Pubblichiamo di seguito un comunicato importantissimo per le informazioni e notizie ancorchè medico-scientifiche che contiene, da parte di due associazioni, da anni in prima linea a difesa del diritto alla salute e dell’ambiente, l’Associazione Isde Medici per l’Ambiente e la Federazione Assocampaniafelix Giugliano-Acerra-Nola che hanno aderito alla marcia ‘Il Triangolo della Vita’ prevista per domani, sabato 19 ottobre a Nola, importante evento mediatico per dire no al biocidio in atto in Campania. Ecco…”Ancora irrisolte le criticita’ dell’area nolana : questione depuratore di Marigliano (che non depura da anni); questione Regi Lagni che continuano a trasportare, al litorale domizio, il loro carico inquinante; questione delle 12 Cave di Polvica di Nola, che continuano la loro attività all’interno del Parco del Partenio, con buona pace del dissesto idrogeologico ; Continuano le coltivazioni di ortaggi ed il pascolo in zone notoriamente interdette a suddette attività e da anni inquinate da diossina (dichiarate tali dall’ARPAC); continuano gli sversamenti abusivi di rifiuti tossici e relativi roghi tossici (vedi Torretta, Ponte dei Cani, Boscofangone, etc.); continua il traffico pesante al di fuori di ogni norma; Presenza a Tufino di ben due mega-discariche (Paenzano 1 e 2) esaurite e messe in sicurezza da alcuni anni (più lo Stir che rappresenta la terza discarica di Rsu tal quali e quant’altro);Presenza di una Cava calcarea a Casamarciano ancora in attività, non dotata di strumentazione idonea per la rilevazione di particolato fine, assai dannoso per la salute pubblica; c’è ancora il rischio ambientale legato all’eventuale apertura di cave calcaree abbandonate ove sversare rifiuti biostabilizzati che di fatto sono rifiuti a tutti gli effetti. L’inquinamento delle falde sottostanti da parte di metalli pesanti, pcb e Ipa risulterebbe sicuro e dannoso per la salute pubblica. L’attuale rischio sanitario è dato dall’aumento del 76% delle richieste per esenzioni da cancro nel distretto di Nola negli ultimi cinque anni (2008-2012) e quasi del 100% in quello di Acerra (2009-2012). Nel nolano c’e un aumentato rischio di ammalarsi, ma non abbiamo un indice preciso di questo rischio”. I dati del distretto di Nola hanno messo in evidenza negli ultimi cinque anni un aumento di richieste di esenzione per tumori maligni quasi raddoppiate. Si è passati dalle 186 richieste totali del 2008 alle 266 del 2012 (+76,2%). Il trend per il 2013 è stato calcolato con il metodo ‘best fit’ e ammonta a 321 totali. Inoltre, le richieste nel 2012 sono state più numerose per le femmine (149) che non per i maschi (117) e per il 2013 ci si aspettano 180 femmine e 142 maschi. Tra il 2008 e il 2011, inoltre, i maschi hanno visto raddoppiare le richieste di esenzione (99%) rispetto alle femmine (76%). Nel distretto di Acerra si è passati dalle 427 richieste di esenzione del 2008 alle 774 del 2012, con un aumento vicino al 100%. Invochiamo al più presto un registro tumori coordinato dall’Istituto di ricerca Pascale di Napoli (come avviene nel resto d’Italia), che faccia luce su questo rischio. Esiste una sovrapposizione tridimensionale tra inquinamento tossico ambientale, presenza di clan camorristici dediti ad attività ecomafiose e morbilità e mortalità per cancro. I dati certi di causa effetto sono esposizione ad amianto e cancro, esposizione a fumo di sigaretta e cancro, esposizione a diossina e cancro e radiazioni e cancro. La variabile importante è il tempo di esposizione a queste sostanze tossiche. La malattia cancro si sviluppa: per predisposizione genetica (30%) – Stili di vita + Ambiente (70 %). Abbiamo sufficienti dati per affermare che l’ambiente gioca un ruolo determinante nello sviluppo di patologie neoplastiche, metabolico-degenerative e malformative, più degli stili di vita, almeno nella ex Campania Felix. E’ necessaria, quindi, una valutazione quantitativa e qualitativa ad personam mediante un bio-monitoraggio individuale dei cittadini più esposti alle sostanze tossiche, che hanno contaminato le matrici ambientali e la catena alimentare. E’ necessaria una sorta di ex Legge 626 per la medicina del lavoro, una sorta di ‘medicina di comunità a rischio’, al più presto”.