Due giovani, che hanno già maturato importanti e proficue esperienze di formazione e rigoroso studio – coniugate con il lavoro- nelle Università dell’Europa comunitaria, soprattutto a Londra, ma anche a Sidney, in Australia, con la passione e l’interesse per la ricognizione scientifica della Storia dell’Economia e dell’Analisi dei sistemi finanziari negli scenari geo-politici, così come si sono venuti disegnando nell’assetto occidentale lungo l’asse Europa–States dagli anni dell’immediato secondo dopo-guerra mondiale fino all’attuale scorcio del Terzo Millennio. Sono gli scenari a cui hanno dedicato- e dedicano- particolare cura di approfondimento e conoscenza, con monografie e saggi. E con la loro presenza, padronanza di linguaggio e scioltezza argomentativa hanno reso vivo e di stimolante interesse il Focus incentrato sulla tematica de “I governi dei tecnici. Una storia italiana dell’Europa neo–liberista”, svoltosi nei locali del Circolo socio-culturale “L’Incontro”.
“Animatori” e eccellenti interpreti del senso dell’iniziativa, Stefano Sgambati, dottore di Ricerca in Sociologia economica, impegnato nel Dipartimento delle Scienze sociali della Federico II e collaboratore delle prestigiose riviste a larga diffusione internazionale, quali sono l’European Journal Sociology e New Political Economy, su cui pubblica in lingua inglese saggi e articoli di eccellente caratura specialistica, e Gerardo Costabile Nicoletta, co–autore con Oreste Ventrone del saggio “Le radici della precarietà”, che ha appena conseguito il dottorato di Ricerca in Sociologia economica e che nella “sua” Castellabate è impegnato in modo personale, proficuo e di sociale utilità con congrue e qualificate iniziative per la pratica attuazione sia della cultura ambientalista che del recupero dell’agricoltura tradizionale, valorizzando le tipicità del territorio, parte integrante dell’area naturalistica protetta del Parco del Cilento.
Di rilievo tra le varie tematiche, sviluppate da Stefano Sgambati la focalizzazione dei canoni scientifici dell’Economia della cultura settecentesca e ottocentesca, in funzione della distribuzione della ricchezza e della sua produzione; canoni afferenti, in genere, alle teorie d’impronta liberale e liberiste, con cui si dava una “lettura” della società e delle sue dinamiche. Sono le teorie classiche del liberalismo, che si identificano con il principio del laisser faire, laisser passer , in virtù del quale dalla ricerca della prosperità materiale che tutti gli individui perseguono, si genera per se stessa la prosperità e il benessere della società in automatica conseguenza, teorie, che rispecchiano le visioni della concezione borghese del secolo dei Lumi e che affrancano la società dalla feudalità chiusa e dei privilegi a scala gerarchica, mentre si vengono configurando le strutture dello Stato di diritto.
LA FINAZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA E LA MARGINALITA’ DELLA POLITICA
E’ il contesto, quello che promana dal ‘700 e si riverbera nell’800, in cui l’Economia non solo è correlata con la produzione di beni, merci e servizi, ma è anche e soprattutto ancorata al mercato. E’ l’Economia reale che declina il rapporto capitale–lavoro–impresa. Uno schema, che ha comportato nei secoli citati lo studio e l’analisi della distribuzione della ricchezza nella società; schema, che negli ultimi decenni si è progressivamente destrutturato e decomposto, per cedere il passo in modo marcato all’ Economia finanziaria o, per meglio dire alla Finanziarizzazione dell’Economia, che fa leva sulla speculazione, che si realizza sui mercati borsistici. E’ il cambio di passo radicale, che progressivamente e con metodo efficace quanto pervasivo- chiariva Sgambati– determina la divaricazione e la completa separatezza tra l’ Economia , strettamente intesa, e la Politica, concepita e praticata nella sua più ampia e compiuta valenza di significato, quale espressione della partecipazione attiva dei cittadini – attraverso le condivise modalità di rappresentanza recepite dagli ordinamenti statuali- ai processi con cui si configura e struttura l’organizzazione della società, in funzione della coerente attuazione degli equilibri di relazioni, che siano ancorati alla civile convivenza, coniugando libertà e giustizia nell’eguaglianza.
La Finanziarizzazione dell’Economia, predominante nell’attuale fase della realtà storica, rende sempre più marginale il ruolo della Politica nell’orientare i processi di governo normale della società- chiariva Stefano Sgambati– e la Macro–economia ne costituisce la proiezione diretta, con l’elaborazione dei relativi modelli applicativi, le cui esclusive e primarie finalità sono costituite dalla “generazione” ed acquisizione del profitto in sé e per sé, quale variabile indipendente dal quadro complessivo delle istanze della società e dei bisogni reali dei cittadini. E’ lo scenario, in cui la sovranità dello Stato di diritto ha ceduto – cede- spazi crescenti alle Istituzioni sovranazionali e interstatali; Istituzioni, che operano sulla base di modelli macro-economici formulati e gestiti dalla tecnocrazia e dalle sue articolazioni oligarchiche, sostanzialmente auto-referenziali, che danno l’input ai cosiddetti governi tecnici, delle cui modalità di selezione poco si sa, ma certamente esecutori di missione, la cui stella polare di riferimento brilla proprio nei modelli della Macro–economia, asetticamente e oggettivamente considerati e posti in essere. E’ l’assetto, per il quale un ruolo determinante è esercitato dal sistema bancario, che genera nell’intero Occidente soltanto o in prevalenza prodotti finanziari. Un circuito, in cui speculazione e indebitamento pubblico si rincorrono e sovrappongono, mentre l’Economia reale è ridotta allo stremo. O giù di lì.
I GOVERNI TECNICI DI GIULIANO AMATO E MARIO MONTI
Un’attenta ri-visitazione e documentata analisi sulle scelte e modalità operative ed etero-dirette dei governi tecnici, sperimentati nel contesto italiano, era sviluppata da Gerardo Costabile Nicoletta, con tutte le riserve dovute sui criteri di scelta, che presiedono al riconoscimento del loro profilo tecnico. E sotto la “cartina di tornasole” erano poste le vicende del governo in carica dal’92 al ‘93, con la guida di Giuliano Amato – tra i cui provvedimenti si ricorda il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti bancari, decretato nella notte tra il 9 e il 10 luglio del ’92- e le vicende del governo dal 2011 al 2013, con la guida di Mario Monti, mentre il governo guidato da Enrico Letta dal 2013 al 2014 è relativamente da inserire nella rubrica dei governi tecnici. Un prospetto, che veniva focalizzato da Costabile Nicoletta, percorrendo i tornanti del processo storico, che prende le mosse da dagli anni ’20 del secolo scorso, incrociando il dirigismo statalista del governo fascista, con gli indirizzi ed obiettivi disegnati dalle concezioni di Beneduce, per approdare in linea di continuità con le scelte di politica economica del secondo dopo-guerra mondiale, attraverso lo strumento delle Partecipazioni statali e il modello dell’Economia mista, recepita dall’ordinamento costituzionale. Una ricostruzione articolata, in cui la vicenda italiana si colloca nel più ampio e complesso scenario dell’opzione filo-atlantica ed occidentale per il sistema della democrazia rappresentativa e parlamentare, alla luce del ruolo esercitato dal piano Marshall.
Di rilievo, la ricognizione compiuta da Costabile Nicoletta sulla missione negli anni ‘ 50 affidata alla Cassa del Mezzogiorno, che è modellata su schemi di pianificazione statunitense, per realizzare il sistema delle opere primarie infrastrutturali del tutto carenti nelle regioni del Sud. Con punti di punti di analisi dettagliati e documentati si soffermava sull’assetto del capitalismo italiano, collegato a ristretti ceti e gruppi familiari e costantemente beneficiario delle risorse economiche e finanziarie dello Stato sotto varie forme; capitalismo, connotato dalla limitatezza della visione sulla realtà sociale ed incentrato su un sistema bancario, di cui Mediobanca è stato fino agli anni ’90 il perno. Un sistema bancario, poco o per nulla orientato e propenso agli investimenti per promuovere lo sviluppo delle attività d’impresa, ma certamente disponibile a privatizzare i profitti attraverso le speculazioni finanziarie e a “pubblicizzare” – ponendoli a carico della fiscalità generale, cioè dei cittadini- i fallimenti del proprio operato gestionale. Una “strategia”, che con i governi tecnici non ha affatto mutato rotta, consolidandosi semmai con la Finanziarizzazione dell’Economia nei campi aperti della globalizzazione, di cui l’Occidente è allo stato attuale l’ omogeneo asse portante.
A suggello del Focus, la professoressa Gina Conte, che dirige la Corale polifonica Città del Baianese, consegnava a Stefano Sgambati e a Gerardo Costabile Nicoletta il Cd che contiene i canti e le canzoni della tradizione contadina del territorio e del culto arboreo del Maio, con il fascicolo dei relativi testi. Un atto d’omaggio ai due giovani studiosi. Il Cd e il fascicolo dei testi canori sono una produzione della Corale polifonica Città del Baianese.
(Servizio Fotografico di Enrico Stago)