Dall’entrata in vigore del divieto di importazione in Russia di molti prodotti agricoli e dell’industria alimentare dai Paesi dell’Unione Europea, il valore annuo dell’esportazioni italiane di settore (confronto 2018 su 2013) risulta ridotto di 153 milioni di euro, dopo aver raggiunto nel 2015 la punta di 324 milioni di euro. Ma ipotizzando che in assenza dell’embargo, nel periodo 2014-2018 si sarebbe confermato l’andamento di crescita registrato nel periodo 2009-2013 (+22% annuo circa), le conseguenze dell’embargo possono, al 2018, stimarsi in 2.431 milioni di euro e al 2020 in 3.706 milioni di euro.
Con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, Il Governo della Federazione Russa ha stabilito il divieto di importazione, da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia, in Russia, dei seguenti prodotti agroalimentari:
– carni bovine fresche, refrigerate o congelate; – carni suine fresche refrigerate o congelate; – carni e frattaglie di pollame fresche refrigerate o congelate; – carne salata, seccata o affumicata; – pesce vivo; – pesce, crostacei, molluschi ed altri invertebrati acquatici; – latte e prodotti lattiero-caseari (esclusi il latte ed i prodotti senza lattosio); – ortaggi, radici e tuberi (esclusi patate da seme, cipolle da seme, mais ibrido e piselli per semina); – frutta fresca e secca; – salsicce, salami e prodotti simili, carne, frattaglie, sangue, preparazioni alimentari a base di tali prodotti; – preparazioni alimentari, inclusi formaggi e caglio, a base di grassi vegetali e/o contenenti latte.
Il provvedimento, assunto in risposta alle misure restrittive conseguenti alla “crisi Ucraina”, doveva inizialmente durare un anno; in seguito è stato prorogato ed è tuttora vigente.
Le conseguenze economiche per l’Italia sono state molto pesanti, poiché, nel periodo 2009-2013, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia era in rapida ascesa (+111%), passando dai 333 milioni di euro del 2009 (pari al 1,4% dell’export nazionale complessivo di settore) a 705 milioni di euro del 2013 (pari al 2,1%). Nel periodo successivo, vigente l’embargo, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia, si è ridotto fino a 381 milioni di euro (2015) per poi tornare a crescere fino a 552 milioni di euro (2018).