La danza del Laccio D‘Amore affonda le sue origini nella preistoria essendo, secondo gli studi più attendibili, l’ultimo residuo di una più vasta liturgia di venerazione delle divinità arboree e di propiziazione della fecondità. Si tratta, quindi, di una delle tradizioni popolari più sentite che cadenza i ritmi della vita rurale abruzzese, seguendone passo passo le tappe più importanti come il primo amore, il fidanzamento, il matrimonio e i grandi lavori dei campi. Tra i tanti balli popolari, quello del Laccio D’Amore è senza dubbio il più ricco di significati e, scenograficamente, uno dei più belli.
La danza si apre con l’arrivo delle dieci coppie che indossano un tipico costume abruzzese e che vengono fatte passare sotto un lungo arco formato da ragazze che agitano in alto tamburelli e nastri multicolori. Il ballo si intreccia attorno a un palo conficcato nel centro della piazza alla sommità del quale vengono fissati i ‘lacci d’amore’, venti lunghi e colorati nastri, tenuti per l’altro capo dai venti ballerini che, al suono del ‘ddu’ botte’, caratteristica armonica a due bassi, danno inizio alle danze che partono da sinistra verso destra, a coppie sciolte.
Una danza fatta di allusioni mimiche, di sguardi passionali, di espliciti ammiccamenti da parte dei ballerini maschi ai quali, inizialmente, si contrappone la ritrosia delle ragazze che volteggiando cercano di far capire al ragazzo del cuore che forse è meglio insistere. La musica va in crescendo e la danza la segue; i ballerini intensificano la corte, ruotano sempre più vicino all’amata che, a sua volta, appare meno scontrosa, alza gli occhi, lancia sguardi languidi e seducenti. È il momento di cambiar marcia, si torna indietro, da destra verso sinistra, si sciolgono i nastri, le coppie si allontanano, riprende il corteggiamento in maniera ancor più esplicita come più frenetica si fa la danza. I ‘lacci d’amore’ tornano a intrecciarsi, i corpi a sfiorarsi e gli sguardi, sempre più espliciti, a parlarsi d’amore.
La terza fase, la ‘licenziata’, conclude il ballo in un frenetico tourbillon che coinvolge tutti i presenti. Uno sgargiante caleidoscopio di colori, un’orgia di suoni, di voci, di battimani ritmano il gran finale delle coppie legate dal ‘laccio d’amore’. Il ballo del Laccio assume così la connotazione tipica di ballo propiziatorio delle feste e dei matrimoni, in occasione dei quali è tradizione ancora oggi trarre presagio per il futuro della coppia dalla riuscita dell’ intreccio e del disintreccio dei nastri. Ad Avella ogni anno viene messo in scena da un gruppo di amici, “Gruppo Zeza Arturo Vetrano” e “ProLoco Abella” che continuano le tradizioni dei loro antenati, grazie a loro si ravviva il carnevale ad Avella che altrimenti passerebbe inosservato.