La giovane attrice sara’ impegnata a febbraio al “Carignano” per la prima nazionale de “la morte di Danton” di Georg Buchner con regia e scene di Mario Martone.
di Gianni Amodeo
Buona formazione culturale – ancorata alla sicura conoscenza dei testi basilari degli autori classici greci e latini, oltre che della Letteratura italiana- acquisita nelle aule del Liceo statale “Giosuè Carducci ”, a Nola, ma soprattutto tanta passione per il teatro, forma d’arte che veicola sentimenti ed emozioni, facendo circolare idee e modelli d’interpretazione dei costumi sociali di ieri e di oggi. Una passione tutt’altro che velleitaria, ma di forte intensità e coltivata con cura, studio e costante applicazione metodica, senza fumisterie dispersive.
Con questi ingredienti è fiorito – con chiare premesse e promesse di ulteriori fioriture- il talento di alto profilo espressivo che identifica Beatrice Vecchione – ventiduenne ed appena diplomata a pieni voti nella Scuola per attori del Teatro stabile di Torino, mentre prosegue il corso di studi per la laurea in Lettere nell’Ateneo federiciano. E’ un talento tra i più interessanti e significativi del panorama artistico italiano, venuto alla ribalta con la Prima nazionale de “L’albergo del libero scambio” la celebre commedia degli equivoci nei giochi di coppie sposate tra loro e separate, in cui rifulge la genialità inventiva e la graffiante scrittura con cui Georges Feydeau – tra i più importanti autori francesi, vissuto a cavallo dell’Ottocento e del Novecento- pone in berlina le ipocrisie della società della borghesia – nei suoi vari gradienti- trastullante e giocosa della Belle ‘Epoque, di cui era fulcro e cuore la Parigi del disincanto, anche se era alle porte il primo conflitto mondiale sulla scia delle ambizioni dei potentati economici e finanziari dei potentati eurocentrici. Un testo rappresentato all’insegna del “audeville”, tradotto e adattato da Davide Carnevali con messa in scena proprio allo “Stabile” torinese, dal primo al 20 dicembre scorso, per la regia di Marco Lorenzi, con largo consenso di pubblico e critica.
E prima dell’interpretazione del capolavoro di Georges Feydeau, la giovane attrice baianese ha esordito nella compagnia, che sempre allo “ Stabile”, dal 19 al 31 gennaio scorso, ha rappresentato “L’Arialda“, opera che fa parte del ciclo de “I segreti di Milano” insieme con “ Il Ponte della Ghisolfa”, “La Gilda di Mac Mahon”, “La Maria Brasca” e “Il Fabbricone”; ciclo, in cui Giovanni Testori, drammaturgo di notevole caratura stilistica e tra le figure più eccentriche della Letteratura italiana contemporanea, “legge” e narra il mondo delle periferie di quell’Italia che tra gli anni ’ 50 e ’60 ha vissuto la fantasmagorica magia del boom economico, di cui la città ambrosiana è stato il concreto fattore trainante, il testimone per antonomasia. Un debutto di qualità per la rappresentazione dell’opera di Testori, con la regia di Valter Malosti.
Per Il 2016 , intanto, è di particolare rilevanza l’impegno, che attende Beatrice Vecchione. Fa parte del cast, che in Prima nazionale con la regia di Mario Martone , al Teatro Carignano e sempre a Torino- rappresenterà dal 9 al 28 febbraio “La morte di Danton ”, con successive repliche a marzo, al Teatro Strehhler, a Milano,e al Teatro Lac, a Lugano. L’opera, che andrà in scena a febbraio, è una delle più compiute espressioni del teatro moderno e costituisce il più esaustivo retaggio del Georg Buchner, scrittore ed anatomista, morto a 24 anni. Il testo dell’autore tedesco, tradotto da Anita Raja, racconta la convulsa ed eccitata atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, il duro antagonismo che contrappone Georges Jacques Danton e Maximilian Robespierre, tra i principali artefici della Rivoluzione francese, l’uno e l’altro destinati alla ghigliottina nel giro di pochi giorni, vittime sacrificali della cinica macchina della violenza, montata come scudo per la moralistica ed inflessibile purezza degli ideali rivoluzionari.
Nella trama del testo emerge la visione liberale e di apertura tollerante, a cui si ispira Danton, al quale fa da contraltare Robespierre, il guardiano integerrimo della Rivoluzione, di cui incarna l’eticità furente, intransigente ed inflessibile. E’ il conflitto aperto tra il registro dell’uomo di razionalità laica e liberale, che sa dubitare nella consapevolezza di non essere depositario di verità inconcusse e assolute, e il registro dell’uomo avvolto dalla spirale del fanatismo ideologizzato, che afferma il pensiero unico e totalizzante.
Il cast, che racconterà in scena con il ritmo agile, qual è peculiare della sceneggiatura cinematografica, è di elevata e conclamata qualità interpretativa, con figure di spicco quali sono Giuseppe Battiston e Paolo Pierobon. Un’esperienza di straordinaria interesse e grande valore, quella che si appresta a vivere Beatrice Vecchione; esperienza che dà compiaciuta soddisfazione al padre, l’imprenditore Stefano, e alla madre, la dott.ssa Ersilia Vetrani, dirigente del Ministero delle Finanze. Una ragione di vanto per un talento – come vari altri giovani talenti – che dal Sud è…salito al Nord, per dare spazio al proprio progetto di vita e di scelta, coniugando studio e lavoro. Chapeau.