Il ciclo di seminari “Percorsi formativi su pari diritti e violenza di genere oggi” si concluderà il prossimo lunedì 21 novembre con un incontro tra i Centri Antiviolenza irpini per cercare insieme strategie più efficaci per sostenere le donne vittime di violenza e fare il punto delle attività finora svolte. Il settimo e ultimo appuntamento sul “Lavoro di rete per la lotta alla violenza” si terrà, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, nella Sala Giovanni Grasso di Palazzo Caracciolo ad Avellino.
Nello scorso seminario, che si è tenuto il 7 novembre, si è invece discusso su “La protezione dei minori coinvolti nella violenza assistita da maltrattamento sulle madri“. A intervenire all’incontro due esperti del settore che sono Gennaro Petruzziello, psicoterapeuta, Ctu Tribunale Napoli, Presidente Associazione In.F.I.e.Ri e Mariano Iaverone, counselor ad indirizzo analiticotransazionale, esperto in comunicazione, mediatore relazionale, entrambi del Centro Logos, Scuola di Specializzazione Analisi Transazionale Psicodinamica di Casapulla, Caserta.
Nel corso del seminario sono stati evidenziati diversi aspetti. Si è partiti dal definire la violenza di genere come un fattore culturale che si tramanda nel tempo e che tenta di giustificare tutte le sopraffazioni che si infliggono.
“A discriminare le donne non sono solo gli uomini, in particolare quelli violenti – ha spiegato Gennaro Petruzziello – ma anche le stesse donne cresciute e assuefatte a tale mentalità e condizione, soprattutto negli ambienti più semplici. Ad aumentare il rischio di violenza è la poca stima che le donne hanno in se stesse, per cui si finisce con il subire anche lungamente. Il primo lavoro, dunque, da fare è impegnarsi nel campo culturale, conoscendo bene questo entroterra, che fatica a smussarsi, per sperare che in futuro si possa appianare questa discriminazione. Si è poi fatta un’attenta analisi delle dinamiche sociali e culturali attuali tra uomo e donna che vivono delle problematiche legate ai ruoli e al confronto di genere. L’emancipazione femminile degli anni Settanta non è stata seguita dall’uomo che è rimasto in un ruolo non ben definito. Dall’altra parte anche molte donne sono vittime di grande fragilità emotiva e se non sono in grado di difendere se stesse non sono in grado neppure di difendere i propri figli”.
Alla base di tutto, però, c’è un problema reale personale, identitario. “Gli adulti di oggi sono spesso adulti incompiuti e insoddisfatti – ha aggiunto Mariano Iaverone – e mancano di rapporti sereni con i propri figli, facendoli crescere in molti conflitti. Le competenze genitoriali vengono meno, mentre l’adulto dovrebbe essere un adulto integrato, capace di educare bambini e adolescenti al rispetto, ai sentimenti, all’emotività e all’affettività. In più c’è la crisi della famiglia tradizionale. Ma i problemi familiari non si possono risolvere in tribunale, anche se le leggi aiutano, ma bisogna affrontare in modo globale il problema. La gran parte delle violenze – ha proseguito il dott. Iaverone – avviene in famiglia e se la violenza si compie sulle donne, di conseguenza avviene anche sui minori. In questo ambiente vulnerabile sono gli stessi figli a pensare di dover difendere la madre o a ritenere di essere colpevoli delle violenze subite. È opportuno, perciò, lavorare con la madre per riuscire prima di tutto a prendere consapevolezza del problema e ad ammetterlo, poi pian piano a superarlo anche per il bene dei figli. Si dovrebbe, inoltre, lavorare anche sul recupero dell’uomo violento, ma in questo caso il percorso è duro. Gli uomini aggressivi non hanno empatia e non si rendono conto del dolore che provocano nell’altro, sono immaturi, istintuali, negano quanto fanno di sbagliato e trovano per lo più donne che giustificano questi atti di violenza, anche come atti d’amore. La politica – ha concluso l’esperto – dovrebbe intervenire con più forza nelle politiche sociali e negli interventi a sostegno del lavoro. Le leggi di tutela in Italia ci sono sia in campo civile che penale, ma sono ancora raffazzonate e non globali. In dubbio, al momento, c’è anche la sacrosanta istituzione del Tribunale dei minori che si sta pensando di accorpare alla prima sezione di quello civile”.
A partecipare ai corsi ci sono stati circa cento professionisti, tra i quali psicologi, avvocati, insegnanti, medici, assistenti sociali, forze dell’ordine e operatori del settore.
Ad organizzare gli incontri è il Centro Antiviolenza di Avellino e Cervinara, nell’ambito del Piano di Zona, Ambito Sociale A04, gestito dal Consorzio delle Cooperative Sociali “Percorsi“, il cui presidente è Valentino Santucci, e dalla Cooperativa Sociale “La Goccia” di Avellino, il cui presidente è Rosario Pepe.
Per contattare il Centro antiviolenza di Avellino e Cervinara chiamare allo 0825.628069 e al 327.7317827 o inviare una e-mail: centroantiviolenzaa04@gmail.com.
Il Centro Antiviolenza di Avellino è a via Pianodardine, e riceve di mattina il martedì e il giovedì, dalle 9.30 alle 12.30 e di pomeriggio il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalle 15.30 alle 18.30.