di Gianni Amodeo
Un quadrante è inclusivo e coincide con lo spaccato di una significativa parte del tessuto urbano, di cui è fulcro e cuore piazza Francesco Napolitano, che, nell’integrarsi e nel dipartirsi tra i contigui piazzali orlati da lecci secolari, fa da sfondo alla ricostruzione storica – resa la più espressiva possibile- degli eventi del racconto in scena. E’ l’ambientazione, su cui campeggia nel linguaggio della simbologia della trascendenza spirituale, il Grande palco, che sarà allestito nell’innovativa ed originale forma a Croce, mentre l’intera area di riferimento sarà articolata e segnata dagli accurati ed iconici siti di pubblica e socievole funzione disposti a raggiera, come la scuola, i laboratori dei mestieri, il mercato e le locande, per rendere in plastica ed animata evidenza le molteplici e multiformi testimonianze della quotidianità del vivere, qual era intesa e vissuta nei costumi e nelle usanze, oltre due mila anni fa, dalle comuni e semplici genti dei villaggi e delle terre della Palestina tutt’altro che doviziosa, sottoposta al dominio di Roma imperiale; ed erano le genti comuni e semplici che prestavano attento ascolto di speranza alle chiare e limpide parabole di fede del Nazareno, ispirate dagli universali ideali di umana libertà e carità, da tradurre nella realtà della convivenza.
L’ altro quadrante, a poco meno di 300 metri sul livello del mare, corrisponde alla collina di Gesù e Maria, dai morbidi e tenui pendii, con il caratteristico e il sempre inalterato manto dei verdeggianti oliveti, per quanto non siano più curati,- neanche per il raccolto che pure con generosità continuano ad offrire secondo le leggi della natura-, dalla mano esperta del laborioso contadino del tempo che fu.
E’ la collina, in cui ormai si sono disgregati e dissolti del tutto gli spettacolari terrazzamenti circolari ed orizzontali, formati dalle candide pietre di roccia con malta a secco, dura e faticosa opera di geniale tecnica costruttiva praticata solo da provetti contadini, e che per secoli sono serviti a proteggere gli oliveti, conferendo al circostante paesaggio rurale quelle lineari impronte di sobrietà e rasserenante visione, ora scomposte e sopraffatte dalla vegetazione in confusa crescita, che infonde sentimenti di malinconica tristezza in coloro che nei ricordi personali ne conservano le vivide immagini di naturalità coltivata dall’uomo con costante dedizione e faticoso lavoro, come per amorevole e vicendevole rispetto, tra natura e uomo, e viceversa. Ed è la collina, a cui si accede attraverso le sempre ben curate e linde stradine dei bianchi e squadrati basoli r‘ O Tuoro, l’antico quartiere, una volta fittamente abitato da operosi e instancabili mannesi e boscaioli, cestai, braccianti e contadini appunto, ed ora in larga misura spopolato.
E’- quello delineato- l’ insieme del quadrante, che a mezza costa della strada diretta all’impianto di supporto dell’acquedotto comunale, farà da piattaforma alla rappresentazione della Crocifissione di Gesù, imprimendo il sigillo finale all’intero racconto della Passione di Gesù che si propone come un’interessante iniziativa di qualificato e apprezzabile profilo sia culturale che storico, facendo leva di attiva testimonianza sui valori della concezione cristiana della vita, coinvolgendo 150 giovani e … meno giovani, tra interpreti, comparse e addetti alla logistica e all’organizzazione, con spirito di servizio e volontariato civico, per essere partecipi di un momento di crescita della comunità, di cui per responsabile scelta è doveroso farsi carico sia nella fattispecie data di diffuso e conclamato sentire religioso, come in altre fattispecie e situazioni che siano di analogo rilievo comunitario e di sicuro significato sociale.
Un racconto,- dedicato alla memoria di Domenico Napolitano, giovane prematuramente scomparso-, per il quale 150 persone di varia età, hanno profuso per circa due mesi nelle ore pomeridiane e serali impegno di preparazione, dedizione e studio nella lettura e nella ricognizione esegetica dei testi evangelici di Giovanni, Marco, Matteo e Luca, grazie alla coordinazione di Proteatro – che ha curato la parte strettamente d’interpretazione e recitazione nei Laboratori di piazza IV Novembre- Azione cattolica, Forum dei giovani, e con il sostegno della civica amministrazione. Un lavoro di applicazione, a cui fa da utile e pregevole guida il testo elaborato e scritto da Franco Scotto, il regista della messa in scena della Passione di Gesù.
La ricorrenza delle Palme, la tradizione proiettata sul presente – Le inquietudini del Terzo Millennio
Il racconto negli spazi dei quadranti delineati andrà in scena nella ricorrenza della celebrazione liturgica della Domenica delle Palme, il due aprile prossimo, ad iniziare dalle ore 16,30, con l’apertura delle postazioni che accolgono la scuola, i laboratori dei mestieri, il mercato e le locande; apertura ch’è funzionale ad immettere gli spettatori nello spettacolo, come realtà di cui siano partecipi direttamente dal vivo. E sarà la fase del prologo integralmente innovativo all’evento, scandita dai monologhi che rappresentano alcuni miracoli, operati da Gesù, da quello del paralitico a quello del cieco, per chiudere il cerchio con le figure dell’adultera e dell’Apostolo Matteo; monologhi che saranno letti e interpretati da Alberto Tortora, Fabrizio Giannicola, Stefano Guerriero e Matteo Mascolo.
Il clou della rappresentazione- con inizio alle 18,30– sul Grande palco a Croce, allestito in piazza Francesco Napolitano, con la sequenza in cui si incastonano in originale e singolare rivisitazione l’Ultima cena, l’arresto di Gesù, il tradimento di Giuda, il giudizio di Caifa e Pilato, la flagellazione. A seguire si formerà il corteo che, attraversando piazza IV Novembre, a circa due chilometri di distanza, raggiungerà il luogo dell’esecuzione della condanna del Nazareno alla Crocifissione, tra gli oliveti della collina di Gesù e Maria.
E sulla ribalta degli episodi raccontati si susseguiranno, Antonio Lippiello, Tommaso Lippiello, Antonio Melissa, Pellegrino Lippiello, Michele Ragosta, Maria Grazia Napolitano, Vincenzo Del Prete, Carlo Acierno, Aniello Corrado, Mariella Del Basso, Matteo Del Basso, Francesco Litto e Dino Alaia. E, rispettivamente, daranno volti e voci a Gesù, Caifa e Anna – i due sacerdoti, i cui giudizi concorsero a determinare la condanna del Nazareno-, un sacerdote, Pilato, Claudia, Pietro, Giuda, Maria, i due ladroni e il centurione romano.