Il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità” presentato dalla Coldiretti e dalla Fondazione Symbola oggi a Roma, a Palazzo Rospigliosi, in occasione dell’apertura dell’anno del cibo italiano nel mondo. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. La Campania è la terza regione italiana – prima nel Sud – per numero di borghi con 338 Comuni, preceduta da Lombardia (1055) e Piemonte (1067). Un sistema virtuoso che rappresenta ben il 69,7% dei 7977 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone, secondo l’analisi Coldiretti/Symbola.
L’anno nazionale del cibo italiano nel mondo si apre con la mappa gourmet dei tesori nascosti nei 5567 borghi d’Italia che raccontano la storia di un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali per la popolazione locale ma anche per il numero crescente di turisti italiani e stranieri che vanno alla ricerca dei tesori del Belpaese. Una risorsa custodita fuori dai tradizionali circuiti turistici che potrà ora essere finalmente tutelata e promossa grazie alla nuova legge n.158/17 che contiene misure per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio enogastronomico dei piccoli borghi.
In Campania 7 produzioni Dop e Igp su 10 coinvolgono il territorio dei 338 piccoli comuni della regione schierando tipicità come il Fico Bianco del Cilento e il Carciofo “Tondo di Paestum”, la Castagna di Montella e la Nocciola “Tonda di Giffoni”. Le realtà sotto i cinquemila abitanti – spiega la Coldiretti – rappresentano in Campania una rete diffusa su quasi il 60% del territorio, con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici. Nell’elenco delle 515 bandiere del gusto della Campania (PAT – prodotti agroalimentari tradizionali) figurano numerose eccellenze che prendono il nome dal piccolo Comune (o da una frazione) dove sono nate. Tra i salumi e le carni troviamo il capicollo di Ricigliano, i prosciutti di Casaletto, di Pietraroja, di Rocchetta, di Trevico, di Venticano, la salsiccia rossa di Castelpoto, la sopressata di Gioi Cilento. Tra i formaggi ci sono il caciocavallo di Castelfranco in Miscano, il pecorino di Vitulano, il primosale di Cuffiano (Morcone). Nei prodotti da forno e di pasticceria ci sono l’amaretto di Caposele, il biscotto di Sant’Angelo, i pani di Baiano, di Calitri, di Montecalvo Irpino, il panesillo di Ponte, la pasticella di Acerno, il raviolo allo zenzifero di Quaglietta, il tarallo di San Lorenzello, il torroncino di Roccagloriosa, il torroncino di San Marco dei Cavoti, il torrone di Ospedaletto d’Alpinolo, la scarpella di Castelvenere. Nella lavorazione dei frutti di mare c’è la colatura di alici di Cetara. Un lungo elenco di verdure e legumi accompagna i nomi di moltissimi borghi, come il broccolo di Paternopoli, il carciofo di Pietrelcina, le castagne di Acerno e di Trevico, la castagna jonna di Civitella Licinio (Cusano Mutri), la castagna tempestiva di Roccamonfina, i ceci di Cicerale e di Valle Agricola, la cipolla di Vatolla, il “corresce re cocozza janca” di Aquilonia, i fagioli di Volturara Irpina, di Montefalcone, di San Lupo, di Controne, di Gallo Matese, di Gorga, di Casalbuono, la fragolata di Acerno, il marrone di Scala, l’oliva vernacciola di Melizzano, i panzarieddi di Casalbuono, la patata sotterrata di Calvaruso (Cusano Mutri), il peperone quarantino di San Salvatore Telesino, il pomodorino di Rofrano e il pomodorino seccagno di Gesualdo, il tartufo di Colliano e il tartufo nero di Bagnoli Irpino.
“Nei piccoli Comuni della Campania – sottolinea Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente regionale – l’attività economica prevalente è l’agricoltura, che continua ad essere presidio ambientale e sociale. Le produzioni tipiche sono un prezioso patrimonio da valorizzare, sempre più ricercato da turisti italiani e stranieri per un rapporto autentico con il cibo e la biodiversità. La salvaguardia delle colture agricole storiche rappresenta una concreta tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e consegna alle giovani generazioni le tradizioni alimentari. Sono proprio gli under 40 che sempre più scelgono di non abbandonare i borghi per fare gli agricoltori, un fenomeno positivo che la nuova legge per il riconoscimento anche giuridico del valore economico, sociale ed ambientale dei piccoli Comuni può rafforzare”.
La nuova normativa prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità. La legge punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico. Per trovare queste specialità – conclude la Coldiretti – e per scoprire il vero cibo italiano garantito da Campagna Amica, la più grande Rete europea di vendita diretta che offre i prodotti e le eccellenze degli agricoltori italiani, sarà attiva per tutto l’anno del cibo italiano nel mondo l’app Coldiretti Farmers for you che ricerca nei mercati, nelle fattorie, negli agriturismi dove soggiornare e mangiare.