di Gianni Amodeo
Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura, turismo. Rivoluzione verde, transizione ecologica. Infrastrutture per una mobilità sociale. Istruzione e ricerca. Coesione e inclusione. Salute.
E’ il prospetto delle sei missioni, a cui si rapportano i progetti di investimento suddivisi in 16 componenti, con cui si configura il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la cui concreta attuazione costituisce la piattaforma funzionale ad elevare gli standard di sviluppo socio-economico e culturale, con comuni e reciproche convergenze verso l’intera dei 27 Paesi dell’Unione europea; standard di sviluppo, da ancorare alle innovazioni scientifiche e tecnologiche in atto, coniugando e praticando, al contempo, congrue e non più differibili azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. E’ una programmazione d’ampia visione e lunga prospettiva, con cui l’Unione europea si appresta a fronteggiare le sfide del Terzo millennio, negli scenari dell’ internazionalizzazione dei mercati, includendo l’asse baricentrico dell’Atlantico e in modo sempre più capillare e diffuso l’asse dell’Indo–Pacifico.
La dotazione economica che la Commissione europea ha destinato all’Italia per la realizzazione del Pnrr – con scadenza il 2026– è pari a 191 miliardi di euro. Una cospicua parte- circa 82 miliardi- sono a disposizione delle regioni meridionali, con le rispettive filiere di Enti locali. Una disponibilità di fondi, la cui erogazione, però, è sottoposta alla piena osservanza di vincoli di risultato, strettamente cogenti, per i quali, ogni sei mesi, sono eseguiti dalla Commissione di Bruxelles controlli e verifiche rispetto agli impegni assunti. E le inadempienze accertate, mandano in fumo i finanziamenti concessi.
Il meccanismo dei vincoli di risultato, vagliati a cadenza semestrale, è il giusto e doveroso correttivo, che scaturisce dall’inadeguatezza e insufficienza che finora hanno fatto costantemente registrare i Comuni delle regioni meridionali nell’utilizzo delle risorse dell’ Unione europea, relative ai Fondi ordinari sia per lo sviluppo che per la coesione. E, in proposito, sarà opportuno rilevare che per le politiche di coesione sono ancora disponibili, Fondi per 54 miliardi del ciclo di programmazione 2021–2027, mentre risultano non ancora spesi 24 miliardi del ciclo della precedente programmazione.
Sono dati ed elementi, che fanno risaltare i limiti, in cui versano i Comuni delle regioni meridionali, sui versanti della progettualità, della visione delle realtà territoriali, che, coniugate con le conoscenze e le competenze, concorrono a generare la buona qualità dell’amministrare senza particolarismi e familismi amorali. Ed è la buona qualità dell’amministrare, sempre più rara avis, con il permanere, purtroppo, di una problematica atavica, che si alimenta di deteriori favoritismi e il parassitario esercizio del minuto potere localistico. Una situazione di generale e pesante ristagno che con la crisi del 2008– come attesta il recente Rapporto della Banca d’Italia– si è venuta accentuando ancora di più e progressivamente con la stretta crescente sugli investimenti pubblici, quasi azzerati, diretti di norma proprio nelle regioni meridionali. Ed è ben noto quale sia la portata e la rilevanza del settore pubblico proprio nel Mezzogiorno, che nei decorsi 15 anni ha retto a scartamento ridotto rispetto ad altre realtà del Bel Paese, in cui gli investimenti privati hanno,invece, un peso specifico ben considerevole. Il Pnrr con le sue importanti opportunità, può,allo stato, rappresentare la spinta all’inversione del trend che penalizza le realtà meridionali. Ma c’è molto da fare, con spirito di concordia e competenze, per costruire governance di livello adeguato alle regole- Ue. Un impegno che, a loro volta, i Comuni possono assolvere se sono in grado di fare sistema e rete coesa, per i territori di riferimento, considerato che in larga maggioranza i Comuni delle regioni meridionali, sono costantemente ai limiti della dichiarazione ufficiale di pre – dissesto economico.
E’ la tematica, con rilievo mirato sulla Missione–Istruzione, che connoterà il Forum, in programma sabato – 25 febbraio ,ore 10,30– nei locali del Circolo L ’ Incontro. Filo conduttore, la relazione, con proiezione info-point, del professore Gaetano Vecchione, docente di Economia applicata internazionale nel Dipartimento di Scienze politiche della Federico II e consulente scientifico della Svimez, redattore e collaboratore de Il Sole–24 Ore e di riviste specializzate in Economia e Finanza.
Indirizzo di saluto di Carlo Melissa, intervento del professore Pasquale Napolitano, dirigente dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII, Baiano–Sperone,
letture tematiche di Matelda Cuorvo e Emilio Scarpato, “Voci” della Web\Tv Giovanni XXIII. Coordina, Silvana Acierno.