BAIANO. Teatro, passione di vita e impegno sociale: Franco Scotto. Donne, in anteprima al Somsi di Gozzano: accoglienza positiva di pubblico e critica

BAIANO. Teatro, passione di vita e impegno sociale: Franco Scotto. Donne, in anteprima al Somsi di Gozzano: accoglienza positiva di pubblico e critica

di Gianni Amodeo     

BAIANO. Teatro, passione di vita e impegno sociale: Franco Scotto. Donne, in anteprima al Somsi di Gozzano: accoglienza positiva di pubblico e critica Per un verso, la scena sintesse e vive delle storie di quattro donne, accomunate dalla mezza età che trascorrono in calma routine con pochi sussulti, e della storia di unaltra di pari condizione anagrafica, la quinta donna, a se stante e onnipresente, che delle altre introietta e assume in sé il vissuto,  appropriandosene e rispecchiandone lessenzialità in un processo di diffusa mimèsi, pur nella varietà di sfaccettature, umori e atteggiamenti con cui nella realtà si identificano e connotano. E’ il vissuto, che si riflette e manifesta in un mix di aspirazioni e speranze appagate, ma anche, e più spesso, mal riposte, che finiscono per essere  sminuzzate e strozzate, segnate da profonde inquietudini e tormentate sofferenze che diventano laceranti e irrecuperabili frustrazioni. Una deriva incontenibile, che, in genere, sfocia nel lasciarsi andare agli eventi, subendone passivamente gli effetti, senza alcun reazione e senza  riuscire a conciliarsi con la dignità e il decoro del proprio essere umano.

 Per l’altro verso, a tenere  la scena sono le storie che le stesse quattro donne vivono, ciascuna, in autonoma singolarità, con la pienezza dei loro sentimenti e pensieri nelle relazioni famigliari, lavorative e sociali, affrontando i percorsi della personale esistenza, quasi sottoponendosi nella quotidianità ad un esame permanente con sé stesse, in forma di riscoperta e  conferma  della propria autentica identità. E sullo sfondo, s’innerva la presenza della stessa quintadonna che, tuttavia, appare avulsa ed estranea ad ogni forma di mimési con le altre.

Storie femminili in doppio registro. Dorotea, misteriosa e ineffabile

Eil doppio registro idealizzato, che riverbera sottigliezze di introspezione psicologica,- andandosi ad infilare persino nei tortuosi e complicati percorsi della psicoanalisi,-  espresse e raccontate con scrittura piana e significativa, in aderenza con gli stili e i comportamenti delle donne poste in scena, sui fili della plastica dimensione realistica. E, d’altro canto, risalta in chiara evidenza e dispiegata a largo raggio  la valenza metaforica, di cui sono portatrici le cinque donne, come per tratteggiare e disegnare le distinte e mutevoli modalità funzionali delle cinque dita della mano. Sono le modalità, la cui riproduzione, a sua volta, costituisce la chiave ispiratrice dell’originale architettura dellimpianto scenografico, in cui è ambientato e vive l’intero racconto. Una scintillante folgorazione inventiva, per un  racconto teatralizzato in bell’intensità, nel cui tessuto s’innesta e vibra l’intrinseca efficacia degli intermezzi di brani musicali dedicati, proposti da tre musicisti, con le tonalità di due violini e di un violoncello, mentre guizzano e rifulgono le luci in libero gioco, alternandosi con il buio che cala improvviso. Un sorprendente e suggestivo incrocio tra musica, luciombre tenebrose, come per marcare l’azione in corso, con timbri didascalici la rappresentazione in divenire sul palcoscenico.

            E’- questo, per chi scrive le presenti noticine- il senso della leggibilità, che fa da ancoraggio alle pagine di Donne, il testo ch’è stato rappresentato in anteprima nello spazio teatrale dello splendido e magnifico Somsi, l’acronimo che corrisponde a  Società operaia di mutuo soccorso e istruzione, che vanta oltre un secolo e mezzo di storia di attiva e proficua cooperazione civile, produttiva e culturale a servizio della comunità di Gozzano, in provincia di Novara, in Piemonte. In sostanza, quella di Donne, costituisce corposa e variegata traiettoria tematica, che salda il vissuto  di Gelsomina, Jenny, Maria, Eva e Dorotea, così si chiama la quinta donna, che  non vorrebbe invecchiare mai.

 Una traiettoria narrativa, in cui spicca, commuove e turba la vicenda di Maria – nome di universale e forte caratura identificativa che simboleggia e tramanda i valori della maternità nella visione cristiana,-  madre per amore e forte spirito di tolleranza, permeata di ferme e convinte idealità umanitarie che si trasforma, però, in una Medea moderna. E’ il personaggio di Euripide, proiettato sullo scenario dei nostri confusi giorni, che matura la decisione di uccidere il figlio che le è nato dalla relazione vissuta e nella quale ha profondamente creduto, con uno dei tanti migranti provenienti dai Paesi del mondo sottosviluppato,  approdato a Lampedusa su uno dei soliti barconi di speranza e, più spesso, di  morte.

Maria, la Medea dei nostri giorni

La molla della metamorfosi nella Medea moderna scatta in Maria, quale effetto  dell’intolleranza, generatrice di odio, venata di jihadismo, sempre più esplicita e dichiarata in quelle modalità woke che contemplano il ripudio di tutto ciò che l’Occidente, ha concorso e concorre a rappresentare, nellitinerario dellumano incivilimento. Sono le modalità woke, con cui l’uomo amato angustia e assilla Maria in tutte le possibili occasioni della quotidianità, per relegarla nelle anguste ristrettezze dell’habitat domestico, umiliandola anche nello spirito religioso dimpronta cristiana che la donna professa. Un sistematico atteggiamento, che, di fatto, nega e impedisce a Maria di vivere la propria vita con spirito di libertà, tanto da indurla a maturare la decisione di trasformarsi nella  Medea della Lampedusa contemporanea. E’  l’intolleranza, che, con il suo atto di tragica violenza, Maria, novella Medea, è convinta di esorcizzare e rimuovere del tutto, impedendo che possa evolversi, svilupparsi e  vivere nel figlio, ad imitazione del padre, portatore dintolleranza ideologizzata che genera odio totalitario verso laltra e\o  laltro che vivono altre visioni ideali del mondo, di segno laico o religioso che siano. E’ la convinzione che induce Maria a sopprimere la vita del delicato frutto del suo amore, per sottrarlo al destino d’intolleranza e d’odio, a cui non potrebbe per nulla sottrarsi.

In realtà, la trasfigurazione di Maria, la Madre di Gesù, la Mater per antonomasia e valore assoluto, nella Medea dei nostri giorni, fissa un utile squarcio, seppure bisognevole di approfondimenti, che favorisce un approccio di penetrante cognizione sul testo di Franco Scotto, proposto al Somsi di Gozzano. Una rappresentazione realizzata dalla Compagnia teatrale Palmari Padoan, con l’interpretazione dell’eclettica Natasha Padoan, nella raffinata e puntuale attitudine per la compiuta esplorazione delle metafore così come sono incastonate nelle pieghe delle vicende delle Cinque donne del dramma. Di certo, un’ eccellente rappresentazione, per la regia di Alessandro Sorrentino, salutata dalla positiva accoglienza di pubblico e critica.

Itinerario di quarantennale dedizione allarte scenografica

BAIANO. Teatro, passione di vita e impegno sociale: Franco Scotto. Donne, in anteprima al Somsi di Gozzano: accoglienza positiva di pubblico e critica E’, quello del Somsi, un riconoscimento meritato per Franco Scotto, che non deriva dal  caso o da concessioni benefiche dall’alto, di cui godono, tanto per dire, i destinatari di favoritismi clientelari di ascendenza partitica e partitocratica o di appartenenza a potentati famigliari di profilo economico- finanziario, e via percorrendo e praticando corruttele e affarismi in vario assortimento criminoso e criminogeno. Tutt’altro. Del resto, il Teatro è un genere d’arte espressiva, su cui il  giudizio del pubblico è unico né è suscettibile di condizionamenti di favore e comodi compiacimenti. E’ una vita, quella  che Franco Scotto, veleggiante ormai verso i 60 anni, viene dedicando con immutata costanza ai  linguaggi e alla cultura dell’arte teatrale, andando a ritroso per calarsi negli anni liceali del Medi, a Cicciano. Una scelta di passione, diventata progressivamente scelta di impegno socio- culturale e di professionalità lavorativa.

 Una scelta, alla cui fonte di profilo universitarioaccademico, figura la Laurea con corso di studi triennale in Lettere moderne, con tesi, elaborata, a suo tempo, sull’opera artistica di Mario Schifano, mentre tra fine maggio e giugno prossimo Franco Scotto discuterà la tesi in Semiotica, già presentata nei competenti uffici della Federico II, per conseguire la Laurea magistrale in Lettere. Argomento di trattazione, Edoardo De Filippo e la messa in scena di Natale in Casa Cupiello, come costruzione di un presepe dimorte”.  Un approccio insolito e sorprendente, che scaturisce da un punto di vista del tutto nuovo ed originale, nell’approfondita ricognizione di una delle più conosciute e popolari opere del teatro edoardiano. E, per completare il background  universitario-accademico, vanno citati  in sequenza  i Master in Teatro e Pedagogia, Drammaturgia e in Sceneggiatura, conseguiti rispettivamente, al Suor Orsola Benincasa , alla Scuola europea dellattore e al PoloTracce.     

            Titoli  accademici a parte, a dare consistenza e portata valoriale, come avviene in tutti gli ambiti del vivere sociale, è il lavoro che si realizza con congrue e proficue ricadute. E’ il lavoro tradotto in iniziative, opere e attività di generale e positiva utilità civile. E sotto questo aspetto, le … 15 pagine del curriculum di Franco Scotto  parlano chiaro, illustrando  40 anni di iniziative, attività e progetti formativi delle più varie tipologie nelle Scuole, dagli Istituti comprensivi ai Licei e Istituti tecnici superiori in Campania e in altre regioni. Molteplici e interessanti le esperienze  maturate negli Istituti di pena, per rendere il Teatro veicolo di emancipazione e crescita civile. E senza dire della miriade di arrangiamenti e adattamenti in riscrittura di testi del Teatro greco classico, portandoli in scena con ragazze e ragazzi in tante Scuole, con straordinari successi in Festival regionali e nazionali. Un bel campo di presenza, in cui si collocano qualificate esperienze in programmi-Rai. Ma tutto ciò, appena citato, è  soltanto  il minimo che si possa estrarre dal dovizioso curriculum che Franco Scotto può vantare, con ampiezza di merito, perché  acquisito e  conquistato in campo aperto. Un curriculum di persona che ha sempre creduto in se stesso e nella propria attitudine al fare, anche affrontando situazioni delicate, come quelle della morte dei genitori, Stefano e Gilda, e l’esperienza della libreria in Corso Garibaldi. Un tracciato, in cui un ruolo speciale spetta, però, alla Cooperativa sociale di produzione, la Proteatro, un presidio formativo e culturale che onora il territorio e di cui  Scotto è un animatore. Una  realtà, tutta da conoscere, per la quale si sperimenta  il valore del lavoro che genera la cultura.

            E l’8 maggio prossimo ospite de  LIncontro sarà  Franco Scotto, per sviluppare un Focus sulla sua esperienza di autore e regista teatrale e sul mondoProteatro. Un approccio che sarà del tutto innovativo per le modalità, con cui sarà strutturato.