Antonio Cessari era nato ad Avella il 2 agosto del 1942, da Vittorio e Francesca Stile, primo di quattro figli, dopo di lui c’erano, Alfonso, Maria Rosaria e Ida, nella cittadina archeologica ha vissuto i primi sette anni di vita, nel 1949 si è trasferito a Napoli dove è vissuto per circa cinquant’anni. Nel capoluogo partenopeo ha conseguito la maturità classica e due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in sociologia. Ha lavorato per un breve periodo presso la S.A.I.E. e l’Alleanza Assicurazioni, per tre anni presso la Farmaceutici Midy e, per circa trent’anni, presso il Banco di Napoli. Per lavoro si è poi trasferito a Salerno, Catanzaro ed Ancona. Negli ultimi anni viveva a Pescara con la moglie: Maria Assunta Tomassone. Aveva già da ragazzo una passione innata, quella della musica, ma ecco come si definiva: “Devo dire in verità che non sono un vero musicista, cioè uno di quelli che ha studiato la musica e si è dedicato completamente ad essa ma, possiamo dire, un musicista sui generis. Il primo contatto diretto con quest’arte l’ho avuto con la chitarra di mio nonno, Antonio Cessari come me, che non ho conosciuto ma che fu un valente magistrato. Questa chitarra, molto vecchia, ancora suonava e con essa imparai i primi accordi insegnatimi da Raffaele Fiengo, poi divenuto giornalista del Corriere della Sera e poi professore all’università del giornalismo di Roma. Eravamo in Avella, il paese dove sono nato, nel palazzo del mio prozio, il noto Cardinale D’Avanzo, alla fine degli anni 50, credo l’estate 58. Avevo sedici anni, quando con Raf suonavamo i pezzi del momento come quelli di Paul Anka. Purtroppo il lavoro di musicista in famiglia era ritenuto non adeguato alle nostre aspettative e pertanto, anche se ascoltare canzoni tendenzialmente piaceva a tutti, qualsiasi attività che riguardasse la musica era osteggiata. Quindi per anni non ho più suonato. Ho ripreso solo dopo sposato quando già avevo il mio lavoro di impiegato di banca. Questo fu il periodo più fervido di attività musicale in prima persona. Eravamo alla fine degli anni settanta, quando, quasi per gioco, ricominciai a suonare. Alcuni amici venivano nella mia casa di via Mancini, che affacciava sul golfo, e tra una chiacchiera ed una cena si suonavano pezzi noti e meno noti”.
Antonio Cessari riteneva che per continuare a far musica seriamente avrebbe dovuto abbandonare il lavoro sicuro in banca. Cosa che non ha fatto. Ha continuato per alcuni anni ad interessarsi dell’organizzazione di spettacoli musicali, per rimanere comunque in quell’ambito. Ha formato per questo un Centro di Ricerche Musicali. Organizzato, tra le tante, una manifestazione in cui alcuni agenti delle più note case discografiche nazionali ed internazionali, unitamente al producer Giorgio Verdelli, andarono a visionare al Teatro Tenda di Fuorigrotta dei giovani artisti. Qui si esibirono tra gli altri Rino Principe, Toti Schirone, Donatella Alamprese, Savio Sosero ed Enzo Gragnaniello. Poi una rassegna musicale dal titolo “Rockocò”, con strumentazione messa a disposizione da Maurizio Loveri, organizzata in una discoteca del Vomero, il Twenthy Three, in cui gruppi emergenti rock si alternavano a gruppi o solisti di musica classica, manifestazioni queste che ottennero un ottimo successo.
Di se affermava: “Devo onestamente ammettere che, forse, non ho avuto la forza o meglio la costanza per continuare, nè ho creduto in me stesso al punto da puntare tutto sulla musica, combattendo anche qualche battaglia familiare. Ma, come si dice, non c’è due senza tre. Ecco perché, una volta in pensione, ho ripreso l’attività musicale non più in prima persona ma continuando solo a comporre. Quindi ho cercato di “piazzare” i miei brani; cosa ardua in questo mondo crudele e sfuggente dello spettacolo, pur avendo avuto elogi da artisti affermati che li hanno ascoltati. Questa volta, però, non mi sono lasciato sopraffare dagli eventi ed ho proseguito sulla mia strada di compositore, senza alcuna remora, considerato che alla mia età non è necessario vincere per forza ma è importante partecipare con serenità.
Stabilitomi a Pescara nel 2007 ho conosciuto Elio Depasquale, un valente musicista, che di norma arrangia i brani da me composti. Siccome la mia vena non sembra affatto esaurirsi e la collaborazione musicale procede bene, si è continuato su questa strada, mettendo in cantiere anche nuove idee”.
Cessari, attraverso la sua musica, ha dato la possibilità di fare esprimere molti giovani cantanti emergenti, un legame con i giovani molto forte, forse una rivincita per invogliare gli stessi a seguire fino in fondo quella passione per la musica cosa che lui non ha avuto il coraggio di fare e che aveva ritrovato ormai solo ad età adulta. Chi sarebbe stato oggi Antonio Cessari se avesse seguito come strada maestra la musica, un interrogativo che molti dei giovani che lo hanno conosciuto sono certi della risposta: un cantautore di fama nazionale.