“All Inclusive”: il campo unitario di formazione per educatori e animatori dell’Azione Cattolica di Avellino

All Inclusive: il campo unitario di formazione per educatori e animatori dellAzione Cattolica di Avellino

Il 4 e 5 gennaio 2025 si è svolto presso l’Hotel Serino a Serino (AV) il campo unitario per educatori e animatori organizzato dalla presidenza diocesana dell’ Azione Cattolica di Avellino. L’evento che ha coinvolto circa sessanta educatori della diocesi ha rappresentato una occasione privilegiata per approfondire, confrontarsi e riflettere sul tema centrale dell’inclusività nell’educazione cristiana, combinando un approccio pastorale e pratico e fornendo strumenti concreti per rendere tangibili nella quotidianità i principi evangelici declinati in spirito di accoglienza e valorizzazione delle diversità.

Il presidente diocesano dell’Azione Cattolica, Antonio Fontanarosa, ha aperto i lavori sottolineando l’importanza del tema: “Come educatori cristiani, siamo chiamati a essere testimoni di una Chiesa accogliente, capace di rispondere alle sfide della contemporaneità senza tradire il Vangelo. L’inclusività è una di queste sfide. Abbiamo scelto di affrontarla non solo con lo sguardo della fede, ma anche con il rigore della formazione.”

L’inclusività, nel contesto del campo, è stata intesa non come un’adesione acritica a ogni istanza culturale o sociale, ma come la capacità degli educatori di saper costruire spazi relazionali in cui ogni persona si senta accolta, valorizzata e accompagnata nel proprio cammino di vita e di fede, rendendo così concreto il Magistero della Chiesa e i principi evangelici, che invitano a vedere in ogni individuo il riflesso di Dio.

Il programma del campo si è pertanto articolato in diverse attività, alternando momenti di preghiera, riflessione e approfondimento formativo.

La prima giornata è stata guidata da Padre Emanuele Jula, gesuita e docente, che ha offerto una riflessione multidisciplinare sull’inclusività, con un focus specifico sulle questioni legate all’identità di genere. Il relatore ha adottato un approccio sistemico, integrando prospettive teologiche, psicologiche e sociologiche per esplorare il significato e le implicazioni di un’accoglienza autentica.

Padre Jula ha evidenziato come l’inclusione non significhi un’accettazione indiscriminata di ogni comportamento o idea, ma piuttosto la capacità di ascoltare, comprendere e accompagnare le persone nelle loro sfide personali e spirituali. Ha sottolineato l’importanza di evitare pregiudizi e di sviluppare competenze relazionali che permettano agli educatori di creare contesti in cui ogni individuo si senta valorizzato.

La seconda giornata è stata dedicata a una riflessione teologica guidata da don Fabio Mauriello, Assistente unitario dell’Azione Cattolica di Avellino. Attraverso l’analisi di alcuni passi biblici, don Fabio ha esplorato il ruolo della Chiesa come comunità accogliente. Tra i testi presi in esame, il racconto della Samaritana al pozzo (Gv 4,1-42) e la parabola del buon Samaritano (Lc 10,25-37) hanno costituito spunti per comprendere come l’accoglienza cristiana sia un invito a superare le barriere culturali, sociali e personali per riconoscere in ogni persona un figlio di Dio. Don Fabio ha ribadito che l’inclusione è un atto d’amore che richiede ascolto senza giudizio e accompagnamento senza imposizione.

Un elemento cruciale del campo, infine, sono stati i gruppi di lavoro nei quali i partecipanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi su situazioni concrete e di riflettere per comprendere se e come sia possibile tradurre i principi dell’inclusività nelle attività educative quotidiane dell’associazione. Tra i temi affrontati, particolare rilievo ha avuto la “purificazione del linguaggio”, intesa come la necessità di utilizzare parole che rispettino la dignità e l’unicità di ciascuno. Le testimonianze dei partecipanti hanno sottolineato quanto questo percorso formativo sia stato utile per acquisire una maggiore consapevolezza e sensibilità verso le sfide legate all’identità di genere e ad altre forme di diversità. Molti hanno ribadito che l’ascolto è la chiave per costruire relazioni autentiche e per favorire un cammino di crescita condivisa.

Il Presidente, Antonio Fontanarosa, ha concluso il campo ribadendo che l’inclusività non deve essere considerata un tema isolato, ma uno stile di vita e di missione per tutta la comunità cristiana. “Abbiamo gettato un seme importante, ma ora dobbiamo continuare a lavorare. L’inclusività non è solo un tema da affrontare in un evento formativo, ma uno stile da assumere come comunità cristiana. La sfida è grande, ma sono certo che insieme potremo fare la differenza.”

Il presidente ha incoraggiato gli educatori a riportare nelle loro parrocchie quanto appreso per insieme costruire una Chiesa sempre più aperta e accogliente, capace di rispecchiare il volto misericordioso di Cristo.

Il presidente diocesano

Antonio Fontanarosa