Tra i tanti commenti giunti, relativamente alla tragica notizia registrata durante i festeggiamenti del majo, e a quella successiva, circa i sequestri di petardi e tric-trac operati dalle autorità, non mancano quelli che sottolineano “ci voleva il sangue!… per il ripristino della legalità”. Orbene chi conosce la storia di questa festività sa che la stessa convive tra due anime, quella dei devoti e fedeli, e quella dei botti e fuochi, anime che negli anni in tanti hanno cercato di convogliare entrambe in un percorso condiviso, nel rispetto della tradizione ma anche della sicurezza. Chi non ricorda che sino a pochi anni fa era permesso, a tutti!, di portare e utilizzare armi (fucile) sino davanti alla chiesa, chi non ricorda di quei “pallini” che finivano addosso alle persone, dei tric-trac che esplodevano tra la gente. Nonostante i divieti succeduti nel tempo, allo sforzo comune di indirizzare questa manifestazione nei canoni della legalità, anche al fine di far vivere, ai tanti che si avvicinano, la stessa con tranquillità, in alcuni perdura l’anima “pirotecnica”, e così la piazza principale del paese, durante il primo pomeriggio di Natale, viene ancora utilizzata come terreno di battaglia tra “guerrieri”, le cui armi sono i petardi e le “cipolle”, e i fatti di sangue non si fermano, tutto nel silenzio delle autorità preposte alla sicurezza e alla incolumità dei cittadini. Nessuno di queste ha inteso far rispettare la normativa vigente sull’acquisto, utilizzo dei petardi e quant’altro, ovvero che i fuochi pirotecnici vanno accesi solo in luoghi aperti, lontani da case, persone e posti a rischio d’incendio, che regola vuole accendere sempre un prodotto alla volta, avendo l’accortezza di tenere gli altri prodotti lontano e al riparo da scintille, e di non avvicinare mai il viso e il busto al prodotto pirico. Adesso che è arrivato il fatto di sangue…. ecco i controlli e sequestri, come dire meglio tardi che… mai