di Romeo Lieto
Nel Dopo– guerra, nello storico quartiere dei “Vesuni” di Baiano, vivevano ed operavano, unitamente a tanti contadini, anche alcuni calzolai. Il nome “Vesuni” o “Usuni”, a dire di alcuni, pare derivi anche dalla presenza di una famiglia di usurai, dimorante in un vecchio fabbricato in tufo scuro, abbattuto a seguito dei noti eventi sismici del 23 novembre del 1980 e del febbraio 1981.
Mastro Andrea Barba, di mestiere calzolaio, era persona con discreta cultura che oltre all’attività preminente di calzolaio, conosceva la musica e suonava anche il sassofono contralto, nella banda musicale del paese in occasione delle feste patronali.
Negli anni Venti del passato secolo -1900-, quando Mastro Andrea era ancora ragazzo ed in giovane età, due suoi fratelli maggiori emigrarono in America, in cerca di fortuna. Di uno, una volta sbarcato, si persero le tracce, mentre di un altro, chiamato Martino, si sapeva che svolgeva l’attività di imbianchino; come piccolo imprenditore, lavorava in proprio e guadagnava abbastanza da permettersi una bella casa ed un discreto tenore di vita.
Finita la guerra, Martino, fratello di Mastro Andrea, volendo dare un aiuto economico al fratello rimasto in Italia, decise di aiutarlo, inviandogli dei dollari americani coniati in oro; moneta, di cui, all’epoca, il Governo degli Stati Uniti, vietava l’esportazione in altri Paesi.
In occasione del rientro in Italia di un certo Giovanni di Sperone, con una nave che avrebbe fatto scalo prima a Genova, per poi proseguire per Napoli, sulla quale viaggiavano tanti altri connazionali, che rientravano in patria per visitare i parenti e per vacanze, Martino pensò di affidare a Giovanni un pacco da far recapitare al fratello Andrea.
Martino, che, da giovane, aveva fatto l’apprendista calzolaio, per l’occasione, pose in pratica la sua esperienza giovanile ed acquistò un paio di stivali in pelle, con tacco alto, da inviare al fratello con una lettera di notizie personali.
Giovanni giunto in Italia nel porto di Genova, pensò di sbarcare per trattenersi presso dei parenti, ed affidò a degli amici che proseguivano per Napoli, alcuni suoi bagagli ed il pacco ricevuto da Martino e da recapitare a Mastro Andrea.
In paese Giovanni rientrò dopo circa un mese e come da impegno consegnò a Mastro Andrea il pacco contenente gli stivali in pelle, alcuni indumenti e la lettera di sue notizie personali.
Martino, nella missiva raccomandava al fratello Andrea di sostituire i sopra tacchi degli stivali, allo stato con laminato di ferro e cuoio, in quanto pesanti, con altro materiale più leggero.
Dopo alcuni giorni dal ricevimento, Mastro Andrea pensò di porre mano alla richiesta del fratello ed iniziò a lavorare per il distacco e la sostituzione dei sopratacchi degli stivali, ma, pur utilizzando tutta la sua esperienza e le attrezzature in suo possesso, non riuscì a staccarli dai sottotacchi ben fissati ai talloni degli stivali.
Sottotacchi e sopratacchi: l’impossibile rimozione
Cusumiello affarista per caso e il tic-tac sospetto e … il Pci
Mastro Andrea tentò l’operazione di rimozione per in’intera giornata, ma non riuscendovi pensò di rivolgersi nei Vesuni, per avere un valido aiuto, al collega calzolaio, tale “Cusumiello” persona con fisico di bassa statura, anch’egli conoscitore della musica ed apprezzato suonatore di tromba, fatto che gli consentiva di arrotondare i guadagni nella banda musicale del paese, in occasione delle feste patronali e manifestazioni varie. Cusumiello era ritenuto, da molti, persona intelligente e molto sveglia, doti riconosciutele dal fatto che, pur non conoscendo alcuna lingua straniera, aveva effettuato scambi commerciali con militari americani ed inglesi delle truppe alleate accampate sul nostro territorio durante la guerra.
Anche Cusumiello, pur disponendo di varie attrezzature, acquistate, a suo dire, dagli inglesi accampati nel Mandamento, non riuscì a staccare i sopratacchi dai tacchi degli stivali.
Inoltre, Cusumiello, nel maneggiare gli stivali, notò che questi, a contatto con gli attrezzi di lavoro, emettevano uno strano suono come un tic-tac prodotto da una sveglia. Questo suono lo impressionò a tal punto da restituire, immediatamente, gli stivali a Mastro Andrea, invitandolo a distruggerli da qualche parte, in aperta campagna senza essere visto da alcuno. Ed ancora, comunicò a Mastro Andrea che non avrebbe voluto avere a che fare con materiale proveniente dall’America, che, a suo dire, poteva contenere microspie o qualcosa di pericoloso. Tutto questo, a suo dire, anche in riferimento al fatto che all’epoca il Comune, era amministrato dal Partito comunista e lui non voleva avere grattacapi.
Sabatiello “Primo cittadino” per … diritti catastali e il Sindaco
Infatti, all’epoca il Sindaco del paese era espressione del Partito comunista, tale Peppe ‘e Mariagrazia, persona che oltre al detto compito, svolgeva anche l’attività di sensale, ritirando dalle campagne, per conto di commercianti forestieri, prodotti agricoli della zona come ciliegie, fagioli ed altro.
Capitava spesso che dei contadini affidavano per la vendita dei loro prodotti, come ciliegie ed altro, quantità maggiore al sensale Sindaco ed in quantità minore ad altro sensale di nome Sabatiello. E Sabatiello, per la disparità di trattamento che riceveva dai produttori, molte volte si lamentava in pubblico, ed in varie occasioni sparlava anche sul conto del Sindaco sensale.
Il Sindaco, venutone a conoscenza, fece richiamare Sabatiello dal Maresciallo dei Carabinieri, per cui Sabatiello fu convocato in Caserma ed interrogato e redarguito per quello che si diceva in paese sul conto del primo cittadino. Durante il colloquio con il Maresciallo, Sabatiello a sentir menzionare, in piazza si parla male del primo cittadino del paese, si infuriò e volle sapere chi sparlava del primo cittadino. Allora il Maresciallo si rese conto che il convocato non aveva inteso bene chi fosse il primo cittadino per cui chiese a Sabatiello se sapeva chi era il primo cittadino del paese, e Sabatiello di rimessa rispose: “Il primo cittadino del paese sono io”. Ed il Maresciallo: “Come, siete voi? E da quando? E Sabatiello: Da sempre Marescià e spiegò: “Comandante, venendo da Napoli la prima casa del paese è la mia ed io sono il primo cittadino del paese”.
A tale affermazione seguì una fragorosa risata da parte del Maresciallo e dei militari presenti, a cui seguirono chiarimenti sul nome dell’effettivo primo cittadino. A questo punto, chiarito l’equivoco, Sabatiello si rese conto che era lui che sparlava del Sindaco, per cui si scusò e si impegnò, per il futuro, a tacere.
La convocazione di Sabatiello in Caserma, fu interpretata da chi non ne conosceva i motivi, come un fatto politico e quindi anche questo evento aveva impressionato Cusumiello. Intanto Sabatiello, alcuni mesi prima, aveva ricevuto, da uno spedizioniere di Napoli, un pacco proveniente dall’America, contenente strani oggetti e diretto ad un riparatore di armi da caccia in un paese della Puglia.
Sabatiello, destinatario di altro pacco che per errore era finito in Puglia, aveva subito informato i Carabinieri dell’errata consegna e del suo contenuto ed i militari avevano ritirato il pacco con la merce e a seguito di opportuni accertamenti lo avevano inviato all’effettivo destinatario, e questi, a sua volta, aveva restituito il pacco di Sabatiello.
Questi fatti, la sera nella piazza del paese, davanti ai bar, erano oggetto delle più svariate interpretazioni. Qualcuno inventava anche che l’avvenuto scambio non era dovuto ad una incerta omonimia, ma che era stato gestito da misteriosi agenti per controllare la politica praticata dell’Amministrazione comunale. Altri fantasticavano la presenza di informatori di servizi segreti e la presenza nei pacchi, di piccolissime apparecchiature rice-trasmittenti.
I dollari coniati in oro ritrovati e la beneficenza
Questi fatti accaduti e le conseguenti dicerie avevano impressionato ed inculcato tanta paura in Cusumiello, che la sera frequentava la piazza del paese e pensava, di continuo, al suono -tic-tac- che aveva avvertito nel maneggiare gli stivali di Mastro Andrea.
Mastro Andrea, non si arrese ed un giorno portò a Napoli presso un fabbricante di scarpe gli stivali, per operare la sostituzione dei sopratacchi, come chiesto dal fratello. Il fabbricante, dopo averli visionati, informò Mastro Andrea che, un mese prima, quei tacchi li aveva sostituiti lui, con un suo speciale macchinario, per conto di un signore di Napoli venuto dall’America; che questo signore, presente all’operazione, aveva recuperato delle monete americane ed aveva chiesto si sostituire, i dollari coniati in oro, con altre piastrine di ferro.
Dopo alcuni mesi, Mastro Andrea, ricevette da un anonimo messaggero un plico con entro una somma in denaro- in lire- con un biglietto che spiegava che quel denaro era quanto superato dalla spesa sostenuta per l’operazione chirurgica ad una bambina in un ospedale napoletano.
Mastro Andrea, sorpreso ed incredulo di quanto ricevuto, informò della storia il fratello in America. E Martino, che era anche nonno, immaginando il volto di una bella bambina nel letto di un ospedale che gli sorrideva, si rallegrò e pianse di gioia.