All’Auditorium del “Giovanni XXIII” cerimonia di premiazione per la prima edizione del Concorso nazionale di poesia, promosso ed organizzato da Stefania Russo, in collaborazione con l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Enrico Montanaro, la Casa editrice “Il Saggio” di Eboli, l’associazione ”I Cavalieri del Giglio” di Nocera Inferiore e il Circolo socio–culturale “L’Incontro”.
di Gianni Amodeo
Cento gli autori che hanno risposto al bando del Concorso di poesia, contrassegnato dal logo “Baiano in versi, tra l’Eremo e il Cielo”; e l’ Eremo– va da sé- il seicentesco complesso architettonico, in cui si venera la Madonna del Soccorso, che sovrasta la collina di Gesù e Maria. Un interessante livello di partecipazione che ha coinvolto quanti amano il bel verseggiare, coniugandolo con la quotidianità delle proprie attività di lavoro e professionali; un livello di partecipazione reso ben significativo dall’articolata e variegata provenienza degli autori, residenti in città piccole, medie e grandi del Sud e del Nord, avvalorando la caratura nazionale dell’iniziativa promossa e organizzata dalla poetessa Stefania Russo, in collaborazione con la civica amministrazione, guidata dal sindaco Enrico Montanaro, la Casa editrice “Il Saggio” di Eboli, l’associazione “I Cavalieri del Giglio” di Nocera Inferiore e il Circolo socio-culturale “L’ Incontro ”. Una risposta partecipativa considerevole, ma anche e soprattutto di encomiabile qualità ispiratrice e contenutistica per i testi proposti e che hanno impegnato in un difficile lavoro di analisi e valutazione la commissione giudicante, presieduta da Vincenzo Galluzzi, per selezionare le composizioni e gli autori da inserire sia nei prospetti premiali, una volta superata la fase finale, sia nei prospetti di onore e merito dell’Albo d’Oro del Concorso, edizione 2019. Una selezione davvero complessa e laboriosa, data la mole e la valenza qualitativa dei testi.
Ed ecco la terna dei vincitori del “Baiano in versi, tra l’Eremo e il Cielo”, per il tema libero in lingua con Stefano Peressini, autore dei commoventi versi di “Poi fu solo l’alba”-dedicata al padre, per il tema libero in dialetto napoletano, con Maria Clotilde Cundari in virtù del fine affresco di “Nuttata ‘e mare”, e per il tema in lingua ispirato alle sfaccettature della quotidianità del Medioevo, con Alfonso Gargano per l’ariosa composizione “Sacrificio d’amore”.
Di alto gradimento e piacevole, l’atmosfera della cerimonia della premiazione, vissuta nell’Auditorium del “ Giovanni XXIII”, condotta con la consueta verve da Antonio Di Martino, testimone operoso e divulgatore delle tradizioni di Cava dei Tirreni, oltre che storica voce della narrazione in diretta televisiva de La disfida dei trombonieri, la classica rappresentazione del folclore della Venezia del Sud; cerimonia connotata dall’intervento del sindaco Enrico Montanaro, che ha evidenziato la valenza sociale e culturale del Concorso, auspicandone i migliori e maggiori successi possibili sulla scia dell’affermazione della prima edizione.
A ravvivare la cerimonia, il canto dell’artista e poetessa Stefania Siani, con gli ariosi intermezzi musicali della Band Acoustic Shoot, e l’interpretazione di alcune scene di vita medievale proposte in costume d’epoca da “I Cavalieri del Giglio”, la prestigiosa associazione storico–culturale che compie un’importante attività di divulgazione e conoscenza delle tradizioni medievali nell’area nocerina. Momento- clou, la consegna delle Coppe, attestati, riconoscimenti e delle splendide composizioni in ceramica realizzate da Giuseppe Tedeschi, fine artista-artigiano; composizioni di pregio raffiguranti l’ Eremo di Gesù e Maria, l’Azienda agricola del Litto, curata da Tommaso D’ Apolito e il Platano secolare di Fontana Vecchia riconosciuto ufficialmente Patriarca verde nell’Albo della Regione-Campania.
Sulla composizione raffigurante l’intero sito di Fontana Vecchia, con il Monumento verde che svetta all’altezza di venti metri e l’amèia chioma, il cui diametro supera i 600 metri, si soffermava Raffaele Lieto, sindacalista di lungo corso, attivamente impegnato nella segreteria regionale della Cgil della Campania, tracciando il profilo del nonno paterno, di cui ha il nome. Uno scorcio di memoria familiare e personale, per ricordare che il Platano fu messo a dimora nel 1919 proprio dal nonno Raffaele, appena reduce dalla prima guerra mondiale, quale simbolo di vita, laboriosità e pace. Uno scorcio di memoria ch’è anche parte integrante della piccola comunità cittadina e della storia di Fontana Vecchia.