Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Napoli, all’esito di un’articolata e complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, hanno dato esecuzione, in collaborazione con il Nucleo Polizia Economica e Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Benevento, ad un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di denaro, di beni mobili e immobili nella disponibilità della stessa società, per un ammontare di € 78.210.529,00 nei confronti della società GE.SE.SA – Gestione Servizi Sannio S.p.A., società che gestisce attualmente il Servizio Idrico Integrato, o suoi segmenti, in plurimi Comuni di competenza dell’ATO 1 Campania.
Il sequestro è stato disposto, ai sensi degli artt. 19 e 53 D. Lgs. 231/2001, per l’illecito amministrativo di cui agli articoli 24 (in relazione all’articolo 640 secondo comma c.p.) e 25 undecies (in relazione ai reati ambientali p. e p. dagli artt. 452 bis c.p., 137, 256 e 258 del D. Lgs. 152/2006) D. Lgs. n. 231/2001, commessi in Benevento negli anni 2017, 2018, 2019, per non avere adottato ed efficientemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire i reati contestati, commessi per conto, nell’interesse e a vantaggio della società dai suoi amministratori e da dipendenti che rivestivano, all’epoca dei fatti, funzioni di direzione o vigilanza all’interno dell’ente.
Il provvedimento cautelare si inserisce nella già nota e articolata indagine, coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Benevento e condotta dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Napoli, relativa al grave inquinamento dei fiumi Calore e Sabato che attraversano la provincia di Benevento, che nel maggio dello scorso anno, aveva portato al sequestro preventivo, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento di nr. 12 impianti di depurazione gestiti dalla stessa società, al deferimento di nr. 33 persone (15 maggio 2020) e all’applicazione di nr. 2 misure interdittive, per la durata di anni uno, con divieto di esercitare qualsiasi attività imprenditoriale o professionale nei settori della depurazione di acque, nella gestione dei rifiuti di qualsivoglia tipo e natura e nella distribuzione di acque per il pubblico consumo (giugno 2021) nei confronti del Responsabile della conduzione operativa degli impianti di depurazione e dell’Assistente pianificatore, della GESESA ritenuti gravemente indiziati dei reati di inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione e falsità in atti.
Le pregresse indagini della Procura avevano consentito di acquisire gravi indizi in ordine a una presenza diffusa e massiva di scarichi diretti dalle fogne dei Comuni di Benevento città e della Provincia nei fiumi Calore e Sabato dovuta, in alcuni casi, all’assenza di depuratori, con immissione di reflui inquinanti direttamente nei corsi d’acqua, in altri al non corretto funzionamento dei depuratori esistenti.
La modifica dell’originaria consistenza della matrice ambientale dei fiumi del bacino idrografico sannita e uno squilibrio strutturale caratterizzato da un decadimento di stato o di qualità ecologico era, allo stato degli atti, nella fase delle indagini preliminari e come gravità indiziaria, il risultato di una cattiva e fraudolenta gestione operativa degli impianti da parte del personale della GE.SE.SA. s.p.a., società che ha in gestione i depuratori.
Con tale condotta si è ritenuto che venivano tutelati soltanto gli interessi privatistici di carattere economico dell’azienda a discapito del bene comune rappresentato dalla necessità di evitare che reflui inquinati o comunque non conformi a legge finissero nei corsi idrici, risorse vitali per il nostro paese e oggetto dell’affidamento alla GeSeSA da parte dei Comuni della depurazione delle acque.
Allo stato e in questa fase sono stati acquisiti gravi indizi -per come ritenuto dal Tribunale del Riesame di Napoli, che aveva accolto l’appello del PM avverso il rigetto del Gip, nei confronti dei due funzionari della GESESA- in ordine a come la scelta di trascurare gli impianti di depurazione gestiti da Ge.Se.Sa. nel Sannio fosse frutto di una politica aziendale volta a ridurre i costi di gestione di quegli impianti.
Ebbene, nel prosieguo dell’attività investigativa, è stato ritenuto dal GIP, che ha accolto la prospettazione della Procura, che a tali illecite condotte, poste in essere dagli amministratori e dai dipendenti della GE.SE.SA., sia conseguita la responsabilità penale-amministrativa della stessa GE.SE.SA. ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001. Sul punto il GIP del Tribunale di Benevento afferma che “ appare pacifico che la società nel suo complesso sia stata adoperata e funzionalmente destinata – asservita – alla consumazione continuativa e sistematica degli illeciti realizzati dai soggetti che per essa agivano, così da comporre un’organizzazione imprenditoriale unitaria, come desunto dall’organigramma societario ed evidenziato chiaramente dal tenore delle intercettazioni e dalle dichiarazioni delle persone informate dei fatti”.
Invero, il Consulente della Procura ha ritenuto accertata l’omissione della predisposizione degli appositi modelli organizzativi specificamente calibrati sul rischio-reato e la carenza di flussi informativi essenziali all’attività dell’Organismo di Vigilanza.
Evidenzia il GIP come “la società in esame aveva adottato, nel periodo di interesse, un modello organizzativo non coerente e funzionale ai principi di controllo specifici in relazione alla tipologia di attività svolta, tanto che non appare possibile, con analisi condotta a posteriori, desumere alcuna indicazione utile a prevenire efficacemente la commissione di reati in materia ambientale. In sostanza, a fronte di un OdV solo apparentemente funzionale, venivano di fatto adottati MODELLI di gestione – in particolare nel periodo tra il 2016 ed il 2018- non coerenti e comunque non adeguata a prevenire ed evitare il rischio di commissione dì reati, alla luce delle disposizioni dettate dal D.Lgs. 231/2001.” e l’assoluta carenza dei flussi informativi fino al 2018: “sebbene fossero in corso attività di accertamento da parte dell’Autorità Giudiziaria presso gli impianti dì depurazione gestiti dalla Ge.Se.Sa S.p.A., non risulta che il suddetto Organismo abbia effettuato alcun rilievo o controllo”.
Le condotte illecite indicate hanno consentito alla GE.SE.SA. S.p.A. di conseguire un accrescimento illegittimo della propria posizione patrimoniale; la mancata realizzazione degli interventi di adeguamento necessari (manutenzione straordinaria ed ordinaria) gli ha permesso di conseguire un risparmio di spesa quantificabile nel costo dei mancati investimenti e della mancata corretta gestione del processo di depurazione nonché di smaltimento dei rifiuti liquidi e di fanghi prodotti dal trattamento depurativo.
Costi questi già compresi nella tariffa, riconosciuta dai Comuni alla GeSeSa, del Servizio Idrico Integrato che, ai sensi dell’art. 154, comma 1, D.Lgs. n. 152/2006, « è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’ente di governo dell’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga” », nelle due componenti dei costi operativi e degli ammortamenti.
L’ammontare del sequestro corrisponde all’ingiusto profitto conseguito da GeSeSa spa per la mala gestio di cui alle condotte sopra richiamate, e sinteticamente per la mancata o inadeguata depurazione delle acque reflue provenienti dai depuratori comunali oggetto di sequestro, per ciascuno dei Comuni interessati e per ciascuna annualità dal 2016 alla data del 26 giugno 2020 con riferimento al solo sistema fognatura-depurazione. Per la sua determinazione si è fatto riferimento alle caratteristiche di ciascun impianto così come risultanti dagli atti autorizzativi e, in via equitativa e prudenziale, sono stati calcolati soltanto i costi che sarebbero stati necessari per lo smaltimento corretto delle acque reflue confluenti negli impianti in questione. Tale valore è apparso più che congruo per l’effettuazione di una stima prudenziale dell’ingiusto profitto in parola in quanto notevolmente inferiore ai corrispondenti prezzi di listino reperibili sul mercato.
Nella fase preliminare di esecuzione del provvedimento di sequestro sono stati già individuati disponibilità bancarie e/o finanziarie in capo alla società e sono altresì in corso di effettuazione sistematiche operazioni di ricerca finalizzate all’individuazione di disponibilità di altri beni che saranno sottoposti a sequestro, sino alla concorrenza dell’ingiusto profitto.
(Comunicato Stampa – Il Procuratore della Repubblica BN Aldo Policastro)