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Napoli, in sinergia con la Soprintendenza ai beni artistici,architettonici e storici, per destinarlo a sede degli uffici giudiziari e delle forze dell’ordine pubblico; programma parzialmente attuato e sospeso, per mancanza di risorse economiche. E si ricorderà che il ‘48, realizzato, per volontà di Carlo III nel ‘700 era parte integrante del sistema dei presidi a protezione di Napoli, capitale del Regno borbonico; sistema, in cui erano inseriti, tra gli altri, i presidi di Aversa e Nocera Inferiore.
ENRICO FORZATI , IL VALORE DELL’ ALTRUISMO
La valenza evocativa della strage di 70 anni fa, si carica di ammirevole significato morale, alla luce dello spirito d’abnegazione di sé, di cui diede prova e testimonianza il sottotenente Enrico Forzati, offertosi al plotone d’esecuzione, al posto di un giovane sottotenente. Rivoltosi al giovane sottotenente, che l’appello della decimazione del comandante del plotone d’esecuzione aveva destinato alla morte, Forzati con coraggiosa ed ammirevole determinazione disse :“ Non devi andare tu, ci vado io”. Al sottotenente Enrico Forzati lo Stato italiano ha conferito la Medaglia d’oro al valore militare. Le sue spoglie sono sepolte nell’antico Cimitero di Poggioreale, in una tomba anonima, con iscrizione illeggibile, disadorna.
L’eccidio di piazza d’Armi, nella memoria e nell’attualizzazione di meditazione per gli uomini dei nostri giorni, sarà il tema del convegno, che si svolgerà nel Salone di rappresentanza del Museo storico-archeologico dell’area nolana, in via senatore Cocozza, alle ore 16. Ne tratteranno il vescovo Beniamino Depalma, Ferdinando Imposimato, già parlamentare e Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Aldo Masullo, docente emerito di Filosofia morale nell’Ateneo federiciano, Guido D‘Agostino, studioso della Storia della Resistenza. Coordinerà, il giornalista Roberto Ormanni.
Per la circostanza sarà presentato il romanzo-verità di Alberto Liguoro, avvocato di professione, nel Foro di Milano, figlio – la madre morì dopo averlo partorito- di una delle vittime della strage, l’ufficiale Alberto Pesce. Ed il cognome dell’autore è quello della famiglia che lo adottò. Il testo rivisita la drammatica vicenda, con la trasfigurazione narrativa della storia di due giovani. S’intitola ” Nola, cronaca dell‘ eccidio, due sposi , la rappresaglia nazista, i martiri dell‘11 settembre del 1943“. ed é pubblicato da’ Infinito edizioni.
A far da prologo in mattinata, la cerimonia solenne evocativa dell’eccidio davanti al Monumento ai caduti in guerra in piazza Matteotti, con il picchetto d’onore dei bersaglieri. Saranno presenti le delegazioni dell’amministrazione comunale, con il sindaco Geremia Biancardi, dell’amministrazione di San Marco dei Cavoti, il Comune natìo di Alberto Liguoro, e del Club Rotary Nola-Pomigliano d’Arco. (Servizio curato da Gianni Amodeo)