di Romeo Lieto
“Pass–a–là”, non è un’espressione in lingua araba, né tantomeno musulmana, è un termine dialettale utilizzato, per mandar via un cane dal luogo dove si trova.
Mariuccia era una donna non vedente, nubile, cieca dalla nascita, di bassa statura, con fisico minuto, asciutto e molto arzilla. Nel camminare dava l’impressione di procedere saltellando: era un suo modo di poggiare i piedi a terra con le gambe un poco aperte che le davano maggiore sicurezza, tanto che vista di spalle, appariva persona anormale a quanti non la conoscevano. Non inciampava mai, gli ostacoli li avvertiva a circa un metro di distanza, pur non vedendoli, forse intuiva quello che le si parava davanti, in quale modo nessuno riusciva a comprenderlo.
Era una venditrice di uova fresche che portava nel piccolo cesto in legno di castagno con manico sovrastante (detto ‘o panaro, opera dei cestai locali) nel quale infilava il braccio sinistro in modo da tenerlo fermo sul fianco, sotto l’ascella. Il cesto conteneva dalle trenta alle quaranta uova di gallina che si procurava acquistandole dai contadini del luogo. Vestiva con indumenti interi e sul davanti metteva il grembiale con due vistose tasche dove in una avvolgeva i soldi, allora di carta, in un fazzoletto di stoffa colorata e nell’altra altro fazzoletto. Calzava zoccoli leggeri in legno di pioppo, fatti a mano da artigiano locale, sormontati da una fascia di telo semirigido, inchiodato sui lati e per copricapo utilizzava un panno in stoffa colorato, piegato a triangolo e legato dietro alla nuca, detto ‘o maccaturo.
Mariuccia viveva con la sorella e la sua famiglia in una casa che comprendeva bassi, camere, cortile con forno ed altri comodi nel quartiere Vesuni, in prossimità del luogo detto Catafalco, dove, dopo il sisma, è stata realizzata una piazzetta con impiantato un albero di ulivo e su una parete un affresco a tempera, raffigurante l’arrivo della processione di Santo Stefano nei vicoli ed i lavori dei contadini, opera di un artista locale.
Mariuccia da sola ed in determinati giorni della settimana si recava nei comuni di Sirignano e Quadrelle per la vendita delle uova. All’epoca Sirignano era collegato a Baiano soltanto dalla Cupa, detta Via Quercia, che attraversava le campagne; era in terreno naturale, con il piano stradale sconnesso, pieno di buche e massi affioranti. Con il rione Cardinale era collegato dalla strada provinciale detta anche Via San Liberatore, con manto stradale in asfalto. Altra strada, anch’essa con piano asfaltato, lo collegava al Comune di Quadrelle. Non esisteva l’attuale Viale Michelangelo che oggi lo unisce alla Strada nazionale ed all’epoca della nostra storia le macchine in transito sulla Strada nazionale erano poche e ne passava una ogni tanto. Quadrelle era collegato sia con Sirignano che con il rione Cardinale dalla attuale Strada provinciale o Via San Liberatore.
‘Ndriuccio, cane fedele e amico fidato
Mariuccia, nei giorni stabiliti, raggiungeva prima Sirignano e poi Quadrelle. Partiva in mattinata dalla sua abitazione in Baiano, percorreva la Via Croce fino all’attuale Crocifisso e qui svoltava a destra percorrendo la vecchia Via Macello, oggi Via SS. Apostoli e, dopo circa duecento metri, incrociava la Strada nazionale 7 bis. Arrivata sulla strada asfaltata si dirigeva verso Mugnano, camminando sul lembo esterno del manto stradale, poggiando un piede sulla strada asfaltata -il destro- e l’altro sul battuto di terreno confinante; al ritorno sulla stessa strada poggiava i piedi inversamente; a chi la osservava di spalle appariva barcollante, mentre era un suo personale sistema per seguire la sede stradale che univa Baiano con il rione Cardinale del Comune di Mugnano. Una volta raggiunto il ponte sul torrente, dove aveva inizio il rione Cardinale, vi trovava, ad aspettarla, un cane bastardo di media statura, di colore nero con chiazze bianche, affezionato a lei da molti anni, che le faceva compagnia durante tutto il percorso per Sirignano e Quadrelle fino al ritorno, che avveniva nel primo pomeriggio, dove la lasciava nello stesso posto.
Il cane e Mariuccia avevano familiarizzato al punto che questa ne avvertiva la presenza anche da un suo piccolo gemito, che puntualmente emetteva come per dire sono qua, presente; e Mariuccia, felice di averlo vicino, durante la magra colazione, si toglieva di bocca un pezzo di pane per darglielo. Lo chiamava ‘Ndriuccio, diminutivo di Andrea, Santo Patrono di Sirignano. Sia al mattino che durante il giorno e nel pomeriggio, prima di lasciarlo sul ponte del torrente, gli allungava la mano per salutarlo e ‘Ndriuccio, prima di separarsi, la lambiva con il muso e la lingua, per far sentire la sua presenza.
Mariuccia lungo le strade dei paesi che attraversava, annunciava ad alta voce la vendita delle sue uova, urlando: “Ova fresche”; e la persona interessata all’acquisto l’avvicinava per comperarle. All’epoca i soldi erano di carta e Mariuccia incassava ed estraeva dal fazzoletto nella tasca la giusta somma da restituire. Si pensa che dalla dimensione della singola banconota ne comprendesse il valore. Ringraziava gli o le acquirenti chiamandoli per nome che riconosceva dalla voce, informandoli sul giorno del suo successivo passaggio. A volte si arrabbiava, quando l’acquirente voleva mettere le mani nel paniere per scegliere l’uovo più grande, o quando qualcuno non gradiva la presenza di ‘Ndriuccio e gli intimava: “Pass–a–là”. E Mariuccia –contrariata e quasi infastidita- faceva notare alla persona che lo voleva allontanare che ‘Ndriuccio le faceva compagnia, che era un cane buono e che non avrebbe creato problemi ad alcuno. Dopo aver venduto a Sirignano, continuava la vendita per Quadrelle.
In questo Comune, Mariuccia aveva la migliore clientela, rappresentata da alcune famiglie di professionisti e personalità nel campo medico, giuridico e culturale, che vivevano tutto l’anno a Napoli e nei mesi autunnali di settembre ed ottobre e fino alla commemorazione dei defunti erano solite soggiornare nelle loro dimore di famiglia nel territorio di Quadrelle. Era grande la gioia di Mariuccia, quando comunicava a qualche suo cliente che vendeva le sue uova al Professore. Auricchio, Magnifico Rettore dell’Università di Napoli, al Presidente del Tribunale, Professore Masucci, alla famiglia del medico Guerriero o alla famiglia Pagano, famiglie che vivevano solitamente a Napoli e che nel periodo menzionato dimoravano nelle loro avite abitazioni a Quadrelle. Era anche solita ammettere che la consorte del Professore Auricchio la ricompensava lautamente per le uova che acquistava.
Il cesto sparito e le indagini di Alfonso, guardia comunale
Un giorno sulla strada per Quadrelle, Mariuccia si fermò per mangiare il pane che portava per la colazione, si sedette sul muretto basso sul ciglio della strada ed appoggiò il cesto con le uova sullo stesso. Il fido ‘Ndriuccio che le era vicino si allontanò, per raccogliere un osso con stracci di carne che dei ragazzi gli avevano lanciato poco distante. Fu in quel momento che sparì il cesto con le uova e Mariuccia sicura di tenerlo vicino a se, dopo aver mangiato il pane, non riuscendo a ritrovarlo, si dimenava con le mani per rintracciarlo, quasi barcollando, si lamentava a voce alta, quasi piangeva. Passò nei pressi un signore che, vedendola esagitata, fece intervenire sul posto Alfonso, la Guardia comunale di Sirignano. La Guardia, che ben conosceva Mariuccia, fu informato della sparizione del cesto con le uova e la tranquillizzò, informandola che nel pomeriggio si sarebbe attivato, per rintracciare i ladruncoli, avendo lui già avuto sentore di chi avesse potuto commettere il furto.
In serata la Guardia Alfonso, dopo aver ricevuto varie informazioni, si portò in casa di una famiglia del posto, per accertarsi della presenza del loro figliolo che nella giornata era stato visto sulla strada per Quadrelle in compagnia di un suo coetaneo. Vi trovò i genitori con il ragazzo, che alla vista della Guardia, cominciò a balbettare, dichiarando di non sapere nulla del furto del cesto. Intervenne il padre del ragazzo che gli chiese cosa era quella polvere bianca che aveva sulla maglietta ed il ragazzo rispose che era zucchero per aver mangiato un dolce che gli aveva regalato un pasticciere, al quale lui ed un suo amico avevano portato delle uova trovate in un pagliaio. A seguito di ulteriori domande si scopri che il ragazzo, unitamente all’amico, avevano rubato il cesto di Mariuccia. Il cesto fu rintracciato in un pagliaio nella campagna in Sirignano e restituito a Mariuccia con le uova mancanti.
‘Ndriuccio, l’angelo custode di Mariuccia
Altro fatto capitò a Mariuccia quando sulla strada in discesa che da Quadrelle porta a Sirignano, il fido ‘Ndriuccio l’accostò e afferratala per la veste con la bocca la tirò verso il muro in modo da evitargli di essere investita da un camioncino con i freni guasti. E quante altre volte, durante i lavori di realizzazione degli scavi sulle strade, ‘Ndriuccio, accostandosi alle sue gambe, le evitò di inciampare o di cadere!
All’epoca non era stata ancora realizzata l’attuale strada di circumvallazione del centro urbano di Quadrelle e Mariuccia per comodità rientrava al Cardinale attraversando Sirignano, dove aveva la sua clientela che per lei era un punto di riferimento stradale.
Chi ha conosciuto Mariuccia si è sempre chiesto, come poteva una persona non vedente, partire da Baiano, raggiungere il rione Cardinale, girare per le strade di Sirignano e Quadrelle e tornare a Baiano da dove era partita. E noto che gli zoccoli in legno di pioppo, leggeri, calzati da Mariuccia, emettono un rumore diverso per ogni tipo di pavimentazione stradale su cui s’imbattono. Mariuccia, al mattino, uscita di casa, iniziava il suo giro dalla Via Croce, camminando sulla pavimentazione stradale in basolato di pietra vesuviana, per cui avvertiva un caratteristico rumore prodotto dagli zoccoli; diverso rumore avvertiva quando camminava sulla vecchia Via Macello, che era in terreno battuto ed ancora diverso era il rumore che emettevano gli zoccoli quando procedeva sulla strada nazionale per il rione Cardinale. Sulla Via Croce, prima di imboccare la vecchia Via Macello, toccava con gli zoccoli la pedana sporgente in pietra calcarea posta alla base della parete contenente incassato il pensile/altare, anch’esso in pietra calcarea ed il Crocifisso sovrastante in legno. Raggiunto il manto asfaltato della Via Nazionale, svoltava a sinistra per il rione Cardinale, camminando sul bordo della strada, poggiando il piede destro sull’asfalto ed il sinistro sul battuto di terreno naturale, fino al ponte sul torrente dove incontrava il fido ‘Ndriuccio e si imbatteva nel vociare di molti cestai che in quel posto lavoravano nei loro bassi / abitazioni. Al rione Cardinale, quando avvertiva la voce del cestaio Nicolangelo, svoltava verso la sua casa sulla strada per Sirignano e proseguiva sul suo piano stradale asfaltato, fino al paese.
Mariuccia muore e ‘Ndriuccio la saluta al funerale
Anche qui conosceva quasi tutti e dalla loro voce ne immaginava il volto, le sembianze ed il luogo in cui si trovava. Di rado capitava che qualcuno l’avvicinava indicandole un percorso diverso dal solito per evitarle di imbattersi contro qualcosa. Per Mariuccia, in presenza di case abitate, non era difficile raggiungere il ponte al rione Cardinale dove la lasciava ‘Ndriuccio e proseguire sulla Strada nazionale per Baiano. Lungo la Nazionale, raggiunto l’imbocco della vecchia via Macello, non si comprende come e chi le indicava di svoltare sulla detta strada, stante il fatto che all’epoca quel posto era circondato soltanto da terreni agricoli e privo di qualsiasi presenza abitativa.
Per un periodo Mariuccia, ammalata, non andò a vendere le uova ed il fido ‘Ndriuccio, dopo averla attesa inutilmente per alcuni giorni, seguendo la strada che questa faceva per raggiungere il rione Cardinale, si portò nella sua abitazione in Baiano, in Via Nicola Litto e, trovata aperta la porta che dava sul cortile, vi entrò. Fu visto da un uomo che era nel cortile, che con voce minacciosa gli intimò: “Pass..a..là”. ‘Ndriuccio, dopo aver emesso un piccolo guaito, con la coda tra le gambe usci di corsa dal cortile e se ne tornò al rione Cardinale.
Era trascorso molto tempo ed un giorno ’Ndriuccio decise di tornare a Baiano; giunto all’imbocco della Via Croce, avanti al Crocifisso si fermò, poiché veniva verso di lui un funerale. Durante il passaggio del carro funebre, il cane emise un forte guaito, tanto che un signore al seguito gli intimò minaccioso: “Pass..a..là, mentre un altro signore, anche lui al seguito, riconobbe il cane e comunicò all’altro che ‘Ndriuccio era solito accompagnare la defunta nel giro per i paesi. Passato il funerale, ‘Ndriuccio, malinconico e con la coda tra le gambe, si voltò ed imboccò la via del ritorno. Il giorno seguente al rione Cardinale, nei pressi del ponte sul torrente, sul bordo della Strada nazionale, giaceva un cane morto, investito da un auto in transito e li vicino c’era un operaio, cantoniere dell’Anas, intento a dare al fido ‘Ndriuccio una pietosa sepoltura.