Descrizione del carro, L’ OPERA INTERAMENTE DIPINTA A MANO: sul fondale del carro è rappresentato il Castello di San Barbato Manocalzati AV, nel castello è stato realizzato un teatro medioevale con l’affresco di San Barbato a cura di Vincenzo De rosa. Al centro l’albero di noce avvolto dalle vipere malefiche, importantissimo il gesto del taglio liberatorio che San Barbato fece per scacciare i riti pagani dell’epoca. Le sponde del carro sono avvolte da Angeli realizzati da Nello De Luca e da sei tele dipinte a mano realizzati dal Liceo Enrico Medi di Cicciano indirizzo-artistico e dal Liceo Artistico di Roma. Su queste tele è stato rappresentano San Barbato in tutti e cinque i paesi dove si venera e dove si festeggia come Santo Patrono, ovvero Cicciano Na, Castelevenere Bn, Valle dell’Angelo Sa, Casalattico Fr, Manocalzati Av, la sesta tela raffigura Maria SS degli Angeli. La nuova statua di San Barbato realizzata dal maestro Michele Santonastso domina il carro in proscenio, la statua lo raffigura con una postura da combattente e spinto da una forza assoluta, da l’idea del movimento del Santo e rappresenta l’ atto di rompere il noce uccidendo tutte le vipere ( il male e le maleligue ). Realizzata in vetro resina, lo sguardo di San Barbato è un misto di dolcezza, comprensione, tenerezza ed empatia con le anime dei Cristiani. Inoltre sul carro è rappresentata la vipera a doppia testa (anfisbena) che San Barbato si fece consegnare dalla moglie del Duca Romuolado, Teodora, fondendo questa vipera San Barbato creò un calice per l’eucarestia. Mentre pregava ardentemente Maria Santissima, gli apparve la Madonna della libera anch’essa rappresentata su carro e realizzata dal maestro Santonastaso (riprodotta fedelmente la statua della Madonna della Libera di Cercemaggiore CB. Questo carro meraviglioso è avvolto da candide nuvole e angeli, poi il serpente, elemento biblico del male in agguato verso i Cristiani. Questo messaggio rappresenta l’ opera di conversione al cattolicesimo che San Barbato ha realizzato per le terre di Benevento e per tutto il sud. Il Carro Artigiani oltre a sfilare a domenica 10 aprile a Cicciano (Napoli), nei prossimi mesi sfilerà a Castelvenere (Benevento), Casalattico (Frosinone), Valle dell’Angelo (Salerno) e Manocalzati (Avellino).
Quest’anno in Onore di Maria SS degli Angeli e in occasione del Giubileo straordinario della misericordia il Comitato carro Artigiani rende omaggio al Santo Patrono di Cicciano San Barbato: Castelvenere, 602 Benevento, 19 febbraio 683 d.C.. Da ricordare…
La superstizione longobarda: San Barbato è stato vescovo di Benevento e grandeggia sempre più, specialmente per avere distrutto la superstizione longobarda, ed aver difeso il popolo contro la tirannia dei prìncipi e dei potenti. Fu detto l’apostolo di Benevento per la magnifica opera episcopale spiegata dal 20 marzo 663 al 19 febbraio 683. Otre alla brillante attività di vescovo, il nostro Patrono estirpò dalla sua città il culto degli alberi votivi o sacri, che, presso i longobardi era tanto in voga. I longobardi infatti, quando invasero l’Italia, appartenevano, come altri popoli della Germania all’eresia ariana e forse portarono con loro il così detto culto degli alberi. In quel periodo adoravano anche la vipera e il simulacro di essa in pubblico o tra le pareti domestiche. Secondo la leggenda San Barbato non solo recise con una scure l’albero sacro del noce, ove convenivano i longobardi a celebrare i loro riti pagani, ma infranse perfino la vipera d’oro anfisbena a doppia testa, adorata da Romuoaldo, convertendone il prezioso metallo in un calice ed una patena per il divino sacrificio. San Barbato lottò contro tale superstizione e riuscì vittorioso, tanto che i longobardi e tutto il meridione si convertirono al cattolicesimo.
La Madonna della Libera appare a San Barbato: Durante il dominio longobardo su Benevento e precisamente nel 663 d.C., anno in cui i beneventani, incoraggiati da S. Barbato, già parroco di Morcone e poi Vescovo di Benevento, resistettero vittoriosamente all’assedio posto dall’imperatore bizantino Costante II, nipote di Eraclio e ci fu la “liberazione”, venne attribuita alla Vergine che ebbe così, da allora in poi, il titolo di “Liberatrice” o “della Libera”. Il Bollettino della Diocesi di Benevento racconta così la liberazione dall’assedio per intercessione di Maria Santissima: San Barbato, durante l’assedio alla città, incoraggiò i cittadini e il Duca Longobardo Romualdo a fidare in Dio, mostrando loro Maria SS. visibilmente apparsagli su una candida nube, e pronunciando queste memorabili parole: “io l’ho pregata; Essa già viene in vostro aiuto; guardatela!”. Quel giorno stesso l’implacabile nemico Costante toglieva pacificamente l’assedio a Benevento. A tale prodigio il Duca acclamò Barbato Vescovo di Benevento, e gli offrì ricchi donativi, ai quali il santo rinunziò. I Beneventani incominciarono a professare un grandissimo culto della Madonna della Libera che si propagò rapidamente in tutta l’area longobarda del Mezzogiorno, giungendo fino a Cercemaggiore (CB), dove nel 1414 fu ritrovata la statua in legno (stile bizantino).
Nel 1715 San Barbato viene eletto Protettore di Cicciano: La protezione affidata a San Barbato è documentata da un episodio datato 19 febbraio 1715 e vede protagonista l’allora parroco don Giovanni De Nardo che “per sua speciale divozione abbia eretta e fondata una Chiesa ed ultimandola procurata bellissima statua in onore e gloria d’Iddio e del glorioso San Barbato, chiamandolo in protettore della famiglia De Nardo, Capolongo e Santoriello, unitamente agli Eletti del popolo Giuseppe Passariello, ai quali si sono uniti altri cittadini, redigono un atto formale con il quale intendono eleggere il Santo Barbato per Nostro Protettore, affinché continuandosi dal Santo la sua efficace intercessione, come fin’ ora ce ne ha fatto sperimentare evidenti segni, ed essendo da tutti acclamato per protettore ci mantenghi libera questa Terra da qualsivoglia pericolo imminente, e da castighi che possa mai la Divina Giustizia sdegnata dei nostri peccati fulminare contro di noi (…)”.
Il 10 aprile del 2016 sul carro Artigiani ci sarà la rappresentazione artistica della storia di San Barbato, l’opera interamente dipinta a mano è stata realizzata nella nostra terra dai giovani Artigiani, dagli alunni del Liceo Statale Enrico Medi indirizzo-artistico, da Nello De Luca, dal maestro Vincenzo De Rosa e con la partecipazione straordinaria del Maestro Michele Santonastaso, progetto a cura di Barbato De Stefano. La popolazione di Cicciano è invitata a partecipare e ad iscriversi al nuovo Comitato San Barbato. W il Patrono di Cicciano.
Parla l’attore Barbato De Stefano progettista del carro: Dopo tanti anni di lavoro e ricerche sulla storia di San Barbato è nato il primo carro dedicato al nostro Patrono, ho potuto progettare quest’opera grazie a mio padre Tony De Stefano e al Comitato Artigiani, mi hanno dato la possibilità di portare alla luce colui che ha convertito una popolazione al cattolicesimo e colui che viene occultato forse per mancanza di curiosità. E’ da quando è iniziata la mia carriera artistica che tanti mi chiedono: Barbato perché non fai qualcosa per San Barbato e finalmente è giunto il momento e spero si possa continuare senza nessun intoppo ma con una coesione sana per il bene della comunità Ciccianese. I miei avi, i miei bisnonni si chiamavano Barbato, mio nonno si chiamava Barbato, io mi chiamo Barbato, sono di Cicciano e sono orgoglioso di portare alla luce la storia di San Barbato e per l’occasione nascerà una nuova idea per festeggiare San Barbato e spero di poter realizzare nel corso degli anni eventi artistici e culturali per il mio paese e per i giovanissimi, tutti possono iscriversi e sposare questa mia idea dedicata al nostro Patrono. Ringrazio per la disponibilità i parroci di Cicciano Don Giovanni e Don Arcangelo, la Diocesi di Nola con il Vescovo Beniamino DePalma. Ringrazio il Vescovo emerito della diocesi di Lucera-Troia (FG) Francesco Zerrillo per le lunghe chiacchierate sulla storia di San Barbato. Chi mi è stato vicino in questi anni di ricerche è stato lo scrittore castelvenerese Pasquale Carlo regalandomi il libro “Sul cammino di San Barbato” e invito tutti a leggerlo: il libro, edito con la collaborazione del Comune di Castelvenere e dell’assessorato alla Cultura della Provincia di Benevento, traccia un percorso dell’ultramillenario culto per il vescovo sannita vissuto nel settimo secolo e artefice della completa conversione del popolo Longobardo. L’opera propone tre dettagliati itinerari. Nell’itinerario medievale si citano soprattutto gli importanti luoghi di culto sorti intorno all’anno Mille, di cui oggi non si ha più traccia, dedicati all’Apostolo del Sannio. L’itinerario moderno racconta, invece, delle ricche testimonianze iconografiche, molte delle quali ancora oggi custodite in edifici sacri tra i più importanti al mondo, come ad esempio l’affresco in San Giovanni in Laterano in Roma. L’itinerario attuale traccia una breve storia del culto nelle cinque comunità che oggi venerano San Barbato: oltre a Castelvenere i centri di Casalattico (in provincia di Frosinone), Cicciano (Napoli), Valle dell’Angelo (Salerno) e Manocalzati (Avellino). Nel libro trovano posto anche i risultati di ricerche compiute in merito alla presenza di alcune reliquie del santo in importanti edifici sacri delle più grandi città italiane: Napoli, Roma e Firenze. Nel Giorno della sfilata del carro, durante il percorso verranno premiati tutti quelli che si chiamano Barbato, sarà l’occasione anche per assistere all’ esibizioni di tanti artisti, attori, comici, ballerine, cantanti, musicisti, DJ e tanti ospiti sorpresa di rilievo Nazionale.
Altre notizie da aggiungere:
Parlare di san Barbato vuol dire in primo luogo parlare dell’organizzazione ecclesiastica beneventana tra VI e VII secolo e, quindi, della conversione della gente longobarda alla fede cattolica. Della vita di san Barbato non si conosce niente prima del suo irrompere improvviso sulla scena politica-religiosa della Benevento della seconda metà del VII secolo. Fu detto l’apostolo del Sannio per la magnifica opera episcopale spiegata dal 20 marzo 663 al 19 febbraio 683 (S. De Lucia).Eletto vescovo di Benevento nel 664, è presente al concilio di Roma indetto da papa Agatone nel marzo del 680[1].Personaggio di grande cultura e prestigio, s. Barbato esercitò la sua influenza su tutta l’Italia Meridionale, che versava in uno stato di profonda crisi religiosa, e ne riorganizzò le diocesi sia sul piano disciplinare sia su quello morale e culturale, guidando personalmente le chiese che risultavano prive di Pastori, come, probabilmente, quella di Telesia. Unì alla chiesa beneventana quella della desolata Siponto con la basilica dell’Arcangelo San Michele nel monte Gargano, il 30 gennaio del 668; e come vescovo della metropoli gli sottopose le chiese vescovili di Bovino, Ascoli e Larino. Resse la sua chiesa per 18 anni ed 11 mesi. Il 30 gennaio del 668, il papa Vitaliano, per premiare l’opera pastorale di s. Barbato, volle unire alla Chiesa Beneventana le diocesi di Bovino, Ascoli, Larino e Siponto; da quest’ultima dipendeva la basilica sul Monte Gargano, eretta in onore di s. Michele, già eletto patrono di Benevento nel 492.S. Barbato è ricordato per aver convertito i Longobardi al Cristianesimo, i quali benché fossero battezzati adoravano ancora gli idoli come la vipera d’oro e gli alberi sacri. Nel luogo dove fu tagliato il noce, il Santo fece erigere un tempio con il nome di S. Maria in Voto, ma gli fu dedicata una Chiesa a Benevento ed a Salerno. Il 19 febbraio del 683, s. Barbato morì, sotto il papa s. Leone II (682-683). La storia di San Barbato è da collocarsi tra i primissimi anni del IX secolo e trascritta in un codice della biblioteca capitolare di Benevento, redatto alla fine del XII secolo, parla del culto della vipera, del noce ritenuto sacro e delle superstizioni dei Longobardi. Si parla in esso dell’assedio di Benevento, da parte dell’Imperatore bizantino Costante, si ricorda il nome del santo sacerdote «Barbato» che promette la liberazione, purché il duca ed i Longobardi si convertano alla religione cristiana e confidino in Dio e nella Vergine che prega per loro. L’Imperatore levò il campo e Barbato fu eletto vescovo.