Ilaria Graziano è una cantante napoletana, non molto nota, ma che ha cantato anche in certe colonne sonore di Yoko Kanno (Ghost in the Shell, Cowboy Bebop). Nel cast ci sono un bel po’ di altri nomi famosi, come Gino Fastidio, Enzo Gragnaniello, Alessandro Gassman.
Gatta Cenerentola è una Cenerentola rivista in chiave goth, una favola che “appartiene” a Napoli, l’edizione più antica di Cenerentola è infatti ne Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, un libro di 50 favole del 1600 (precisamente del biennio 1634-1636) scritto in lingua napoletana, dal quale recentemente Matteo Garrone aveva attinto per Il racconto dei racconti (2015). Dal testo di Basile era stata tratta anche la famosa opera teatrale di Roberto De Simone, con Peppe Barra (1976).
Ma Gatta Cenerentola di Rak è un film d’animazione, dunque diverso da quanto già fatto finora da altri blasonati autori partenopei. Reca anche il bollino VM14. E’ ambientato in una Napoli post-apocalittica e inquieta, la Napoli di Rak è sempre buia, agitata, come quella dell’Arte della Felicità, in cui non faceva mai giorno (o come nei libri del nostrano Nicola Pugliese). Lo stile d’animazione è volutamente grezzo, acerbo, ricordando certi film d’animazione indipendente che avevo visto nel passato come De Profundis di Miguelanxo Prado. Ad alcuni ha ricordato cose fantastiche, Final Fantasy X, gli ologrammi di Zanarkand e varie altre reminiscenze di gioventù legate ad anime e videogame. C’è chi lo ha paragonato a Ghost in the Shell. Non è un mistero l’influenza nipponica in un lavoro del genere, confermato dalla presenza di Ilaria Graziano, ed è un chiaro omaggio a Miyazaki il corto all’inizio della proiezione, con riferimenti al Castello Errante di Howl, Porco Rosso, i piccoli makkurokurosuke, le caldaie…
Gatta Cenerentola è molto poetico, c’è sempre Capri sullo sfondo, ed è interessante vedere come siano qui interpretati alcuni luoghi di Napoli, il molo fascista, via Marina, il porto. Ogni città è dotata delle sue cose noiose che piacciono ai vecchi, e questo di Rak è un modo che mostra cosa voglia dire usarle bene, per arricchire una storia nuova che può interessare le generazioni di dopo. A dire il vero, storia nuova non tanto, perché stiamo parlando di Cenerentola, tramandata per tradizione orale e scritta per la prima volta almeno nel 1600, ma il ragionamento resta valido, visto che si tratta comunque di coniugare una fiaba antica insieme a qualcosa di nuovo come influenze di videogiochi e animazione indipendente, mettendoci dentro della poesia alla Di Giacomo. Gli elementi utilizzati sono “tipici” e scaramantici di Napoli, gli stessi che aveva usato Pugliese, la pioggia in Malacqua (Einaudi, con prefazione di Italo Calvino, 1977) e La nave nera. Una nave che arriva improvvisamente, e non si sa bene cos’è e cosa faccia. La pioggia vista come elemento misterioso, oscuro, luttuoso.
Dell’Arte della Felicità si può trovare in libreria anche il fumetto, mentre il dvd di Gatta Cenerentola uscirà il 22 dicembre.
(Valentina Guerriero)