di Stefanina Belloisi
Nel piccolo borgo dei Vesuni, in un’ onirica dimensione di uno spazio e di un tempo che sembra essersi fermato e cristallizzato in una suggestiva cornice in bianco e nero, di un piccolo mondo antico, lontano dai frastuoni della folla, si erge dignitosa, silenziosa e solenne la piccola e suggestiva villetta, luogo ameno per l’architettonica ed evocativa bellezza della sua struttura e incantevole per la posizione paesaggistica in cui è stata incastonata che crea un piccolo spazio verde nel cuore della parte più bella di Baiano: il centro antico. L’autunno è la stagione perfetta per poterla ammirare in tutta la sua forza, solennità e rilevanza. I grandi giganti oramai stanchi, i solenni tigli, protettori della villetta, con le loro caratteristiche fronde cuoriformi d’orate, spargono polvere d’oro sull’umido suolo ombreggiato, creando giacigli scroscianti al silenzioso e discreto calpestio dei giovani pellegrini. La presenza e solennità del tiglio che nella simbologia è un albero sacro, rappresentazione della libertà, l’accoglienza e l’amore, celebra l’autunno, per la graziosa villetta dei Vesuni, nel modo più degno, conferendo alla stessa un valore aggiunto in termini di romanticità e poetico incanto. Non a caso tale emblematica alberatura è stata scelta come “protettrice ” per questo luogo.
Da quanto è emerso da fonti storiche, il tiglio di Bajano era secolare e aveva caratterizzato la zona urbana, nella parte alta del corso. Un dato importante che si rileva anche negli atti notarili del Seicento nei quali compare il toponimo “Teglia”-nel luogo detto la teglia in mezzo la Piazza della terra di Bajano; lo ritroviamo più tardi nel 1800 dove a Baiano, come in molti altri comuni, il Tiglio assurgeva ad una straordinaria funzione: sotto i suoi rami si riuniva il popolo per affrontare i problemi sociali e democratici. Don Stefano Boccieri, parroco di Santo Stefano, nella sua pubblicazione del 1961, “I ricordi del curato”, narrava una coloratissima storia di un’assemblea tenutasi proprio sotto i suoi rami nel 1806! Dunque un criterio per la scelta dei tigli, nella villetta, non solo di natura tecnica e scientifica, ma anche storica e culturale.
Alla struttura edilizia si accede attraverso un caratteristico vialetto, circondato da porticati comunicanti, archi ,nicchia e volte celestine ispirate da poeti viandanti. All’interno ci si addentra attraverso un portale, un androne, una corte e una scala esterna che conduce nella parte superiore dove sorge un panoramico balcone, una loggia ballatoio e una ringhiera da cui è possibile non solo toccare i rami ed immergersi tra le fronde degli alberi, ma anche ammirare, durante i tenui tramonti ottobrini di tinte sfumate arancione, rosa e viola, il bellissimo panorama che accoglie lo sguardo dall’alto sulle costruzioni, fino al Vesuvio, dando la sensazione allo spettatore di salire ed elevarsi, quasi a sfiorare il cielo! Il tutto esaltato dalle chiome protettive dei tigli che donano serenità e benessere al luogo. Una struttura creata e progettata in perfetta sintonia con il centro antico attraverso un dialogo architettonico meticolosamente coerente e rispettoso dello spazio circostante. Una progettazione attenta della struttura che a seguito della demolizione, ha lasciato tracce significative del sistema costruttivo e degli elementi costitutivi dell’edilizia dei palazzi padronali presenti nel centro antico dei Vesuni, nello specifico del Palazzo Fiordelisi, in luogo del quale oggi sorge la villetta.
Dunque un’operazione molto interessante, perché ha conservato un pezzo della memoria storica del posto. Durante i laconici pomeriggi autunnali e le odorose serate che profumano di mosto e nocciole, la silenziosa villetta accoglie, come un’ artistica bottega, gruppi di ragazzi che fanno da connubio affascinate tra la storia e le nuove generazioni, trasformando questo luogo bucolico in un oasi di ritrovo; la costruzione diviene così dimora accogliente per i giovani che, con un tocco festoso, trasformano il centro antico in un museo a cielo aperto di poesia, arte, amicizia e…amore! La piccola villetta, per tutte le caratteristiche familiari, assume quasi le sembianze di un accogliente e informale giardino pubblico. Il suo enorme valore le conferisce a tutti gli effetti il diritto e l’onore, alla stregua della Villa Comunale, di essere rivalutata come luogo di richiamo per la socializzazione della Comunità identificandola come come foro educativo per eventi periodici: culturali, religiosi, politici e ludici, soprattutto per la sua collocazione strategica nel cuore antico e pulsante di storia di Baiano. Anche le palme, che costeggiano il vialetto, insieme alla nicchia incavata nel muro, potrebbero essere valorizzate, prestandosi come giusta scenografia sia per la rappresentazione della natività nel periodo natalizio, sia per la rappresentazione dell’entrata di Gesù a Gerusalemme nel periodo pasquale! Dunque un patrimonio pubblico da preservare, valorizzare e vivere, perché ogni bene culturale in pericolo rappresenta un’emergenza del tessuto storico e sociale di una comunità; un luogo dove si riversano i ricordi, la storia, l’immagine di una popolo e che potrebbe divenire e prestarsi egregiamente non solo come punto di ritrovo per il divertimento giovanile, ma anche di aggregazione per tutta la popolazione che vede svilupparsi cittadini incubatori, consapevoli, attivi e responsabili del loro patrimonio, della memoria storica e del mondo che li circonda, con l’obiettivo di rafforzare quel sentimento di identità territoriale, coinvolgendo così anche le nuove generazioni in un viaggio avvincente nel passato che accomuna tutti.
“Un popolo senza memoria è un popolo senza storia e senza futuro” (Pasolini).