Riceviamo e pubblichiamo. Avella ha bisogno di essere affidata a persone che realmente hanno a cuore il benessere del paese e dei cittadini e non a chi, a livello locale ma anche in un contesto più ampio, utilizza la politica come mezzo per la propria scalata al potere: quando la parentesi Biancardi sarà finalmente archiviata bisognerà avere la possibilità di scegliere in maniera consapevole senza lasciarsi attrarre dalla prospettiva di facili trionfalismi o da situazioni estemporanee e senza scendere a compromessi di alcuna natura. L’alternativa vera sarà quella costituita da coloro che da sempre lavorano per il bene della collettività interagendo con essa e cercando di risolvere i problemi che la affliggono, che hanno maturato anni di lotta sul territorio e che si sono impegnati in tutte le vertenze di questi anni: a costoro bisognerà dare l’opportunità concreta di operare, mentre bisognerà diffidare da chi per lungo tempo se n’è stato in disparte per ovvi motivi di opportunità e che adesso, sfruttando la propria posizione sociale o professionale, utilizza le necessità della povera gente solo per carpirne il voto riuscendo addirittura a passare per un benefattore ed utilizza il lavoro altrui per pubblicizzarsi. Un cognome diverso o un bel viso sorridente non per forza rappresenteranno il nuovo corso della politica nostrana, anzi verosimilmente saranno soltanto caratteristiche di facciata che maschereranno la continuità con l’attuale Amministrazione la quale, nonostante i ripetuti proclami, lascerà in eredità al paese una situazione sociale ed economica disastrosa il cui caro prezzo verrà pagato dagli avellani: proprio per questo dovranno essere i cittadini per primi a ribellarsi al consociativismo di cui per anni sono stati al tempo stesso complici e vittime, anteponendo gli interessi della comunità a quelli personali. Può sembrare un discorso troppo utopistico in un contesto come quello avellano in cui il familismo elettorale è ancora un fenomeno diffuso e ben radicato, senza contare che molti hanno la tendenza a svendere il proprio voto in cambio di misere briciole di pane secco, eppure lievissimi segnali di cambiamento stanno cominciando ad emergere dal sottobosco della politica locale. La speranza è che gli elettori, soprattutto i giovani e quelli che andranno a votare per la prima volta, capiscano che non è tutto oro quello che luccica e che un compromesso accettato oggi significa firmare una cambiale a vita che inciderà sul proprio futuro e su quello dei propri figli. Chi invece si proporrà alla guida della nostra comunità dovrà seriamente dare prova di integrità morale e politica ma, date le prospettive che di profilano all’orizzonte, su questo a mio parere ci sarà ancora molto da lavorare. Ernesto Sasso