Al confine tra Saviano e Scisciano è stato allestito da qualche mese un campo di tiro con l’arco. Abbiamo pensato di dare voce ai protagonisti di questa interessante iniziativa, incontrando sul posto alcuni arcieri che hanno accolto con entusiasmo l’occasione di poter dare maggiore visibilità ad uno sport cosiddetto “minore”. Ho incontrato in particolare il prof. Giuseppe Tafuro, che insieme al Presidente dell’Associazione Arcieri Vesuviani, Gennaro Liguori, ha risposto ad alcune domande relative non solo all’attività in corso ma a circa trent’anni di entusiasmante attività sportiva ad altissimi livelli.
D. “Bentornati sul campo di tiro! Dopo qualche anno rivediamo gli arcieri sul territorio comunale. Quali sono i motivi alla base della rinascita di questa attività a Saviano ?”. R. “Dopo circa venti anni ci siamo ritrovati, avendo raggiunto quella stabilità lavorativa indispensabile per ricavare lo spazio che reclama questo sport meraviglioso. Io, personalmente, non ho mai abbandonato questa passione”, ha chiarito il prof. Tafuro, socio fondatore dell’associazione, “il mio arco l’ho lasciato al suo posto ed ogni volta che, aprendo lo sgabuzzino dello spogliatoio, me lo ritrovavo davanti, per me era come se mi fossi allenato. L’associazione è rinata da qualche mese con il nome di ASD Arcieri Vesuviani 15105 e coglie quest’occasione per chiedere pubblicamente collaborazione a tutti, non tanto in termini economici, quanto piuttosto fattivamente. Il campo di tiro, infatti, necessita di manutenzione non solo del verde ma anche di pulizia dei rifiuti sversati dalle limitrofe attività del mercato settimanale. Per darvi un’idea di quello che abbiamo ritrovato sul sito, quando ne siamo entrati in possesso, basta dirvi che sono stati prodotti una ventina di sacchi grandi di spazzatura indifferenziata, rimossi a nostra cura a titolo gratuito e personale. Ringraziamo i f.lli Carella, inoltre, per aver contributo gratuitamente a realizzare la pedana di tiro in calcestruzzo armato e la Ferrara Group per averci donato le magliette con il logo dell’associazione”. D. “Un po’ di storia dell’associazione prima di giungere all’attuale assetto organizzativo?”. R. “La prima associazione con cui ho iniziato a tirare con l’arco si chiamava Albatros, sorta tra il 1978 ed il 1980”, ha chiarito il prof. Tafuro, aggiungendo “Ho creato l’associazione per poter iscrivermi singolarmente alle gare, dato che in zona non ne esistevano altre. Per poter legalmente costituire l’associazione feci iscrivere mia moglie, mia figlia, mio padre e mio zio ! Successivamente l’associazione prese il nome di Arcieri Savianesi simboleggiata dalle tre frecce del Comune di Saviano, con la partecipazione di Saverio Di Domenico ‘o piccatore, Antonio ‘o baggiano e gli appena adolescenti Gaetano Fusco, Ciccio Caliendo, Aldo e Gennaro Liguori. In una seconda fase la denominazione si modificò in Red Devils”. D. “Quali sono stati i primi passi mossi dall’associazione ?”. R. “Partecipavamo a tutti i livelli, chiaramente sempre a nostre spese. Non abbiamo mai ricevuto alcun contributo comunale. Abbiamo iniziato a tirare a Via Cimitero presso il Centro Vita, all’aperto. La prima volta ad aver vinto una competizione a squadra, i Giochi della Gioventù, i ragazzi avevano undici anni. Abbiamo, poi, vinto quattro volte i campionati italiani sia indoor che all’aperto e battuto due record italiani a squadra di categoria”, ha orgogliosamente aggiunto il presidente dell’associazione, “guadagnando ciascuno dei tre componenti della squadra seicentomila lire d’allora. Nel 1988, in occasione del record italiano, avevamo quattordici anni. A livello regionale per anni non abbiamo avuto rivali, fino al raggiungimento dei diciotto anni, categoria allievi, nel 1995. Per raggiungere certi livelli ci allenavamo almeno due o anche tre ore al giorno. Continuando su quei livelli si sarebbero potute aprire anche le porte di una partecipazione ai giochi olimpici. Ovviamente ci si può avvicinare a questo sport anche con un impegno minore, rimanendo nell’ambito dell’hobby, senza chiaramente pensare di poter arrivare a certi risultati”. D. “Quali problemi hanno impedito all’associazione una ulteriore crescita sportiva ?”. R. “Il raggiungimento della maggiore età da parte degli iscritti, con conseguenti maggiori impegni scolastici o lavorativi ha disperso il gran lavoro fatto fino a quel momento, infatti i ragazzi non hanno gareggiato da juniores. Un errore che ho commesso”, ha aggiunto il prof. Tafuro, “è stato, poi, quello di essermi candidato alle elezioni comunali di Saviano, con conseguenti ostruzioni a livello organizzativo. Il Comune, infatti, non ci ha mai messo a disposizione la palestra. Per la preparazione dei campionati italiani di febbraio ci allenavamo d’inverno all’aperto, riscaldandoci con una stufetta di fortuna o con un po’ di brace ‘int a ‘na cardarella. Le altre associazioni di regola fruivano della palestra comunale per qualche ora almeno tre volte alla settimana.”. D. “Avete mai avuto in concessione strutture comunali?”. R. “Il campo sportivo comunale ci fu assegnato per un breve periodo di pomeriggio ad agosto dalle tre alle cinque, proposta assolutamente non accettabile. Il campo di calcio comunale, il cui costo di ristrutturazione si è aggirato all’incirca sul milione di euro, è stato affidato ad una società privata che lo utilizza per ricavarne utili. Richiediamo, pertanto, che venga versato un equo corrispettivo nelle casse comunali, da ridistribuire a tutte le società sportive che operano sul territorio, che svolgono un servizio pubblico e danno visibilità al Comune. Se si vuole tener conto, poi, dei meriti sportivi per l’assegnazione delle strutture pubbliche, è fuori di dubbio che nel nostro Comune i migliori risultati sportivi sono stati raggiunti nel tiro con l’arco. Non ci risulta infatti che pallavolo, calcio a 5, basket, etc. abbiamo mai vinto campionati italiani. Abbiamo richiesto, inoltre, di poter utilizzare i WC chimici del mercato rionale, posti a pochi metri dall’area di tiro, senza ricevere ancora alcun riscontro dall’amministrazione”. D. “Cosa chiedete all’amministrazione comunale?”. R. “Al Sindaco chiediamo di essere trattati alla pari delle altre società sportive che svolgono attività sul territorio (basket, calcio, pallavolo, etc.). La palestra comunale, presso la quale i ragazzi della scuola media dovrebbero svolgere attività sportiva, è anch’essa gestita da un’associazione sportiva fin dalle tre di pomeriggio. Non è accettabile che strutture pubbliche, per la manutenzione delle quali i contribuenti pagano le tasse, siano assegnate gratis a privati che le utilizzano per ricavarne degli utili, chiedendo soldi ai ragazzi per lo svolgimento dell’attività. Da quanto mi risulta la palestra è da qualche decina d’anni affidata a privati senza che sia mai stata svolta una regolare gara d’appalto”. D. “Quali sono i costi sostenuti dall’associazione ?”. R. “Non avendo avuto in concessione dall’amministrazione comunale uno spazio pubblico, siamo stati costretti a sottoscrivere un contratto di locazione oneroso di un sito di privato, per 2.400 euro all’anno. Abbiamo versato mille euro ciascuno per poter sostenere le spese iniziali dell’iniziativa. Fino all’anno scorso l’attività era completamente gratuita per i ragazzi. Da quando abbiamo iniziato a pagare il costo per la locazione del sito dove ci alleniamo, siamo stati costretti a chiedere agli iscritti un piccolo contributo mensile di 30 euro ai circa 15 soci, di cui 10 assidui. Questa quota serve anche per l’acquisto di bersagli e paglioni (ciascuno dei quali costa circa 200 euro), che alla fine di ogni stagione vanno sostituiti per usura. Un eventuale incentivo comunale, anche solo di qualche migliaio di euro, sarebbe fondamentale per rendere completamente gratuita l’attività ad eccezione del solo acquisto una tantum dei materiali usurati e delle spese correnti. L’associazione è stata, inoltre, regolarmente iscritta all’Agenzia delle Entrate con registrazione dell’atto costitutivo e pagamento della tassa d’iscrizione. La società paga, poi, ogni anno una quota di iscrizione alla Federazione, oltre alla quota che ciascun iscritto a sua volta versa a proprie spese per l’iscrizione personale, in modo da poter partecipare alle gare. A breve è prevista una riunione dei soci nel corso della quale saranno illustrati bilancio e previsioni di spesa”. D. “Quali risultati sportivi sono stati raggiunti nell’ultimo periodo?”. R. ““In quest’ultimo periodo mi sono allenato dall’una alle tre”, chiarisce Liguori, “ed abbiamo vinto due titoli individuali ai recenti campionati regionali nella categoria master (Tafuro) e seniores (Liguori), oltre ad un 3° posto (Scibelli) nella categoria ragazzi. Nella competizione open svoltasi a luglio abbiamo gareggiato con l’atleta Pasqualucci che ha poi partecipato alle Olimpiadi, dopo essere diventato a marzo campione del mondo Junior sia individuale che a squadra nei campionati di Ankara. La distanza da atleti del genere, che rappresentano l’assoluta eccellenza, è di 50/60 punti in gara, distanza che va colmata non solo con le capacità ma soprattutto con l’allenamento e le strutture”. D. “Quali costi comporta avvicinarsi a questa disciplina”. R. “Un arco scuola completo costa intorno ai 200 euro, un arco semiprofessionale si aggira intorno ai 4/500 euro, a partire da 1000 euro si può acquistare un arco professionale. Un arco se ben manutenuto può durare decine di anni e con la crescita del ragazzo si cambia solo una parte di esso, i cosiddetti flettenti. Un arco è composto da 3 parti: i due flettenti laterali, la parte centrale (detta riser) con la corda ed il mirino, il kit si completa con faretra, frecce, paradito, parabraccio, dragona, paraseno ed una valigia dove deporre tutto il materiale”. D. “Che situazione vive attualmente questo sport ?”. R. “Devo purtroppo denunciare che in Campania anche in questo ambito”, segnala il prof. Tafuro, “la gestione non è trasparente. La Fitarco anni fa metteva a disposizione gratuitamente materiali per far avvicinare i giovani a questo sport mentre adesso non vi è alcuna forma di contributo o di incentivazione nelle scuole pubbliche o presso i Comuni. La politica potrebbe fare molto per agevolare l’associazionismo e contribuire a creare migliori condizioni di vivibilità del nostro territorio, fosse solo per togliere i ragazzi dalle strade”.
Pierluigi Perretta