Ad appena quindici giorni dal sequestro di “lacci” in acciaio operato dai Carabinieri Forestali della Stazione di Monteforte Irpino. “Erano destinati alla fauna selvatica – ha commentato il CABS – similmente a quello ora rinvenuto, grazie ai Carabinieri di Castel Baronia, in un bosco di Vallesaccarda”.
Gli ultimi due ritrovamenti fanno però seguito a numerosi altri occorsi in poco più di sei mesi in provincia di Avellino. In particolare nel mese di maggio lacci cappio per cinghiali venivano sequestrati a Taurano mentre, nel mese di luglio, trappole per uccelli e ghiri erano disattivate a Monocalzati. Altre sette trappole per cinghiali nel mese di agosto erano invece trovate dai Carabinieri della stazione di Forino nelle campagne di Montoro. A ottobre era la volta dei Carabinieri della Stazione Forestale di Lauro: nei pressi di Taurano, due lacci in acciaio anch’essi utilizzati per la cattura di cinghiali.
La provincia di Avellino – ha tenuto a precisare il CABS – non ha però alcun particolare primato in tema di bracconaggio; non manca quasi giorno che non si debbano registrare gravi episodi di caccia illecita in varie altre parti d’Italia. Volendo, ad esempio, guardare solo alla fauna superprotetta, sono ben tre i Falchi pellegrini abbattuti in questi giorni dai pallini di piombo: due in provincia di Roma ed uno nei pressi di Oristano”.
Secondo il CABS andrebbero subito rivisti gli specifici reati venatori elevandoli da quelli di semplice contravvenzione, così come ad oggi lo sono tutti, ai più potenti reati delitti cosi come, da ben 16 anni, è stato disposto per gli animali di cosiddetta affezione. Inoltre andrebbe subito data piena attuazione al Piano nazionale antibracconaggio che l’Italia, dopo molto ritardo, ha redatto in risposta all’Unione Europea che ormai dal 2013 ha aperto nei confronti del nostro paese un fascicolo propedeutico alla procedura d’infrazione.