a cura di Grazia Russo
19 giugno, venerdì Sacro Cuore di Gesù
La giovinezza
La giovinezza era segnata da un evento nodale per i maschi ovvero il servizio militare.
I giovani erano sottoposti a visita medica e partire sotto le armi, all’età di ventuno, l’inizio della maggiore età.
Non essere idoneo significava essere marchiato a vita: Si nun sì bbuonu a ffà lu suldatu, nun sì bbuonu mancu p’ la femmena!
E in una società completamente maschilista, l’incidente era considerato un grosso svantaggio che condizionava la vita sentimentale del ragazzo.
Invece, per gli idonei, la partenza per la caserma militare costituiva un distacco doloroso, questo distacco assumeva la drammaticità di un allontanamento senza la certezza del ritorno.
Diverse le reazioni della madre e del padre: l’una angosciata per la paura di perdere il proprio figlio, l’altro per in venir meno di due braccia nel lavoro dei campi.
Quasi sempre i militari irpini erano destinati alle caserme del nord, e siccome la distanza era notevole, unico mezzo di comunicazione era la lettera. molti militari erano analfabeti e quindi costretti a rivolgersi a chi sapeva scrivere per inviare una lettera o a casa o alla fidanzata.
Solitamente le licenze brevi di trentasei ore non erano sufficienti per andare a casa e poi tornare.
Allora si aspettava, con trepidazione, la licenza lunga a natale o Pasqua.
Ma c’era chi escogitava il modo di tornare dalla famiglia per alcuni giorni, infatti un familiare inviava in caserma un telegramma in cui si riportava la notizia di una imminente morte di un parente.
In tali frangenti il comando spediva immediatamente a casa il militare con una licenza di tre giorni più il tempo del viaggio